Zintan, Libia occidentale, 9 luglio 2012. Un uomo osserva una parete su cui sono affisse le foto di uomini uccisi durante la rivoluzione
Il piano che era stato annunciato a Roma è stato condiviso da 17 Paesi (Algeria, Arabia Saudita, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania, Giordania, Italia, Marocco, Qatar, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti, Tunisia, Turchia), dall’Unione Europea, dalle Nazioni Unite, dalla Lega degli Stati Arabi e dall’Unione Africana. Prevede a grandi linee che tutte le fazioni libiche, in primis i governi rivali di Tobruk e Tripoli, “accettino un cessate il fuoco immediato e totale in tutta la Libia” e si impegnino a formare entro 40 giorni un Governo di Concordia Nazionale con sede nella capitale Tripoli.
Il governo di unità nazionale dovrà presentare nel più breve lasso di tempo anche una proposta costituzionale che dovrà essere approvata in un referendum confermativo. Quando i rappresentanti di Tobruk e Tripoli hanno apposto la loro firma sul documento predisposto da Kobler, tutti gli astanti libici hanno intonato: Libia, Libia!
Secondo Kobler, "tutte le parti hanno fatto delle concessioni mettendo l'interesse del Paese davanti a tutto. La comunità internazionale continuerà il suo appoggio al futuro governo libico". Poi ha aggiunto su twitter, a dimostrazione di quanta strada rimanga ancora da fare per pacificare il Paese: "Le porte rimangono aperte anche per quelli che oggi non erano presenti".
Un governo di unità nazionale in Libia?
▲