Il caso Kerenes, 5 motivi per vedere il film

Tra blockbuster e franchise in successione rapida, infarciti di effetti speciali e immagini che sfidano l'alta risoluzione, a volte capita di trovare dei film un po' speciali, meno rumorosi e chiacchierati, ma che hanno la "strana" particolarità di non scivolare via lasciando poco niente. Si prendono un posticino, magari piccolo, nella memoria e sono i primi titoli che tornano in mente quando devi consigliare qualcosa da vedere al cinema. 
È questo l'esempio de Il caso Kerenes, film del rumeno Călin Peter Netzer, che si ispira a una storia personale. Dal 13 giugno nelle sale italiane. Ancora una volta il distributore meritevole è la Teodora Film, che pochi giorni fa ha osato la dolce follia di riportare sul grande schermo To be or not to be (1942) di Ernst Lubitsch.

Ecco cinque validi motivi per vedere Il caso Kerenes (e una curiosità). 

1) Orso d'oro e Premio della critica internazionale a Berlino

Il caso Kerenes nel febbraio scorso ha vinto il massimo riconoscimento della Berlinale, festival che spesso premia film solidi e per certi versi rigorosi, che ci aiutano a capire meglio la realtà. Si pensi a trascorsi vincitori, all'iraniano Una separazione o al brasiliano Tropa de Elite - Gli squadroni della morte. In linea con questa tendenza, la pellicola romena è un'opera compiuta, che gioca sul lento crescere del pathos e della drammaticità. Equilibrata e interessante, ci accompagna nella Romania di oggi e dentro l'intimità di una famiglia.

2) Riflessione sulla figura universale della madre

Il centro emotivo del film è il rapporto tra una madre possessiva e manipolatrice, ossessionata dal prestare attenzioni al figlio, e un ragazzo ormai uomo che si sente intrappolato nella morsa materna. Infastidito, lui maltratta lei ma intanto la subisce. Sono Cornelia Kerenes e Barbu, interpretati rispettivamente da Luminita Gheorghiu e Bogdan Dumitrache. Quando Barbu si troverà coinvolto in un incidente stradale e sarà involontario colpevole di una tragedia, lei si prodigherà in ogni maniera per tirarlo fuori dai guai, molto al di là del lecito. Nell'abbraccio di questa madre, strabordante d'amore e soffocante, c'è il riflesso di tante relazioni madre-figlio. Lo sguardo sul singolo si allarga su una visione più ampia.

3) Affresco della società corrotta romena 

Attorno al fulcro del rapporto malato madre-figlio, di cui cogliamo l'intensità e il malessere pur senza scoprire cause e motivazioni alla base, si muove un'impietosa indagine della corruzione della società romena e di una nuova borghesia senza scrupoli, che pesa anche il dolore in denaro. Donna ricca e potente, Cornelia è pronta a tutto per evitare che Barbu abbia grane legali. Nei semplici funzionari di polizia, tra le autorità, tra casuali testimoni, non sarà difficile fare breccia tramite soldi e scambi di favori.

4) Ottimo cast dove svetta Luminita Gheorghiu

Pochi sono i personaggi disegnati da Netzer, e ognuno di questo è ben tornito, ha i dettagli giusti per non chiedergli di più. Sono tutti perfetti gli attori scelti, da Florin Zamfirescu nella parte del padre allo stesso Bogdan Dumitrache che ci consegna un figlio estenuato e suscettibile, che alterna mollezza irritante a scatti d'ira. Su tutti però si erge poderosa la prestazione di Luminita Gheorghiu, la mamma. Burattinaia, riparatrice, energica, la madre che interpreta prende da sola tutto il film sulle sue spalle. E lo eleva con la sua intensità. 

5) Finale inatteso e struggente

Seppur sia quasi impossibile provare empatia verso la madre iperprotettiva e il figlio indisponente, cresce man mano l'interesse verso l'evoluzione funesta della vicenda. Vengono affrontati intanto altri temi universali come il perdono, l'accettazione, la comprensione. E il finale, struggente e viscerale, attanaglia. 

- 1 curiosità: È una piacevole sorpresa trovare come colonna sonora due canzoni italiane, Senza giacca e cravatta di Nino D'Angelo e Meravigliosa creatura di Gianna Nannini.

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