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Caso Cucchi, forse si va avanti

Il caso Cucchi continua a lacerare la coscienza del paese e spinge a ragionare la società civile e gli organi dello stato coinvolti.

Dopo la presa di posizione ieri della Procura di Roma, oggi c'è stato, tra gli altri l'intervento ufficiale di Magistratura Democratica. 

Magistratura democratica: Cucchi, una sconfitta per tutti
"Cinque anni e due gradi di giudizio non hanno consentito di accertare responsabilità penali per la morte di Stefano Cucchi e tuttavia è stato provato in giudizio che egli fu vittima di violenza mentre si trovava in stato di arresto". Secondo Magistratura democratica questa vicenda "è una sconfitta per lo Stato", ma anche per le forze dell'ordine, per il sistema penitenziario e per il Servizio Sanitario, per il sistema giudiziario, e impone di interrogarsi "sulla capacita' di assicurare effettiva tutela ai diritti violati".

"È una sconfitta per lo Stato - argomenta il comitato esecutivo di Magistratura democratica - che può privare della libertà personale chi sia gravemente indiziato di un reato, ma ha il dovere indefettibile di garantirne l'incolumità. È una sconfitta per le forze dell'ordine, che non hanno saputo collaborare lealmente all'accertamento della verità. 
È una sconfitta per il sistema penitenziario e per il Servizio Sanitario Nazionale che non hanno saputo assicurare assistenza e cure adeguate a chi ne aveva bisogno. E' una sconfitta per il sistema giudiziario nel suo complesso, e non perche' gli imputati sono stati assolti (in uno Stato di diritto la responsabilità penale è personale), ma perchè quel sistema non ha saputo infondere in un giovane arrestato - pur assistito da un difensore e interrogato da un giudice in udienza di convalida - la fiducia di cui avrebbe avuto bisogno per denunciare chi, con grave violazione dei propri doveri, aveva attentato alla sua integrità fisica". 

"Questa sconfitta - prosegue Md - ci coinvolge come magistrati e come cittadini: ci interroga sulla capacita' del sistema di assicurare effettiva tutela ai diritti violati; ci sfida ad affinare le nostre capacita' di ascolto e la nostra attenzione per le vicende umane sottese ad ogni procedimento; ci impone un rinnovato impegno a presidio delle garanzie e a tutela dei diritti di chi e' debole e non ha altra forza che quella che la Legge gli riconosce. C'e' molto su cui riflettere, tanto piu' in un tempo in cui, troppo spesso, la giurisdizione viene rappresentata come un orpello inutile e vetusto".

Il processo di appello

ANSA/ANGELO CARCONI
L'avvocato della famiglia Cucchi, Corrado Oliviero, mostra delle foto durante il dibattimento del processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, a Roma 31 ottobre 2014.

Il processo di appello

L'avvocato della famiglia Cucchi, Corrado Oliviero, mostra delle foto durante il dibattimento del processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, a Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

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Ilaria Cucchi portata via dopo la sentenza della corte d'appello sul processo Stefano Cucchi. Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

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La famiglia Cucchi durante la lettura della sentenza della corte d'appello sul processo Stefano Cucchi. Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

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Ilaria Cucchi in lacrime lascia l'aula dopo la sentenza della corte d'appello sul processo Stefano Cucchi. Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

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La corte d'appello si ritira nell'aula di consiglio alla fine del dibattimento del processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, a Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Il processo di appello

L'avvocato della famiglia Cucchi, Corrado Oliviero, mostra delle foto durante il dibattimento del processo d'appello per la morte di Stefano Cucchi, a Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Il processo di appello

Ilaria Cucchi in lacrime lascia l'aula dopo la sentenza della corte d'appello sul processo Stefano Cucchi. Roma 31 ottobre 2014. ANSA/ANGELO CARCONI

Il processo di appello

ANSA/ANGELO CARCONI
Ilaria Cucchi mostra la foto del fratello Stefano dopo la sentenza della corte d'appello sul processo Stefano Cucchi, Roma, 31 ottobre 2014.

Ieri 2 novembre ha invece parlato la Procura di Roma. Quella Procura che Ilaria, sorella di Stefano, ha messo sotto accusa per indagini da lei giudicate poco incisive, lacunose, mancanti. Soprattutto su quel pestaggio che ancora non porta una firma ma che, e questo lo hanno riconosciuto giudici e periti, è stata la causa principale della morte del geometra romano arrestato la notte del 15 ottobre 2009 dai carabinieri perché trovato in possesso di droga e morto una settimana dopo all'ospedale Sandro Pertini.

Disponibile a riaprire le indagini

Il procuratore capo Pignatone ha detto, in proposito, poche parole ma pesantissime."Non è accettabile, dal punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia, non per cause naturali, mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello Stato". E si dichiara disponibile, in presenza di elementi nuovi e di opportunità, a aprire nuove indagini.


In attesa della verità

Ilaria Cucchi incassa la disponibilità della Procura con soddisfazione. "Prendiamo atto -dice- di questa importante decisione del Procuratore capo e rimaniamo in attesa di giustizia e verità come abbiamo sempre fatto in questi cinque anni". "È giusto e corretto - afferma il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri - chiedere la riapertura della indagini. La verità va ricercata sempre e fino alla fine".

Stefano Cucchi fu arrestato dai carabinieri e rimase nella loro custodia in caserma per una notte, poi il giorno dopo all'udienza di convalida in Tribunale comparì davanti ad un giudice, fu preso poi in consegna dagli agenti della polizia penitenziaria, portato in carcere a Regina Coeli e poi nella struttura protetta del Sandro Pertini affidato, qui, a medici e infermieri.

Verdetti contrastanti

Strutture e organi dello Stato, come sottolinea Pignatone, che dovevano sorvegliare e curare un detenuto in condizioni di salute particolari. Pignatone, pur sottolineando che le "sentenze meritano tutte rispetto", evidenzia come i verdetti di primo e secondo grado siano contrastanti "e in tutto o in parte condivisibili". Verdetti contrastanti perché in primo grado furono condannati i sei medici ma furono assolti infermieri e agenti penitenziari.

La Corte d'Appello venerdì ha ribaltato tutto per assenza di prove. Ed è l'assenza di prove l'accusa che Pignatone respinge. La Procura non ci sta alla teoria delle indagini lacunose ma non chiude neanche ad una possibilità di proseguire il lavoro nell' accertamento dei fatti. "Se emergeranno fatti nuovi o comunque l'opportunità di nuovi accertamenti, la Procura di Roma è sempre disponibile a riaprire le indagini", afferma il procuratore.


L'incontro con la famiglia

Parole che raccolgono l'appello di Ilaria ad un incontro. "Per quanto mi riguarda - aggiunge Pignatone - incontrerò volentieri i familiari di Stefano Cucchi e il loro difensore. Se dalle loro prospettazioni e dalla lettura della sentenza di appello emergeranno fatti nuovi o l'opportunità saremo disponibili a cercare nuove prove nel rispetto, ovviamente, delle regole dettate dalla legge".

Dunque per aprire un nuovo fascicolo ci si dovrebbe trovare in presenza di "fatti nuovi". Ma Pignatone parla anche di "opportunità di accertamenti", opportunità che potrebbero emergere ovvero dalla lettura delle motivazioni della sentenza: la Procura le potrebbe ritenere insoddisfacenti per giustificare l'assoluzione. Perché se una morte c'è stata, ed è stata una morte inaccettabile la Procura potrebbe non ritenere giustificabile un'assoluzione di ben 12 imputati, esponenti a vario titolo di organi e strutture dello Stato che presero in custodia e in cura Stefano Cucchi. Morto non per cause naturali. (ANSA).

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