L'inutile comunismo del caricabatterie degli smartphone

La Commissione Europea ha proposto ai costruttori di smartphone e altri oggetti elettronici personali, i cosiddetti "Ped", di prevedere caricabatterie con il solo connettore Usb-C, pur condividendo la possibilità di venderli separatamente ai loro prodotti. La proposta dovrà ora passare il vaglio del Parlamento Europeo e quindi delle commissioni tecniche che devono stabilire, insieme ai costruttori, se detto standard sia adeguato per equipaggiare telefonini, tablet, fotocamere e accessori vari che includano batterie ricaricabili.

L'idea sarebbe quella di facilitare i consumatori nel riutilizzo dei carica batterie che non dovrebbero essere più sostituiti ogni volta che un cliente decide di cambiare modello del suo Ped (cosa su cui le grandi aziende di tecnologia hanno giocato macinando incassi da miliardi di euro sugli accessori), ma comporta l'adeguamento di diversi standard che vanno oltre la forma della presa utilizzata.

A determinare il tipo di connettore presente su un dispositivo non è soltanto il design e neppure il suo costo, bensì le caratteristiche elettriche che vengono scelte in base alla potenza elettrica del Ped stesso. Ciò significa che un paio di cuffie Bluetooh e un Tablet avranno necessità di far passare dalla presa di ricarica una potenza elettrica ben differente, minima per le cuffie, tutt'altro che indifferente per il tablet.

Ecco, allora, che la scelta della proposta fatta dalla Commissione ricade sulle Usb-C poiché si tratta di una "famiglia di connettori" le cui caratteristiche sono compatibili da pochi millivolt (la tensione) e milliampere (la quantità di corrente), fino a 20 volt e 3 Ampere, uno in più delle Usb tradizionali che siamo abituati a vedere sui computer da circa dieci anni. Tuttavia è il caricabatterie a monte del cavo e non la presa a fornire i giusti parametri per la ricarica della batteria, dunque è necessario che i costruttori adeguino i loro prodotti anche in quel componente, o c'è il rischio che le batterie di grandi capacità vengano ricaricate troppo lentamente, mentre quelle a bassa capacità troppo velocemente (con il rischio di bruciare). Tutte le Usb-C, invece, hanno la medesima compatibilità ambientale, ovvero possono operare tra -40 °C e + 85 °C senza compromettere le loro proprietà.

La maggioranza dei costruttori si è detta d'accordo con la proposta, e anche Apple, da sempre utilizzatrice di componenti "custom", magari più raffinati ma dal costo molto più elevato, si è dichiarata disposta a rivedere le sue decisioni seppure abbia giustamente osservato che l'imposizione all'uso di uno standard unico limiterà giocoforza l'innovazione tecnologica.

Secondo le stime di Bruxelles la decisione, se applicata, potrebbe portare a risparmiare 250 milioni di euro l'anno, ma è un calcolo ipotetico poiché le batterie di nuova generazione, ovvero con capacità maggiori, potrebbero richiedere connettori più robusti in termini di tensioni e correnti da supportare, e lo stesso bisognerà considerare per le caratteristiche dei cavi di collegamento. Proprio questi ultimi, e non i connettori, sono causa dell'80% dei corto circuiti che portano i Ped a bruciare. Nella maggioranza dei casi a provocare gli eventi è l'incuria dell'utente, ma è capitato che alcuni costruttori incappassero in forniture di cablaggi di scarsa capacità fatti con materiali non compatibili con le proprietà di non propagazione della fiamma richieste dalla normative.

Sulla nuova proposta la vice presidente della Commissione Ue Marghrethe Vestager ha dichiarato: "Abbiamo dato all'industria tutto il tempo per trovare soluzioni, ora i tempi sono maturi per un'azione legislativa per un caricabatterie comune che limiti gli sprechi e dia quindi un contributo all'ecologia". Parole più ideologiche che realiste, poiché è evidente che entro un quinquennio la potenza elettrica degli apparati in commercio sarà superiore a quella di oggi e che i limiti tecnici delle connessioni Usb-C potrebbero essere superati. Inoltre, tutti i grandi produttori lavorano alacremente per risolvere le limitazioni tecniche dei sistemi di ricarica a induzione, e dunque più che avere caricabatterie tutti uguali, sarà più probabile che li considereremo presto archeologia tecnologica come le autoradio estraibili o le cornette telefoniche. Anche perché il solo Iter di approvazione della proposta dovrà superare le discussioni in Parlamento e quindi il vaglio dei governi nazionali, e ognuno può proporre emendamenti e modifiche al provvedimento. Dopo di che ogni nazione avrà altri due anni per recepire la norma trasformandola in legge nazionale e a quel punto i produttori dovranno adeguarsi dopo altri due. Insomma, l'obbligo scatterà quando ricaricheremo i Ped appoggiandoli sul comodino, in auto o sulla poltrona di qualsiasi mezzo di trasporto.

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