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Blocco degli scrutini: tutte le date

È iniziato oggi il blocco degli scrutini, la forma di protesta contro il ddl "buonascuola" messa in atto dal Cobas.

Riforma della scuola: i 10 punti principali del ddl


Oggi e domani lo sciopero riguarda Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 sarà la volta di Lazio e Lombardia; il 10 e l'11 Puglia, Sicilia e Trentino; l'11 e il 12 Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d'Aosta; il 17 e il 18 l'Alto Adige.

"Ogni docente potrà scioperare la prima ora di ogni suo scrutinio" fa sapere il sindacato "e sarà sufficiente lo sciopero di un solo docente per farlo rinviare. Siamo convinti che l'arma decisiva per bloccare il ddl sia il successo dello sciopero degli scrutini di questa settimana. Nei giorni scorsi, di fronte alla sleale, e a nostro parere illegale, manovra di alcuni presidi che hanno convocato gli scrutini prima che le lezioni terminassero, lo sciopero è stato totale. Ma il test decisivo ci sarà a partire da oggi e noi siamo fiduciosi che lo sciopero supererà anche quello oceanico del 5 maggio, bloccando almeno il 90% degli scrutini".

Intanto, secondo i Cobas, i primi dati del blocco di oggi in Emilia Romagna "testimoniano la volontà e la determinazione degli operatori della scuola a non volere il ddl Renzi. La totalità o quasi degli scrutini è stata bloccata o lo sarà nel proseguimento della giornata di oggi e di domani" in decine di istituti. "Siamo fiduciosi che lo sciopero supererà anche quello, già oceanico, del 5 maggio, bloccando almeno il 90% degli scrutini".

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

ANSA/ANGELO CARCONI
Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015.

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Una panoramica di piazza del Popolo in occasione della manifestazione della scuola, Roma, 5 maggio 2015

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Piazza del Popolo in occasione della manifestazione della scuola, Roma, 5 maggio 2015

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015.

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015.

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015.

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un manifesto con Matteo Renzi vestito da Napoleone e la data 5 maggio 2015 durante la manifestazione della scuola a Roma - 5 maggio 2015.

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015.

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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La leader Cgil Susanna Camusso con Carmelo Barbagallo alla manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione della scuola a Roma, 5 maggio 2015.

Lo manifestazione del 5 maggio a Roma

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Un momento della manifestazione "Si fa così la buona scuola", in piazza Santi Apostoli, Roma, 18 aprile 2015.

"Dalle ultime sue dichiarazioni sembrerebbe che Renzi abbia finalmente percepito gli schiaffoni elettorali affibbiatigli dal popolo della scuola pubblica e sospetti di aver fatto un bel po' di errori nei suoi confronti" ha aggiunto Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas. Ora il premier  "vorrebbe cavarsela lasciando ai presidi i superpoteri ma aggiungendovi una sorta di "clausola di sicurezza", imponendo loro il cambio di scuola ogni sei anni: come se il problema fosse il grado di corruttibilità del preside e non la carica di per sè degradante e distruttiva dei superpoteri sull'intero funzionamento della collegialità scolastica".   

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