Auto elettriche: fermati dal benzinaio per fare il pieno di elettricità

Provate a immaginare un weekend a Rimini, partendo da Milano, con un’auto elettrica. Impossibile? Oggi sì: 300 e passa chilometri non si fanno con l’autonomia di una batteria agli ioni di litio. Ma dalla prossima primavera potrebbe essere diverso: colonnine di ricarica nelle stazioni di servizio in autostrada, accanto alle pompe di benzina e gasolio. È una delle possibilità che si aprono con l’accordo che Eni ed Enel stanno per chiudere. Per la prima volta al mondo una società elettrica e un produttore di idrocarburi si alleano per sostenere lo sviluppo della mobilità a impatto zero, superando la naturale concorrenza. Già da marzo dovrebbero essere installate le prime colonnine nelle stazioni Eni (in tutto sono 4.700, di cui 127 in autostrada) con un ritmo che dipenderà dalla crescita del mercato.

«È un’opera meritoria perché affrontare il problema della ricarica è importante. Ma non basta, se non c’è un sistema generale che incoraggi l’uso di veicoli elettrici» osserva l’ingegnere Pietro Menga, presidente del Cives (Commissione italiana veicoli elettrici stradali). Nel 2012 le vendite di auto elettriche sono cresciute di oltre il 60 per cento in un mercato in forte contrazione (-20 per cento), però stiamo parlando di appena 400 immatricolazioni. Da pochi giorni sono partiti gli incentivi previsti dal decreto sviluppo bis per le vetture a basso impatto, ma sono solo 140 milioni per 2 anni che comprendono anche metano e gpl e sono riservati prevalentemente a taxi e veicoli commerciali.

L’Enel ha finora installato 800 colonnine in Italia, ha creato un punto di ricarica che consente di fare il «pieno» in 30 minuti e ha lanciato anche una tariffa flat (25 euro al mese per tutte le ricariche necessarie). C’è ancora molta strada da fare. Londra avrà 25 mila punti di ricarica entro il 2015, la Francia punta allo stesso obiettivo entro il 2020.

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