Vision Pro, com'è fatto il visore per la realtà mista di Apple

Sembra una maschera da sci ma Vision Pro è il primo computer spaziale da indossare, un tentativo con un altissimo concentrato di tecnologia che, se andrà bene, sarà ricordato come il primo passo di una nuova era. A realizzarlo non poteva che essere Apple, che come d'abitudine arriva dopo gli altri ma sforna prodotti eccellenti, capaci di unire la perfezione stilistica a un utilizzo versatile. La realtà virtuale non ha mai convinto Tim Cook al contrario della realtà aumentata, ecco quindi un visore per la mixed reality, la realtà mista che unisce le due tecnologie che in un caso aggiunge elementi alla nostra visuale, nell'altro ci isola dall'ambiente circostante per farci immergere in un altro mondo.

Sono serviti quasi dieci anni di lavoro e più di 5.000 brevetti per sviluppare il primo prodotto concepito dall'inizio alla fine nell'era Cook, che non è un accessorio come Apple Watch e gli AirPods ma un dispositivo stand alone che potrebbe rivelarsi un potenziale erede di iPhone. Dirlo ora sembra fantascienza, perché se è necessario pensare a guardare oltre un prodotto che continua a esser gettonato come nessun altro (oltre 232 milioni di unità vendute nel 2022), l'evoluzione verso il successo di Vision Pro dipende da applicazioni in grado di creare la necessità di possesso del visore, come pure l'obbligo di eliminare la batteria esterna che si lega alla vita (più avanti anche migliorare l'autonomia di circa due ore) e i probabili malesseri (emicrania e nausea in primis) a fronte di eventuali sessioni da 30 o più minuti. Soprattutto bisognerà convincere le persone a voler calarsi un visore sugli occhi, che sancisce l'ulteriore trionfo dell'individualismo sulla condivisione. Quella reale, non mediata da un oggetto.

Più di Meta e del suo recente Quest 3, di Sony e del suo PlayStation VR2 e di ogni altro brand col il suo visore, Apple può riuscire nel suo intento perché fa pesare l'ineguagliabile ottimizzazione tra hardware e software made in Cupertino, ma anche e soprattutto per la moltitudine di sviluppatori entusiasti di poter creare applicazioni che diano un senso pratico a Vision Pro, innalzandolo a nuovo oggetto del desiderio di massa. Per questo la “one more thing” di Tim Cook è arrivata nella conferenza annuale degli sviluppatori, ospitata nello Steve Jobs Theater dell'Apple Park. A loro e agli early adopters è rivolto il visore che arriverà a inizio 2024 solo negli Stati Uniti al prezzo di 3.499 dollari. Una cifra stellare per una produzione che sarà limitata forse a poco più di 1 milione di pezzi, e non così esosa se rapportata alla tecnologia che racchiude: 12 videocamere, 2 display 4K, 5 sensori e 6 microfoni, materiali pregiati come alluminio e vetro, con due speaker laterali ad adattare l'audio in base a ciò che è presente nell'ambiente circostante. Maschera frontale e fascia posteriore sono regolabili e staccabili, chi ha problemi di vista aggiungerà lenti Zeiss con aggancio magnetico per rimediare al deficit visivo.

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Con il pulsante posizionato sulla destra della parte superiore della maschera si passa dalla realtà aumentata a quella virtuale, come fosse un'alternanza tra contemporaneità e tempo sospeso. Apple non parla mai di metaverso e né Tim Cook né altri dirigenti di spicco si sono fatti immortalare mentre indossano il visore (magari per evitare il precedente di Mark Zuckerberg e quello ancor più datato di Sergey Brin con i Google Glass), ma la distanza tra questa visione e quella di Metà è netta, perché quando ci si immerge in una esperienza virtuale l'esterno di Vision Pro passa da trasparente a opaco, ma quando qualcuno ci rivolge la parola l'isolamento cade e si torna a interagire con le persone.

Primo step di un percorso lungo che includerà diversi modelli (i rumors parlano di almeno due versioni più economiche in rampa di lancio), per ora Vision Pro con il suo sistema operativo visionOS consente di utilizzare tutte le principali app, ottimizzate, di iPhone e iPad, incluse le videochiamate via FaceTime con avatar a replicare le fattezze dell’interlocutore, il catalogo di Apple TV+ e quello di Disney+. Niente periferiche perché si fa tutto con voce e occhi, i cui movimenti sono tracciati per agevolare l'interazione con il dispositivo. Per ora Vision Pro potrebbe ritagliarsi un ambito d'uso circoscritto tra casa e ufficio limitato nei modi e nei tempi, in attesa di killer app che lo rendano appetibile su larga scala. Questa è la prima grande sfida che attende Apple.

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