Andreotti e l'odio in 140 caratteri

“Belzefu. Candidato al ministero degli Inferi. Ciao Giulio, vai e insegna agli angeli a fare accordi con Cosa Nostra. Andreotti non è morto, fra tre giorni risorgerà. Non ci credo che è morto, il giorno della festa dei gobbi dopo lo scudetto dev’essere uno scherzo… Allora non è vero che se ne vanno sempre i peggiori. Dite ai giornali stranieri di astenersi dai giudizi: Andreotti è Cosa Nostra. È caduto in prescrizione, firmato Igor Mortis…”.

Sberleffi, ironie, cinismo, ignoranza. E poi quel tweet, rilanciato anche tramite facebook, della deputata 5S Giulia Sarti: “È morto Andreotti, il condannato prescritto per mafia”. Un bilancio lievemente riduttivo.

Settant’anni di storia d’Italia dal dopoguerra a tutta la Prima Repubblica e oltre, riscritti in pillole al vetriolo di 140 battute. Veleno allo stato puro. Odio. Pochi cinguettii di moderato dissenso, solitarie stonature nel flusso linciaiolo del web, producono brevi soprassalti (“sottosalti”?) di normalità. Anche gli amici, quelli che stimi, che lavorano gomito e gomito con te, che hanno un cuore e non si sognerebbero di profanare la sacralità della morte che impone il silenzio, addirittura l’oblio, come sempre nel dialogo impossibile tra due mondi lontani (i vivi e i morti), di fronte alla notizia della scomparsa di Andreotti non resistono e gettano idealmente sulla salma un gambo di cardo.

“Presto, cercate la scatola nera…!”. O il più diretto: “Spero che bruci all’inferno, ma credo che anche stavolta sia riuscito a farla franca”. Qualcuno, semplicemente, guarda e passa oltre con la disinvoltura di chi non si ferma neppure un attimo a pensare. A riflettere su cosa Andreotti abbia rappresentato. “Comunque ‘Il Divo’ lo riguardo volentieri, un gran film”. “Che il Grande Capo possa perdonarmi, non provo alcun sentimento”.

L’ironia cinica contro il cinismo ironico di Andreotti. Una violenza che covava. E tanta rabbia politica, che si proietta in avanti, non si accontenta. “Il Triste Mietitore” posta: “Ho finalmente preso Andreotti. Ora passiamo alla lettera B”. Indovinate a chi si riferisce. Un altro si compiace ancora di una immeritata popolarità di riflesso. Edorardo Andreotti: “Trallaltro ho passato un sacco di esami grazie al tuo nome”. Il più innocuo.

Twitter, però, ha le sue valvole di sfogo. Le sue fulminee prese di distanza. Il contro-cinguettio che segnala un disagio, una consapevolezza, contro la macabra denigrazione. Una rivendicazione di buon gusto e di equilibrio.

“In giornate come queste il web rischia di ricreare l’orrore di piazzale Loreto. Che barbarie”.

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