Achille Corea: Io soffro di quello che si chiama “esprit de l’escalier”

Inizio l’intervista utilizzando una tua battuta di qualche giorno fa, sei un dj che ha percorso una parabola inversa dal consueto. Come mai?

Più che inversa direi inaspettata. Quando ero un adolescente le mie passioni giravano intorno alla musica e passavo i pomeriggi in una radio locale calabrese. Ho sempre fatto il dj radiofonico (oddio, ho messo pure i dischi qualche volta, ma non le definirei esperienze memorabili) e il mio principale interesse era far sentire agli altri la musica nuova che piaceva a me. Ho sempre bazzicato l’house e tutti i generi della dance, e facevo radio per il gusto di passare le novità e i dischi che si ballavano di più, o che secondo me avremmo ballato di lì a poco. Ho continuato a farlo anche quando mi sono trasferito a Roma, sempre in radio dove passavano musica da club. Poi a un certo punto, intorno ai 24-25 anni, ho mollato. Non era un lavoro che mi permetteva di mantenermi, e ho fatto la classica scelta di quello che lascia a malincuore un hobby tutto sommato impegnativo.

Anni dopo, quando mi occupavo di contenuti per il web, mi chiesero di seguire la nascita di una web radio per il Comune di Roma. Serviva un conduttore per uno dei programmi che avevamo inventato, e mi sono proposto. Lì è tornata la voglia, negli anni successivi ho fatto un po’ di ospitate prima su Radio Capital e poi su R101, e nel 2010 ho proposto un programma estivo a Radio24, la radio del Sole24ore. La cosa inaspettata è che in tutta questa seconda fase della mia “carriera radiofonica” la musica non è più in primo piano. Anzi, su Radio24 ho fatto programmi di sole parole. E non me lo sarei mai aspettato. Ma non è un caso: non c’è un filone della musica attuale che sposerei con l’entusiasmo con cui seguivo la dance e l’elettronica anni fa.

Cambieresti mai nulla se potessi tornare indietro?

Io soffro di quello che si chiama “esprit de l’escalier”. Cambierei il tweet che ho appena pubblicato, cambierei quello che ho detto nel programma appena andato in onda. Se rispondessi a questa domanda cambierei la risposta un minuto dopo.

La tua più grande soddisfazione lavorativa di quando eri un dj e quella di quando hai smesso d’essere un dj? 

Difficile rispondere, da non dj ho fatto diversi lavori. Se devo dirti la prima cosa che mi viene in mente, è stata una soddisfazione scrivere la sceneggiatura di alcune puntate di Camera Cafè, che è un programma tv che comunque guardavo da casa. Da dj radifonico non saprei, sono molto contento di aver avuto l’opportunità di fare, su una radio come Radio24 che punta molto su professioni ed economia, un programma come “Giro di vita”, che parlava di gente che mollava tutto per cambiare vita, e sono contento di fare “L’Italia vista dallo spazio”, che è il programma che conduco adesso.

Dove ti possiamo sentire e leggere ora? Domanda retorica perché lo so benissimo ma volevo sembrasse un’intervista seria, quindi raccontamelo come  se non mi avessi intervistato qualche giorno fa.

Fino al 31 agosto sono in diretta ogni pomeriggio alle 16.30 su
Radio24, in un programma in cui ogni giorno cerco qualcosa da salvare 
dell’Italia e degli italiani fino ad arrivare a scegliere 24 simboli 
italiani da lanciare nello spazio. In realtà si tratta di un pretesto
per parlare un po’ di come ci vediamo noi italiani, e soprattutto di
come ci piacerebbe che ci vedessero gli altri. Riguardo al leggere il
più delle volte scrivo testi che poi non firmo e quindi non lo saprete
mai. Ma prometto che appena esce qualcosa a nome mio ve lo dico sul 
blog.

Chi sono i tuoi dj di riferimento?

Parliamo di radio o disco?  Se radio quelli che sono riusciti a trovare uno stile riconoscibile, da Linus come archetipo del dj “confidenziale” a Dose e Presta del “Ruggito del coniglio” per come fanno comicità alla radio. Ma ce ne sono tanti, ti direi anche Giuseppe Cruciani per la politica e la Gialappa’s per lo sport. Ma io sono un “radio-curioso”, i miei ascolti vanno dai dj set della BBC ai programmi dei tifosi della Roma e della Lazio sulle radio locali romane.

Da quanto tempo è che non entri in una discoteca, sinceramente.

Se parliamo di discoteche “commerciali” in cui ci si va per passare la serata direi anni (oddio, l’atra sera stavo in uno stabilimento dove hanno messo latino americana e la gente ballava, vale?). Se parliamo di club in cui sono andato appositamente per sentire un dj o un live set parliamo di pochi mesi. L’unica cosa è che ormai ci vado con lo spirito del concerto e ascolto più che ballare. Quando già avevo smesso di fare il dj mi è capitato di tornare in consolle sporadicamente. Ormai parliamo di qualche anno fa, ma a cavallo tra il 2007 e il 2008 insieme ad altri amici e blogger romani organizzammo alcune serate dedicate agli anni 90, chiamate “Please don’t go”. Suonavamo solo musica di quel decennio, dal brit pop fino alle hit italiane. A me toccava la parte più commerciale della serata, e ti dirò che salire in consolle in locali dove abitualmente si facevano serate rock o electropop e mettere cose come gli Ace of base o Tori Amos remixata da Van Helden è stato molto divertente. Però mi ha anche fatto capire che ormai per me era già una questione nostalgica, la musica da ballare nuova la vivo solo da ascoltatore, cercandola sul web o andando a sentirla direttamente dai produttori nei club.

Cosa ne pensi del contest SheCanDj.it? O meglio, per chi voteresti?

Ne posso pensare tutto il bene possibile, ma non riesco a esprimere una preferenza per un/una dj che non ho visto dal vivo. Ho bisogno di vedere come “tiene” la pista. Poi davvero non vorrei mai entrare nell’ormai nota polemica sulla moda delle dj donna (se sono brave, chi se ne frega del sesso?), ma sulla bio di una delle concorrenti ho letto “decide da giovane di fare la dj, e dopo circa una settimana le offrono di esibirsi in un locale davanti a mille persone”, ecco lì il dubbio che non sia stata una scelta dettata dal merito musicale viene.

Sei felice?

Pubblicità. Torniamo tra poco.

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