I 10 prodotti tech scomparsi nel 2013

Alcuni rientrano nella folta schiera degli oggetti tecnologici che non tirano più. Altri sono degli autentici flop. Il risultato, in ogni caso, è sempre lo stesso: l’uscita dal mercato. Come ogni anno è arrivato il momento di passare in rassegna non solo i prodotti di successo ma anche quelli che – per un motivo o per l’altro – sono finiti nel dimenticatoio.

Qui di seguito la classifica dei 10 migliori (e peggiori) prodotti tech che sono stati ritirati negli ultimi 12 mesi:

1. Google Reader
Lo storico servizio nato per la lettura online e offline di notizie Internet è scomparso prematuramente il 13 marzo 2013. A darne notizia la madre, Google, spiegando che l’aggregatore soffriva da tempo di una sindrome che lo portava, mese dopo mese, a perdere utenti. Ma sono in molti a sospettare che dietro l’eutanasia del popolare aggregatore web-based ci siano invece questioni di natura economica: Google Reader era un servizio scarsamente monetizzabile in termini pubblicitari; da qui la decisione di Mountain View di chiuderlo. Per buona pace dei tanti fan che in questi anni lo hanno trattato in maniera quasi devota. [Per saperne di più]

2. HTC First
Quello che doveva essere il primo Facebook-phone si è rivelato in realtà un tentativo un po’ goffo di cambiare faccia all’esperienza dei telefonini Android. La penosa parabola del First, terminale costruito su una versione Facebook-centrica del sistema operativo di Google si è conclusa a poco più di un mese dal debutto con la decisione di HTC di ritirarlo dal mercato. Lasciandoci come unico insegnamento un vecchio mantra del mercato tecnologico: le mezze scelte non pagano mai. [Per saperne di più]

3. Apple iPhone 5
Fino all’altro ieri era il telefono più ambito del mondo. Poi, d’un tratto, l’iPhone 5 è diventato un oggetto obsoleto e fuori mercato. "Colpa", si fa per dire, di Apple e della sua decisione di realizzare due versioni del proprio smartphone: un modello di punta – l’iPhone 5S - e uno di fascia più bassa, l’iPhone 5C, una sorta di iPhone 5 reincarnato in un corpo di policarbonato colorato. Facile capire perché l’iPhone 5 sia diventato inutile. Paradossale, però, che il più anziano iPhone 4S sia ancora a catalogo.

4. WinAmp
Per tutti coloro che hanno vissuto sulla propria pelle l’avvento miracoloso degli mp3, WinAmp è stato per molti anni un compagno d’avventura, un amico fedele, quasi un familiare. Prima dello streaming, degli smartphone, di Windows Media Player c’era un player musicale che ha insegnato a milioni di utenti cosa vuol dire poter caricare in un unico juke box digitale un vero e proprio Universo musicale. Un’invenzione che nell’era di Spotify e della musica sul cloud è diventata gioco forza inutile, demodé, quasi vintage. Da qui la decisione di AOL rottamarlo. [Per saperne di più]

5. Turntable.fm
The show is over. Con questo mesto annuncio, Billy Chasen e Seth Goldstein, i creatori di Turntable.fm, hanno decretato lo scorso 2 dicembre di la fine del progetto avviato nel 2011. Un duro colpo per tutti coloro che in questi due anni si sono improvvisati DJ mixando pezzi di artisti diversi e condividendoli nelle apposite social room del servizio. Ciò che resta di quella che è stata indubbiamente una trovata geniale si chiama Turntable Live, una piattaforma web che permette a band e arttisti locali di esibirsi live in una esibizione reale su un palcoscenico virtuale in mondovisione.

6. MySpace
Chiariamolo subito: MySpace non è morto, si è solo rifatto il trucco. Il fatto è che Justin Timberlake e soci si son fatti un po’ prendere la mano dall’idea di rinverdire la piattaforma tanto da arrivare a cancellare una bella fetta di contenuti di lunga data. Il risultato? Foto, commenti, messaggi, blog finiti in pochi istanti – e senza nessun preavviso - nel grosso gorgo degli scarichi Web.

7. AltaVista
Uno dei pezzi d’antiquariato del Web ci ha definitivamente lasciato. Altavista, il precursore di tutti i motori di ricerca – compreso Google – ha esalato l’ultimo bit lo scorso mese di luglio. Una scelta difficile ma inevitabile quella di Yahoo, la società che dal 2003 ne deteneva i diritti. Nel Web, lo abbiamo capito, non c’è spazio per la nostalgia e i buoni sentimenti.

8. Lavabit
Forse non tutti sanno che le prime comunicazioni fra Edward Snowden e Glenn Greenwald hanno avuto luogo su un sistema di email criptata nato nel 2004 come alternativa “inviolabile” ai classici account di posta elettronica. Si chiama(va) Lavabit e ha chiuso i battenti all’indomani della richiesta del governo americano di aprire le chiavi di cifratura SSL. Un’istanza ritenuta inaccettabile dai creatori del servizio che lo scorso agosto hanno deciso di staccare i server. “Sono stato forzato a prendere una decisione difficile – scrive Ladar Levision, il papà di Lavabit, in un accorato messaggio ai suoi utenti - diventare complice di un misfatto contro il popolo americano o abbandonare quasi dieci anni di duro lavoro chiudendo il servizio”.

9. Google Checkout
Fra i servizi cestinati da Google durante le consuete pulizie di primavera c’è anche CheckOut, il sistema di pagamento elettronico lanciato nel 2006 come alternativa a PayPal. Nonostante le ambizioni della grande G, il servizio non è mai decollato. Da qui la decisione di Larry Page e compagni di chiuderlo definitivamente per puntare su tutto su Google Wallet.

10. Blockbuster
Più che un’innovazione tecnologica è stato una vero e proprio simbolo dell’enterteinment casalingo degli anni Novanta e Duemila. Blockbuster, la gigantesca catena americana per la vendita e il noleggio di prodotti home video e videogiochi chiuderà gli ultimi 300 negozi entro la fine dell’anno. Nell’era dello streaming multimediale non c’è posto per i retailer dei DVD.

Fonte: Mashable

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