Alboni Marco: Tuttavia il futuro credo sia assai promettente

Alboni Marco: Tuttavia il futuro credo sia assai promettente

Una chiacchierata con lui ti fa capire che le cose stanno cambiando, ma probabilmente in meglio. E tendi a crederlo dato che a dirtelo è il presidente italiano di una delle Major più potenti al mondo. Tirate un sospiro di …Leggi tutto

Una chiacchierata con lui ti fa capire che le cose stanno cambiando, ma probabilmente in meglio. E tendi a crederlo dato che a dirtelo è il presidente italiano di una delle Major più potenti al mondo. Tirate un sospiro di sollievo e leggetevi l’intervista a Marco Alboni, presidente EMI Italia. (Vi avviso che in quest’intervista c’è soltanto una sua foto presa dal suo profilo twitter, perché è più misterioso di Batman quando si parla di mostrarsi).

Qual è stato il percorso che ti ha portato a diventare il presidente EMI Italia?

L’amore per la musica e la costante per il cambiamento nelle cose che faccio e che si fanno. La cura dei dettagli. E poi molta voglia di imparare e di osservare dagli altri. Sempre. Anche adesso.

In questo momento le case discografiche soffrono molto la pirateria in rete, si potrà risolvere il problema o semplicemente trovare un altro modo per poter produrre musica ad alti livelli?

La pirateria in rete è sintomo di un cambiamento epocale avvenuto a fine anni ‘90/inizio nuovo millennio, con mp3 e con Napster. Credo che ancora per un po’ non sarà facile arginare il consumo di musica senza remunerazione per artisti e produttori come le label. Tuttavia, il futuro credo sia assai promettente. La musica,  da bene immateriale e intangibile non esiste solo su disco e su cd, perché trasmette emozioni, energia, passione, riflessione, ritmo, sogni.

E’ pensabile, piano piano, tornare a molti anni fa (tantissimi anni fa), quando un artista guadagnava solo con i live? (dire “solo” è riduttivo, ora ci sono anche le sponsorizzazioni e quant’altro, ma come guadagno diretto con la musica intendo.)

Credo che la musica registrata sia stata un volano incredibile per affermare il concetto di star, pop o rock e ora i dj. Ci sono forme espressive nella musica registrata che superano o semplicemente non sono ripetibili negli spettacoli live, se non riproducendo parti preregistrate. E ci sono forme espressive nella musica registrata che stanno evolvendosi nel linguaggio, proprio delle nuove generazioni.

Puntate molto sulle nuove leve. Gli ultimi artisti che avete messo sotto contratto in EMI?

Sì decisamente. Crediamo che ci siano nuove generazioni che guardano ad artisti nuovi, con un linguaggio adatto a loro come: Power Francers, Nardinocchi, Julia Lenti, distribuiamo anche Gerado Pulli e abbiamo sott’occhio un altro paio di giovani che reputiamo nuovi. Anche se non sempre le nuove tecnologie restituiscono il valore dell’investimento su di un giovane, siamo fiduciosi che con determinazione e coraggio ce la possiamo fare a far conoscere questi  (ed altri) nuovi talenti.

I social possono fare la differenza fra il successo o l’insuccesso di un artista. Tempo fa si sapeva di loro solo quello che leggevi sui giornali o che ascoltavi nelle loro canzoni. Ora, non essendo più possibile veicolare ogni notizia, il rischio di perdere pubblico solo perché si è antipatici è enorme.  In qualche modo ad una casa discografica può essere possibile “insegnare” ai propri artisti a non rovinarsi con le proprie mani?

I social nell’era digitale (preistorica come la nostra) costituiscono un filo diretto fra fan e artista, hanno contribuito a capovolgere il rapporto fra di loro: prima l’artista era via via meno raggiungibile più diventava star. Oggi il contatto attraverso i social spoglia del “mistero” ogni artista. In questo sta una delle chiavi per ciascun cantante o musicista – già affermato o al debutto – per raggiungere il pubblico e legare il proprio pubblico a sé. In generale, penso che quando artisti e case discografiche lavorano in sintonia, sui social l’effetto sia positivo per entrambi, e per il pubblico. In ogni caso la libertà degli artisti (parlo di artisti che trovano affermazione presso il pubblico indipendentemente dalle dimensioni di tale affermazione) sia per noi irrinunciabile, sia il valore fondante del nostro rapporto. Libertà non arbitrio.

C’è qualcosa da invidiare al mercato discografico americano? Oltre ai numeri chiaramente.

Invidia è un termine che non mi appartiene. Ci sono differenze abissali con noi. Per esempio: la capacità di fare sistema e di riconoscere i ruoli nello sviluppo, nel lancio di nuovi artisti. Anche per questo ci sono certi numeri. La capacità di riconoscere gli artisti nuovi e di dar loro visibilità e spazio. Senza per questo dimenticare i loro mostri sacri cui tributano sempre ammirazione e devozione. In poche parole hanno solide e ramificate radici per guardare e garantirsi il loro futuro musicale e artistico.

I talent regalano ancora tante soddisfazioni alle classifiche nazionali e mondiali, qual è la formula vincente da discografico?

Non c’è una formula vincente sicura, credo. Occorre, a mio avviso sempre curiosità per la musica, per le persone, per il costume in generale e lavorare con passione e competenza, imparando sempre. I talent ci sono sempre stati, anche se si chiamavano in altro modo. La tv ha chiuso la musica nei talent. Questo non lo analizza mai nessuno.

Quali sono stati gli anni d’oro per la musica Italiana?

60, 70, 80. Poi episodi isolati, poche grandi band al debutto. Oggi dobbiamo dare spazio ai nuovi per ricostruire uno spirito di proposta che dall’Italia ha sempre girato per il mondo, e la dance ne è stata uno degli ambasciatori principali.

Avete portato in Italia il progetto SheCanDj, una novità assoluta per una major, vi esponente al 100%. Riponete molta fiducia nella musica da discoteca? Finalmente sta prendendo il posto meritato nella visuale comune?

Credo sia la musica che più mantiene lo spirito di divertimento proprio come è stato il rock degli inizi. E’ la voglia di piegare la tecnologia alla composizione e alla propria anima. Non il contrario. La dance periodicamente viene riscoperta. Oggi il fenomeno rischia di diventare un linguaggio nuovo e irrinunciabile. Noi crediamo nel progetto Shecandj e ci stiamo investendo cuore, cervello e anima perché trovi affermazione in Italia. E’ straordinario ciò che le donne fanno tutti i giorni, per cui pensiamo che possa essere straordinario ciò che combinano da dj.

Si può dire per chi voterai?

La prossima volta, forse, magari, mah. Ciao.

 

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Andrea Delogu

Disgrafica e di sinistra, abbiate pietà.

Nella mia biografia basterebbe scrivere che sono nata a Rimini per farvi capire che volente o nolente sono cresciuta con la musica da club o da discoteca.

Nei giorni in cui non andavo a ballare son riuscita a diventare cintura nera di Karate secondo Dan, scrivere e condurre un programma per Match Music dal titolo "A casa di Andrea", presentare il meglio di Sky, recitare in "Saturday Night Live" su Italia1, far parte di un gruppo musicale e cantare la colonna sonora dello spot Heineken USA, a recitare in alcuni cortometraggi, partecipare a diversi spot pubblicitari, ma soprattutto sono riuscita a convincere Panorama a darmi un Blog.

Chi è il matto tra i due? Prima che mi dimentichi: amante del rock, della buona e abbondante cucina, sostenitrice della piadina della Lella e degli strozzapreti del BarSole, malata di Twitter e tuttologa in pensione

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