Abracadabra e il grattacielo non c'è più
La Despe è una piccola azienda bergamasca leader nella demolizione speciale di edifici. E ha avuto un’idea: smontare palazzi piano per piano, in silenzio
In sei mesi hanno costruito, certificato e brevettato una struttura in grado di demolire un grattacielo piano per piano, in silenzio, senza crolli, senza dispersioni di materiale o polvere e separando i vari tipi di rifiuti. A raggiungere il risultato di far sparire nel nulla un intero edificio (il video è su www.despe.com) sono i tecnici della Despe, azienda del bergamasco (la sede è a Torre de Roveri) leader nelle demolizioni speciali ad altissima tecnologia.
Guidata da Giuseppe Panseri (presidente) con i figli Stefano (amministratore delegato) e Roberto (consigliere delegato) (foto), con 35 milioni di fatturato e un centinaio di dipendenti, la Despe è il tipico esempio di «piccola» azienda italiana di nicchia testimone però di un’eccellenza internazionale. La sua divisione ricerca e sviluppo ha brevettato tecnologie e macchinari per demolire le facciate degli edifici lasciando intatta la struttura portante. Despe è in grado di spostare e smontare ponti danneggiati salvando i piloni e facendo «nuotare» tratti di ponte in attesa che possano essere riutilizzati. E poi eliminare un grattacielo piano per piano: «Ci siamo impegnati per esaudire una richiesta che ci è stata sottoposta dalla seconda società mondiale nel settore delle costruzioni, la francese Bouygues, che doveva demolire un grattacielo adiacente a un centro commerciale nel periodo natalizio e senza turbare le attività dei vicini» spiegano Stefano e Roberto Panseri. «Ci siamo messi al lavoro e quello che ne è uscito è la Topdownway, una piattaforma tecnologica attrezzata unica nel suo genere in tutta Europa. Un sistema simile è stato brevettato nel mondo soltanto da un’azienda giapponese, ma sei mesi dopo di noi».
E pensare che proprio dal Giappone papà Giuseppe aveva preso la sua idea di impresa. Era il 1975, negli anni fiorenti dopo il boom economico. C’erano stabilimenti da abbattere e allargare, capannoni da sostituire, acciaierie da rifare e il business è decollato sino al 2008, l’anno della grande crisi: «Nel 2000 abbiamo deciso di puntare sulla tecnologia avanzata, avviando una divisione ricerca e sviluppo e costruendo in proprio le nostre soluzioni. Una scelta lungimirante, che ci ha permesso negli anni della crisi di proporci con competenza sul mercato estero» sottolineano i fratelli. Oggi la metà del fatturato di Despe viene da altri Paesi e l’azienda è la terza al mondo per premi conquistati nel settore. «L’ultimo lo abbiamo ricevuto a Miami nel 2016 per la demolizione dello Sporting di Montecarlo».
Dopo aver smontato un pezzo del Teatro alla Scala, lavorato per Dolce e Gabbana, Enel, Eni, Autostrade, CityLife e tanti altri, adesso è il momento dei grattacieli di Parigi, Manhattan e Hong Kong.