​Ornella Vanoni
Ansa
Politica

Libertà di parola

L'editoriale del direttore

Adoro le persone avanti con l’età come Ornella Vanoni, perché superata una certa soglia non hanno più freni e dicono quel che pensano senza curarsi troppo di assoggettare le frasi alle regole del linguaggio politicamente corretto.

Un esempio di libertà di parola lo fornisce in questo numero di Panorama Ornella Vanoni, che di anni ne ha 88 e dunque dall’alto della sua fama e della sua esperienza parla senza problemi e, soprattutto, senza compiacere questo o quello.

L’intervista di Gianni Poglio comincia con il demolire, pur senza citarlo, il sindaco di Milano, Beppe Sala, il quale, in preda alla smania di trovare una collocazione politica prima che finisca il suo mandato, diventa di volta in volta Verde, inseguendo la dottrina di Greta Thunberg, ma anche democristiano, pronto ad abbracciare Luigi Di Maio sulla via di Impegno civico. In consiglio comunale si vede poco, al punto che qualcuno ha calcolato un tasso di presenza di appena il 17 per cento. Ma non è questo il punto: la questione è che la città è sempre più lasciata a sé stessa. E qui arriva Ornella, che le canta chiare, dicendo che «i marciapiedi sono una gruviera. Per non parlare poi delle biciclette che viaggiano sul marciapiede, come se la figura umana non fosse più prevista». Ma come? Milano non è la città a misura d’uomo, che sotto la regia di Sala ha visto spuntare piste ciclabili ovunque, anche là dove non servono e a prezzo di creare incredibili ingorghi? Non è il capoluogo che ha vietato la circolazione alle automobili più vecchie? Sì, ma forse si è dimenticato dei pedoni e dei loro diritti, di chi ha timore di essere investito da gente che sfreccia in monopattino senza rispetto del codice della strada. Ornella Vanoni, che era pronta a un tour nei teatri, proprio camminando lungo un marciapiede è caduta e si è rotta un femore e ora è indispettita dalla scarsa manutenzione municipale.

Ma la donna che cantava Tristezza (per favore vai via) parla in libertà anche di altro. Per esempio, racconta del suo incontro con Gino Paoli e di come le avessero detto che l’interprete del Cielo in una stanza fosse «frocio». Sì, usa proprio questo sostantivo, che in bocca a chiunque altro rischierebbe di essere sanzionato in quanto non politicamente corretto. «Frocio» è considerato un’offesa, anche se un tempo era solo un modo popolare di indicare una persona omosessuale. La volgarità era dovuta al tono con cui veniva pronunciata e alla carica di insulti che in qualche caso seguiva. In sé frocio è l’equivalente di gay, ma essendo gay un termine inglese che sembra più moderno e delicato, ecco che al pari di altri sostantivi di uso comune è stato cancellato dal vocabolario corrente.

C’è un altro passaggio dell’intervista di Ornella che mi ha colpito molto. È quando racconta del suo rapporto con Giorgio Strehler, l’uomo che – sono parole sue – l’ha inventata come donna, come attrice e come artista. Si capisce la profondità del rapporto che la legava al grande regista teatrale. E tuttavia, dopo aver premesso che lui è stato l’uomo che l’ha amata di più, senza freni la Vanoni dice: «Da un certo punto in poi non ce l’ho più fatta a sopportare i suoi vizi. Lui, dopo la fine della nostra storia, mi ha stalkerato per anni sul telefono fisso». La chiamava per dirle: «Tu devi tornare con me, dove sei?». Storia di un grande amore, di una grande passione, ma anche probabilmente di un mal coltivato senso di possesso. Di questi tempi, probabilmente finirebbe con una denuncia per le telefonate persecutorie, ma Ornella non sembra neanche prendere in considerazione un comportamento che secondo il nostro Codice penale, se reiterato, rischia di essere un reato. Anzi, commenta: «Io plagiata da Giorgio? Non lo so, ma affascinata di sicuro». Che bello poter leggere cose normali, dirette, senza la mediazione di tutte le attenzioni oggi richieste per non urtare la suscettibilità del conformismo politico.

Ce n’è anche su Bettino Craxi, che la Vanoni frequentò fino a essere inserita nell’Assemblea nazionale del Psi, quella che Rino Formica definì un circo di «nani e ballerine». Erano gli anni della Milano da bere, «anni in cui tutti credevamo di essere ricchi e felici. Bettino era un uomo carismatico, un carisma accentuato dal suo modo di parlare, lento e con grandi pause. L’ho frequentato, abbiamo anche trascorso una vacanza insieme con la sua famiglia e altri amici». Ornella precisa di non aver mai voluto entrare in politica, né di aver ricevuto favori in cambio di quella frequentazione, però non rinnega niente, neanche la stima per Craxi. Visto i tanti che, pur essendo stati miracolati dal leader socialista e poi, il giorno della sua caduta, si sono voltati dall’altra parte facendo finta di non conoscerlo, anche questo è un merito. «Una ragione in più» (titolo di un’altra famosa canzone di Vanoni) per inneggiare all’età che spazza via i freni, lasciando le opinioni autentiche e non quelle che si è costretti a recitare per convenienza. Auguri a lei, ai suoi 88 anni, nella speranza che il suo canto sia «senza fine».

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Maurizio Belpietro