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Ingrassare 130 kg in 5 settimane? Col trucco si può.

Ingrassare 130 kg in 5 settimane? Col trucco si può.

Brendan Fraser, attore famoso per film d’azione come La mummia, è protagonista di The Whale (candidato all’Oscar). È la storia di un professore in depressione che si rifugia nel cibo e nella solitudine. Adrien Morot, mago degli effetti speciali, racconta a Panorama tutti i segreti (non digitali) di questa straordinaria e realistica trasformazione.


Il cinema è pieno di personaggi «extralarge», dal gigantesco Sherman Klump de Il professore matto alla burrosa Edna Turnblad di Hairspray – Grasso è bello fino alla sexy oversize Rosemary di Amore a prima svista, interpretati con ausilio di apposita controfigura o elaborato trucco rispettivamente da Eddie Murphy, John Travolta e Gwyneth Paltrow. Nessuno però è mai stato convincente o commovente come Charlie, l’uomo schiacciato in un corpo mastodontico nel drammatico The Whale di Darren Aronofsky: il film esce al cinema il 23 febbraio dopo essere stato applaudito alla Mostra del Cinema di Venezia soprattutto grazie all’attore che lo incarna: Brendan Fraser, ex star di film come La mummia e Viaggio al centro delle Terra, ora in nomination per gli Oscar che saranno assegnati il prossimo 13 marzo. L’attore regala una profonda umanità a questo professore che, come si scopre nel film, ha deciso di rifugiarsi nell’overdose di cibo, sprofondando sempre più nel grasso e nella depressione, intrappolato in un appartamento dove ormai si muove a malapena e in cui va a trovarlo la sua amica Liz (Hong Chau), che gli fa da infermiera e cerca di convincerlo ad andare in ospedale per un controllo. Piano piano si capirà quali sono i motivi di questo percorso autodistruttivo e qual è il legame con la figlia Ellie (Sadie Sink), l’unica che potrebbe riuscire a salvarlo da morte certa. «Quando Darren Aronofsky mi ha proposto di lavorare al film» spiega il truccatore Adrien Morot, candidato all’Oscar per la trasformazione del protagonista «mi ha detto che avrei avuto solo 5 settimane per realizzare il mio lavoro. Leggendo la sceneggiatura ho capito che sarebbe stata una sfida, non solo perché Charlie era in ogni scena, ma anche perché il tono drammatico del film richiedeva di realizzare un trucco realistico e quasi invisibile, in grado di non distrarre gli spettatori dalla vicenda narrata».

A Venezia Fraser si è presentato vistosamente in sovrappeso, lontano dalla forma smagliante di un tempo. Il regista ha detto che avrebbe voluto ingrassare ancora di più per la parte.

Quando l’ho incontrato era più grasso di com’è adesso, però sarebbe stato impossibile per lui arrivare al peso di Charlie che è di 270 chilogrammi. Tra l’altro una caratteristica di Brendan è che quando aumenta di peso il grasso si deposita soprattutto nella parte addominale e un po’ nelle guance, ma non nel collo dove chi è oversize accumula molto adipe. Quindi la nostra missione si è limitata non solo a lavorare sul suo corpo, ma anche sul viso. Alle prime prove delle protesi create per farlo sembrare incredibilmente obeso è parso chiaro che la sua faccia sembrava troppo piccola.

Come si crea una protesi di quel genere addosso al corpo dell’interprete?

Solitamente l’attore viene nei nostri studi e prendiamo un calco di gesso del corpo e del volto per creare una riproduzione a grandezza naturale in resina o fibra di vetro, ma stavolta a causa della pandemia non è stato possibile. Così, grazie a una scansione del corpo di Brendan eseguita da remoto, abbiamo utilizzato un modello 3D nel computer e poi ricostruito tutto con una stampante tridimensionale. Solo a questo punto abbiamo iniziato a cercare di creare col silicone una tuta di grasso artificiale su questo manichino.

Come si componeva la tuta di grasso indossata da Fraser?

La versione «base» era fatta di due pezzi per il corpo e una per il collo e il viso. Su quella abbiamo adottato un approccio, per così dire, modulare, una specie di Lego: in pratica, sopra l’imbracatura venivano appese una alla volta le parti che componevano le braccia e poi il torace, l’addome e così via. Per realizzare tutti questi strati di adipe abbiamo usato delle palline giocattolo che si chiamano Orbeez, realizzate con un polimero che è in grado di assorbire l’acqua e trattenerla per ore o giorni. Quindi Brendan a conti fatti doveva sopportare un peso enorme, costituito da tutte quelle sacche d’acqua, che poteva variare da 20 a oltre 100 chili distribuito su varie parti del suo fisico. Questo ha reso la sua interpretazione ancora più convincente perché come una persona oltremodo obesa, anche lui doveva sopportare in scena il peso di quella tuta.

Aronofsky ha raccontato che avete dovuto inventarvi un modo per abbassare la sua temperatura corporea.

All’inizio abbiamo fatto una prova e Brendan era in grado di resistere sette minuti con la tuta prima di iniziare a sudare copiosamente, cosa che faceva colare il make-up facciale. Per cui abbiamo creato una sorta di tuta aggiuntiva percorsa da tubi di vinile in cui veniva pompata acqua fredda proveniente da un contenitore riempito continuamente con ghiaccio e nascosto sotto il tavolino che si vede in scena, in modo da poterlo collegare a Brendan ogni volta che si sedeva sul divano per girare.

Nel film in effetti, come tutte le persone in grande sovrappeso, trascorre molto tempo seduto. Ma ci sono alcune scene in cui si alza in piedi. È stato più difficile realizzarle?

Solitamente nei film dove bisogna fare ingrassare una persona si utilizza una tuta diversa in base alla scena da girare: se sei sdraiato userai una soluzione diversa da quando sei in piedi. Darren però pretendeva che Brendan fosse in grado di alzarsi dal divano, camminare e poi risedersi, senza cambiare assolutamente trucco. Ed è per questo che la lavorazione è stata complicata, anche se alla fine anziché cinque abbiamo avuto 12 settimane.

Quante ore ci volevano per preparare Brendan alle riprese e per mandarlo a casa a fine serata?

All’inizio sette ore di trucco, poi pian piano a regime abbiamo velocizzato molti aspetti e siamo scesi fino a due ore e mezza, più 45 minuti per indossare la tuta. Brendan comunque doveva avere una grande pazienza. Alla sera ci voleva un’ora per liberarlo di tutto.

Sono stati utilizzati trucchi digitali per rifinire qualche dettaglio del make-up?

Lo si fa spesso, ma in realtà questa volta no, soprattutto grazie al fatto che per realizzare le protesi del viso abbiamo usato la stampa 3D. E con questa tecnica ogni elemento è stato realizzato alla perfezione per aderire al viso di Brendan, senza necessitare di alcuna successiva correzione manuale né digitale.

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