Mamma comunista convinta, fratello conservatore di destra. Lui affascinato da Karl Marx e osservatore della realtà attraverso la lente di una satira graffiante. Il regista scandinavo rivela aneddoti e retroscena del suo nuovo film Triangle of Sadness (al cinema), vincitore della Palma d’Oro a Cannes.
Ruben Östlund è uno dei registi scandinavi più celebrati e premiati. In abito grigio, pochi minuti dopo che iniziamo a parlare sgranocchia pistacchi e non smetterà di scavare la coppa che c’è sul tavolo fino alla fine dell’intervista. Ha 48 anni, due figlie avute da un matrimonio precedente e un figlio nato dal legame con la nuova moglie, la fotografa di moda Sina Görcz. L’ha reso famoso il taglio provocatore e grottesco dei suoi film che raccontano aspetti spiacevoli della natura umana. I due più recenti, The Square e Triangle of Sadness, hanno vinto la Palma d’Oro, rispettivamente nel 2017 e lo scorso maggio. Da quando gli sono arrivati i riconoscimenti più significativi del cinema, racconta a Panorama, ha ricevuto molte offerte, non ultime quelle dalle società di streaming. Finora, però, le ha rifiutate perché non vuole rinunciare alla libertà che ha oggi con la sua società di produzione, la Plattform. Dopo essere stato accolto con ovazioni dalla stampa a stelle e strisce, Triangle of Sadness è tra i film più visti. Intanto per il regista di Göteborg si parla di Oscar, addirittura in più categorie considerato che è autore della sceneggiatura e questo è il suo primo lavoro in lingua inglese.
Il punto di partenza, come sempre, è l’osservazione dei comportamenti comuni. Da questo nasce una satira in cui ruoli sociali, stereotipi di genere e barriere di classe vanno in frantumi. I protagonisti Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean) partecipano a una crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di super ricchi e a un comandante (Woody Harrelson) con un debole per gli alcolici e Karl Marx. Sarà un’avventura dall’esito catrastrofico, con i sopravvissuti abbandonati su un’isola deserta e comandati a bacchetta da quella che prima del naufragio era la donna delle pulizie.
A cosa fa riferimento il titolo Triangolo della tristezza?
È la zona tra le sopracciglia che è spesso aggrottata e crea rughe che il chirurgo estetico, usando il botox, spiana in 15 minuti. La società contemporanea è ossessionata dall’immagine, molto meno dal benessere interiore.
Questo film è più duro del suo precedente.
Mentre terminavo le riprese ho pensato al personaggio di Christian in The Square e a quello di Thomas in Forza maggiore (altro suo film uscito nel 2015, ndr). Quest’ultimo lavoro sembra essere il terzo di una trilogia sull’essere uomini, in cui tutti i personaggi cercano di cavarsela sfruttando l’immagine di chi dovrebbero essere e ciò che gli altri si aspettano da loro. E io li metto in trappola per vedere come si comportano.
Perché lo fa?
Nei film utilizzo le mie esperienze personali. Cerco di osservarmi quando fallisco e porto sullo schermo i momenti di cui mi vergogno di più, trasformandoli in una fiction, come se non fossi più io.
Anche la lite della coppia a cena la riguarda?
Per fare colpo su quella che oggi è mia moglie l’ho invitata a Cannes. Abbiamo cenato all’Hotel Martinez e, per la terza volta di fila, ho pagato io il conto. Siccome Sina mi piaceva molto, ho deciso di affrontare l’argomento di petto. Mi ha detto: «Non trovo sexy parlare di conti e soldi». Io le ho chiesto di cambiare prospettiva.
Come si spiega l’atteggiamento?
Discende da una famiglia tedesca che è più patriarcale, io arrivo da una moderna famiglia socialista svedese. Lei era tassativa su quest’idea che la donna dev’essere economicamente indipendente altrimenti l’amore non è possibile, perché se non si è sullo stesso piano non si è felici. E bisogna lottare per essere alla pari.
Sua madre, invece, che donna è?
Una comunista convinta, anche oggi ha ottant’anni. Ha paura che questo mi possa causare problemi perché ormai la parola comunista è controversa, quasi come fosse una colpa.
Con sua madre ha girato un video, No alla Nato…
È venuta da me con degli amici del partito, tutti dai 60 anni in su. Volevano che immortalassi il flash mob che avevano organizzato. Siamo andati in un centro commerciale a Göteborg e all’improvviso, tutti insieme, cadevano per terra, come colpiti in guerra. Ho fatto le riprese e siamo usciti online sul più importante tabloid in Svezia, Aftonbladet. Il coinvolgimento nella vita politica dà molta vitalità a mia madre, non vive certo la vita di un’ex insegnante in pensione.
Cosa ne pensa di Russia e Ucraina?
La sinistra e il mondo dei media devono stare attenti a non confondere troppo l’Unione sovietica di un tempo con la Russia di oggi. Non sono più la stessa cosa.
Il capitano del suo yacht diffonde brani de Il capitale sugli altoparlanti della barca, mentre i ricconi dall’altra parte vomitano copiosamente. Cose che si imparano in famiglia?
Mio fratello, che ha otto anni più di me, si è costruito la sua posizione politica diventando rappresentante della destra conservatrice. Così le nostre cene familiari sono piuttosto accese. Ci si diverte, ma si alza anche la voce, sono un tourbillon emotivo.
Tutto questo dar di stomaco nel film ricorda i Monty Python e le loro interpretazioni paradossali. Invece a lei da dove arriva l’idea?
È che una volta è successo anche a me, su uno yacht, a cena. C’era il mare molto mosso, ho visto come tutti cercavano di comportarsi. Alcuni piangevano, altri mangiavamo in modo elegantissimo, mentre i vicini vomitavano. Mi chiedevo cosa fare, se continuare come niente fosse o meno. Un momento ad alto tasso di umanità.
Cosa le piace, di Marx?
Il suo modo materialistico di vedere le cose e renderle molto chiare, come quando si tratta di capire cosa facciamo noi umani e perché. Nonostante questa semplicità, le teorie di Marx sono controverse.
Le persone possono tendere ad avere pregiudizi, quali sono i suoi?
Di sicuro ne avevo uno che hanno in tanti, ovvero che i ricchi e le persone di successo sono orribili, ma è un’idea riduttiva. Se penso a Bernie Sanders… Lui sì che ha un approccio socialista al mondo. Però cosa mi dovrei aspettare, che i ricchi diano i loro soldi in beneficienza, così il mondo diventa un posto migliore? Certo che no, non funziona così.
Ce l’ha anche con il mondo della moda?
L’industria della moda è interessante e terrificante allo stesso tempo.
Oggi l’apparenza detiene il potere…
Le persone belle sono sia attraenti sia terrificanti, le modelle hanno un umorismo dark, scherzano sul fatto che quando smettono, possono sposare un uomo ricco.
Cosa la fa davvero arrabbiare?
Il cinismo mascherato da ottimismo, le aziende che dicono «Fermate il razzismo, fermate il climate change…» e allo stesso tempo ripetono «Comprate i nostri prodotti!». Non affrontano davvero il problema, ma si mostrano come «i buoni», la loro posizione è «quella giusta» e politicamente corretta.
Suo figlio Elias, molto piccolo, sarà una cura contro il cinismo: come ha annunciato il suo arrivo alle altre due figlie, gemelle ventenni?
Ho portato tutti fuori al ristorante e ho detto che avrebbero avuto un fratellino. Sono state molto felici, sono troppo grandi per essere gelose.
Essere di nuovo padre che effetto le ha fatto?
C’è una pace diversa nel corpo, è un lusso diventare genitori quando si è in là con l’età. È fantastico. Elias è molto divertente, e soprattutto quando sto con lui non sono più stressato.
