Home » Tempo Libero » Cinema » Senza lasciare traccia

Senza lasciare traccia

Senza lasciare traccia

Da gennaio 2022 a oggi sono state 9.599 mila le denunce di persone scomparse nel nostro Paese. Un numero in continua crescita rispetto al passato. Il dato più inquietante riguarda i minorenni: da inizio anno ne sono spariti oltre 6 mila. Ma anche gli anziani spesso si perdono nel nulla. Misteri che durano anni. E né le ricerche né le segnalazioni, spesso confuse e in ritardo, riescono a venirne a capo.


Venti giugno 1977. Un bambino di sei anni scompare da Racale, paesone da 10 mila abitanti nel cuore del Salento. Si chiama Mauro Romano, biondo, occhi scuri. La madre Bianca Colaianni è a Poggio Marino, vicino Napoli, per il funerale del suocero e ha affidato il figlio alla sorella e alla mamma. «Quel giorno» racconta adesso «la mia vita si è fermata. I primi giorni di ricerca e attesa sono diventati mesi, anni, decenni. Un incubo in cui ho imparato a sopravvivere».

Un incubo alimentato da varie inchieste, ben tre, ma tutte giunte alla stessa conclusione: archiviazione. Anche quando la procura di Lecce credeva, l’anno scorso, di aver identificato l’uomo che rapì Mauro, all’epoca vicino alla famiglia. È passato troppo tempo e rintracciare indizi e prove è sempre più complicato, se non impossibile. Parallela, però, ha preso forma un’altra suggestiva ipotesi, supportata da alcuni scatti diffusi da un giornale di gossip e da due cicatrici del piccolo Mauro che i genitori hanno riconosciuto sul corpo di un uomo: un manager di successo molto simile a come dovrebbe essere oggi il piccolo. «Tanto è stato fatto aggiunge la madre «ma nonostante l’impegno negli ultimi anni degli investigatori, tutto è finito nel vuoto. Conservo solo un desiderio: riabbracciare Mauro prima di morire».

Quella del piccolo Romano è per alcuni una delle decine di storie perse fra le pagine di cronaca e i rotocalchi televisivi. Per altri è un fascicolo dentro i faldoni che affollano gli scaffali dell’ufficio Persone scomparse del ministero dell’Interno, oggi guidato dal commissario Antonino Bella. Da questo labirinto dove restano impigliate vite spezzate, emergono dati allarmanti: le denunce di scomparsa registrate dalle Forze dell’ordine dal primo gennaio 1974 (anno di istituzione della banca dati Sdi, Sistema d’indagine) fino al 30 giugno 2022 sono 287.881. Di queste, 215.439 riguardano soggetti poi ritrovati, mentre sono ancora formalmente da rintracciare 72.442 persone. Un numero pari ai cittadini di Caserta, Asti o L’Aquila.

Prendiamo solo il periodo da gennaio a giugno 2022: 9.599 denunce di scomparsa, cui corrispondono 5.054 ritrovamenti (pari al 52,34 per cento) e 4.575 denunce ancora attive (47,66 per cento). In media, 53 denunce di scomparsa ogni 24 ore che passano. Due ogni ora. Un numero impressionante in crescita anche rispetto al 2021 (15.209 denunce in totale), quando la media si attestava sulle 42.

Il dato incredibile è sui minori: da inizio anno ne sono spariti 6.312 (35 in media al dì). Il 70 per cento sono stranieri e il restante 30 italiani. Prendendo a riferimento il dato storico, emerge in maniera più nitida la drammaticità del fenomeno: restano da ritrovare 45.028 persone, minorenni al tempo della scomparsa.

Un piccolo esercito che preoccupa lo stesso Viminale, soprattutto ora con il conflitto in corso nell’Est Europa, tanto che «è stata posta una particolare attenzione anche al tema dei minori non accompagnati provenienti dall’Ucraina, in un’ottica di prevenzione e di immediata segnalazione in caso di scomparsa».

Altre volte, i giovani stranieri cadono nella vasta rete della prostituzione (soprattutto nigeriane e rumene) o dello sfruttamento lavorativo (tunisini e marocchini), scomparendo dai radar delle ricerche. Senza dimenticare un altro fenomeno che, seppure marginale, è stato fotografato da numerose inchieste: il traffico di organi. Ne è certo Antonio La Scala, uno tra gli avvocati più esperti del fenomeno e già per cinque anni presidente dell’associazione Penelope: «Il primo campanello d’allarme risale al 2016 quando, dopo un’importante inchiesta a Palermo che portò all’arresto di 31 persone per traffico d’organi, anche il Papa lanciò un appello. Il Parlamento all’unanimità approvò una legge che ha aumentato la pena per questo tipo di reato». L’allarme non riguarda solo l’Italia. «Si tratta» prosegue La Scala «di un fenomeno mondiale. In Europa sono spariti nel nulla 10 milioni di bambini iracheni e siriani. Sicuramente molti sono finiti in questo vortice inumano».

Altrettanto misteriosa risulta la sorte dei migliaia di bambini italiani volatilizzati nel nulla. Alcuni si sono imposti nella memoria, come Denise Pipitone e Angela Celentano, di altri è smarrito anche il nome. Sergio Isidori è uno di questi. Scomparso a cinque anni il 23 aprile 1979 a Villa Potenza, frazione di Macerata, durante il funerale del parroco del paese. Era uscito per cercare il fratello, ma non ha più fatto ritorno a casa. A cercarlo è rimasta la sorella Giorgia.

Non è raro che i familiari si trasformino in detective. È capitato ad Annunziata Cozzolino, che ha salvato quattro anni fa la figlia sedicenne Elena: «La rapì una donna che si diceva innamorata di lei. Prima l’aveva portata in Sicilia ma, quando grazie a segnalazioni su Facebook ero riuscita a localizzarla, era scappata in Germania, dove lavorava in un ristorante. Miracolosamente il suo datore di lavoro, che aveva visto un post su internet in cui raccontavo la storia, aveva riconosciuto Elena, che la donna spacciava come sua figlia. L’ho salvata dagli abusi tremendi di cui è stata vittima per oltre due mesi».

Ci sono, poi, i tanti casi di donne e uomini forse uccisi ma il cui corpo non è mai stato trovato. E da questo punto di vista, come spiega La Scala, passi in avanti sono stati fatti: «Abbiamo recepito quell’orientamento giurisprudenziale che iniziò con Roberta Ragusa e che determina la condanna di omicidio anche senza rinvenimento di cadavere». L’ultimo caso è avvenuto a Brescia, con la condanna per Abdelmjid El Biti, ritenuto l’unico responsabile dell’omicidio di Souad Alloumi, l’ex moglie 29enne.

Diverso il discorso per gli anziani, sovente bistrattati o dimenticati. «Ogni anno ne scompaiono a centinaia, spesso a causa delle psicopatologie da cui sono affetti» ragiona La Scala. «Più della metà dei casi sono allontanamenti da strutture socio-sanitarie. Lì sarebbe reato di abbandono di incapace. Però occorre il dolo che è indimostrabile, dato che si prevede in questo caso l’effettivo abbandono del soggetto». Sarebbe necessario, invece, che il reato sia colposo: «In tal modo la responsabilità delle strutture, spesso costosissime, si configurerebbe anche in caso di negligenza o imprudenza. Servono strumenti idonei a scongiurare che gli anziani si allontanino».

O che vengano subito messe in atto ricerche adeguate. «Se fossero stati più tempestivi nella ricerca di mio padre forse oggi sarebbe qui» riflette amareggiata Stefania Bonduan, figlia di Mauro, scomparso a 67 anni il 30 dicembre 2009 a San Candido. «Prima di cena, papà era andato con un amico a prendere un caffè in paese. Disse che doveva andare in bagno, il suo amico lo aspettava fuori, ma non si sono più incrociati. Quel giorno in giro c’era molta gente, lui deve aver preso l’altro ingresso. Ci è voluto un attimo, e io ho perso mio padre».

Le ricerche, prima dei famigliari poi della polizia, non hanno portato a niente. Sporadiche segnalazioni, di cui i famigliari sono stati messi a conoscenza con grande ritardo, hanno permesso di ricostruire i movimenti dell’uomo, che era sotto osservazione medica e probabilmente soffriva di un’iniziale demenza senile. «Una segnalazione» ricorda la figlia «lo indicava sulla Statale, e un’altra 12 ore dopo in una stazione ferroviaria. Quando abbiamo chiesto le registrazioni, era tardi: erano state sovrascritte. Dalle istituzioni è sempre mancata la tempestività, altrimenti lo avremmo trovato. L’ultima segnalazione è di 6 anni fa, ma io e mia sorella chiediamo che vengano fatte ricerche in montagna nel luogo della scomparsa, continuiamo a fare appelli, contattiamo le strutture d’accoglienza. Lo cerchiamo da morto, ma anche da vivo. Magari ha trovato un modo per stare bene, magari ci rincontreremo. La speranza è l’unica cosa che ti tiene in vita».

© Riproduzione Riservata