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Dio salvi la regina

Dio salvi la regina

Elisabetta II a giugno festeggerà il Giubileo di Platino per i 70 anni di regno. Ma l’istituzione che rappresenta è minacciata da una serie di scandali e liti tra i famigliari che rischiano di abbattersi sulla Corona. Su tutti, le accuse all’adorato figlio Andrea, privato del titolo dopo aver trascinato con sé nel fango l’istituzione che rappresenta.


Nell’anno appena trascorso sono stati accusati di razzismo. Hanno perso per strada il Principe Consorte e Barbados. E uno di loro la scorsa settimana è stato persino privato del titolo dopo aver trascinato con sé nel fango l’istituzione che rappresenta. Povera Regina, una crisi così la monarchia britannica non l’attraversava dai tempi della morte di Diana.
Nell’anno del Giubileo di platino, che celebra i suoi 70 anni di regno, la monarca più longeva del mondo si ritrova più sola che mai, ad affrontare l’ostilità crescente di una società che considera lei e la sua famiglia sempre più una zavorra di cui liberarsi, piuttosto che una garanzia dì stabilità e imparzialità. Soprattutto da quando la sua, di Famiglia, ha iniziato ad assomigliare un po’ troppo a quella descritta nelle biografie e nelle serie tv non autorizzate.
Disgregata e anaffettiva, disfunzionale e infelice, pettegola e litigiosa, intristita dalle malefatte dell’ immancabile pecora nera di turno. Prima è stato il Principe Andrea, poi l’erede al trono Carlo, a un certo punto lo è diventato il Principe Harry. Il primo, figlio preferito della sovrana, si è guadagnato sul campo il soprannome dì Randy Andy, il Principe allupato, «perché il sesso era la cosa più importante della sua vita», raccontano i media dì casa. E così, un uomo che poteva avere tutto si è ritrovato inspiegabilmente incastrato in uno dei peggiori scandali dì pedofilia mai esistiti.
La scabrosa amicizia con il miliardario Jeffrey Epstein e la sua ex compagna Ghislaine Maxwell (appena condannata per traffico e violenza su minori) già gli era costata costata l’azzeramento di ogni incarico dì rappresentanza. Ma l’azione civile (che i suoi costosissimi legali non sono riusciti a far archiviare) intentata contro di lui da Virginia Giuffré Roberts, ex vittima di Epstein, che lo accusa di averla molestata sessualmente, l’ha scippato del titolo di Sua Altezza Reale, di tutte le sue onorificenze militari e dei patronati delle poche organizzazioni di beneficenza che ancora accettavano la sua presenza all’interno dei loro statuti.
Elisabetta, dopo un tormentato consiglio di famiglia, si è vista costretta a una mossa senza precedenti, per salvaguardare l’immagine della monarchia, già pesantemente compromessa ed evitare ulteriori danni. E d’ora in poi il duca di York, questo ormai l’unico titolo che gli rimane, dovrà quindi difendere la propria reputazione in veste di privato cittadino. Da eroe delle Falkland a reale senza titolo, una discesa agli Inferi che al confronto suo zio, il Duca di Windsor, sembra un dilettante. Non lo sono invece gli ex Duchi dì Sussex, il Principe Harry e sua moglie Meghan, che con il loro divorzio dalla Ditta (come viene chiamata dai media la Famiglia reale) dopo solo un anno al suo servizio e il trasferimento in America, hanno continuato a gettar sistematicamente fango sui presunti parenti-serpenti.
Dopo aver accusato dì razzismo un membro non ben precisato della Famiglia ( che avrebbe fatto dei commenti inopportuni sul colore della pelle del figlio dei due, Archie, mentre Meghan era in sua attesa) Harry non ha lesinato critiche nemmeno al padre Carlo. «Mi ha veramente deluso» ha detto il secondogenito di Diana, nell’intervista choc a due voci con Oprah Winfrey, accusando l’unico genitore rimastogli di avergli tagliato le finanze e negato l’affetto. I tabloid nazionali raccontano una storia diversa, ma confermano che i due non si parlano ormai da otto mesi e di certo c’è che Carlo non ha ancora avuto occasione di conoscere la nipotina Lilibeth, la secondogenita della coppia.
Sembra che i rapporti siano altrettanto freddi anche tra Harry e William, che appare ormai del tutto disinteressato a quello che combina oltreManica lo scapestrato fratellino. Forse perché è ormai l’unico seriamente impegnato a salvare quel che resta della Corona insieme al padre. E chi del resto, se non loro due, descritti come eterni rivali alla successione al trono, doveva assumersi una responsabilità simile, assieme alle rispettive consorti? Non certo la regina, ormai 94nne, vedova di Filippo, pronta, se non a farsi da parte, almeno a delegare molti suoi impegni a chi è più in forze di lei.
Sulla sua successione i sondaggi dicono da anni le stesse cose. Gli anziani tifano per Carlo e Camilla (la cui «riabilitazione» si è completata ora, con l’assegnazione della più alta onorificenza per servizi resi alla monarchia), i giovani auspicano un salto generazionale doppio, con il trono passato direttamente a William e Kate più moderni e socialmente attivi, i Millennial «osano» indicare Harry e Meghan per le loro passioni ambientaliste. E tutti sembrano dimenticare che il primo difensore di tutte queste nobili cause è stato, quando ancora non era di moda, proprio il primogenito di Elisabetta.
Ambientalista ante litteram, strenuo promotore delle tradizioni locali che rischiano dì scomparire travolte dalla globalizzazione, l’erede al trono più anziano della storia britannica, a 73 anni finalmente non sembra più spaventato all’idea dì prendere il posto della madre. «Certo è consapevole dì dover essere un monarca molto differente da lei» ha commentato lo specialista dei Reali Jonathan Sacerdoti, «soprattutto per rendere la monarchia più attraente agli occhi del Paese e del Commowealth». Il problema è che, il primo a non piacere è proprio il Principe dì Galles.
Trascurato come figlio, troppo debole in gioventù per opporsi ad un matrimonio dì comodo, ritenuto invadente da tutti i governi succedutisi negli anni, ultimamente anche indirettamente coinvolto in affari poco chiari relativi alle sue fondazioni, Fred (come lo chiama in privato Camilla) nella sua vita è riuscito a farsi amare e comprendere forse soltanto dalla sua Gladys (il nomignolo di lei). I sudditi di oggi hanno sempre dimostrato maggiore ammirazione per il figlio William, che insieme alla moglie Kate e alla prole rappresenta agli occhi della gente comune l’unica vera speranza di una monarchia svecchiata e al tempo stesso dignitosa. Rimane da capire se il loro sforzo prolungato per salvarla sarà sufficiente a far digerire i 67 milioni di sterline annue versate dai contribuenti per la Famiglia reale e soltanto in parte ripagate dal suo contributo all’economia nazionale.
Non c’è dubbio che ce la stiano mettendo tutta: da quando la regina non ha più Filippo al suo fianco, Will e Kate sono sempre più impegnati. Lei appare in prima fila sui balconi che contano, lui pensa a trasformare in abitazioni per senzatetto metà del ducato dì Cornovaglia che erediterà dal padre. Entrambi hanno abbandonato l’usuale riservatezza dei reali «vecchia maniera» come Elisabetta e si mostrano disponibili a parlare del proprio privato con una nuova, calcolata, affettuosità. Però non è che basti posare per l’ultima cartolina natalizia, mentre ci si sfiora con la mano le rispettive ginocchia durante una vacanza in Giordania, a far dimenticare che si è pur sempre una coppia dì privilegiati, la cui costosa esistenza grava sulle spalle dì un Paese in crisi.
Anche se William è stato l’unico dei reali ad aver portato a termine più impegni dì rappresentanza nel 2021 (227) che nel 2019, anno precedente alla pandemia, lui fa parte dì una stirpe in via d’estinzione, in una società moderna che con i reali tende a recidere i legami. Come ha fatto Barbados, quest’anno autodichiaratasi una Repubblica, uscendo dal Commonwealth e lasciando Elisabetta con un altro piccolo regno in meno. Sandra Mason, ex giurista, ha prestato giuramento come Primo Presidente della Nazione anche alla presenza del principe Carlo, dì cui peraltro è coetanea. Lui ha rinnovato il suo affetto per l’ex colonia britannica di appena 275.000 abitanti, ben sapendo di non essere in grado dì frenare una tendenza ormai consolidata.
Prima di Barbados, anche Mauritius, Guyana, Trinidad e Tobago avevano fatto la stessa cosa. E adesso è il Canada a chiedersi se alla morte di Elisabetta vuole rimanere una monarchia costituzionale. Secondo un recente sondaggio di Angus Reid, la maggioranza dei canadesi ritiene che l’istituzione sia o meno o del tutto irrilevante e sarebbe soddisfatta se si esaurisse con la morte di Elisabetta. Un vento dì cambiamento e rivolta che, soprattutto dopo la Brexit, soffia sempre più forte anche nella terra dei Windsor, dove il Regno non è affatto Unito come una volta. Privato della Corona poi, non sarebbe più nemmeno un regno.

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