Nel Regno Unito, la commissione d’inchiesta sul Covid indaga da mesi senza riserve. E gli errori vengono al pettine, sia a livello politico sia di chi appoggiò il governo durante l’emergenza, intimidendo i cittadini. Intanto, anche in altri Paesi si cerca di fare chiarezza.
Pare che il Covid abbia infettato anche la Bbc. La rete televisiva britannica, tra le più prestigiose del mondo per storia, è finita sotto processo per aver spalleggiato la politica chiusurista del Governo di Sua Maestà nascondendo informazioni ai cittadini sulla utilità dei lockdown. Quel che in Italia non è stato possibile approfondire con l’inchiesta di Bergamo su Giuseppe Conte e Roberto Speranza, ormai archiviata, nella patria della democrazia parlamentare è diventata una indagine pubblica che non risparmia nemmeno chi della trasparenza e della imparzialità dovrebbe essere occhiuto custode.
Ad accendere i riflettori è stato il professor Mark Woolhouse, docente di epidemiologia delle malattie infettive all’Università di Edimburgo e consigliere del governo scozzese durante gli anni del coronavirus. Interrogato dai membri della commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia, Woolhouse ha contestato alla British broadcasting corporation di aver «ripetutamente segnalato morti o malattie rare tra adulti sani come se fossero la norma». Il che ha creato «l’impressione fuorviante» tra i telespettatori che «eravamo tutti a rischio» e che «il virus non discriminava». Ritornelli che, dalle nostre parti, hanno fatto la fortuna di sconosciuti medici diventati improvvisamente «virostar» da sguinzagliare sugli schermi per tenere chiusa in casa la popolazione.
«Sospetto che questa disinformazione sia stata mantenuta per tutto il 2020 perché forniva una giustificazione per bloccare l’intero Regno Unito», ha spiegato lo studioso. Portando, a supporto della sua ricostruzione, alcuni appunti della riunione del comitato scientifico del 22 marzo 2020 in cui sarebbe stata delineata la strategia del terrorismo psicologico. Frasi come: «Un numero considerevole di persone non si sente ancora sufficientemente minacciato a livello personale»; oppure «Il livello percepito di minaccia personale deve essere aumentato tra coloro che sono compiacenti, utilizzando messaggi emotivi incisivi» dimostrerebbero che nelle segrete stanze dei centri decisionali l’approccio scientifico era subordinato a quello ideologico e politico. E analogia vengono subito alla memoria. Come ha ricostruito il quotidiano The Telegraph approfondendo i verbali di Woolhouse, la «percezione errata» offerta dalla Bbc sulla generalizzazione del pericolo sanitario avrebbe eretto, a dire dello scienziato, una «barriera per indirizzare gli interventi contro la minoranza vulnerabile che era davvero ad alto rischio di Covid». Al pubblico, quindi, non sarebbero state «fornite informazioni accurate» nella prima fase della pandemia. «Alcune fonti mediatiche, in particolare i notiziari televisivi della Bbc, hanno ripetutamente travisato il rischio», ha denunciato l’esperto. Danneggiando così quelli che effettivamente avevano maggiore necessità di cure. «L’autoisolamento non era un’opzione», ha continuato Woolhouse. «E questo avrebbe dovuto essere riconosciuto fin dall’inizio». Una previsione che oggi pare confermata dall’aumento, fino al 50 per cento, di ricoveri presso le unità di emergenza per la salute mentale di bambini con tendenze suicide o gravemente depressi.
Lo scienziato ha ricordato ai commissari alcune delle circostanze che avrebbero tratto in inganno gli spettatori dei tg inglesi. «Un esempio è che durante la prima ondata i media hanno dato l’impressione che gli ospedali fossero andati in tilt. Alcuni, soprattutto a Londra, lo erano, ma in quel periodo l’occupazione complessiva dei letti ospedalieri era ai minimi storici». Sembra di rivedere alcune scene del 2020 in Italia con i tifosi dell’emergenza che invocavano misure ancor più restrittive mentre a Bergamo il «telegiornale unico» mostrava i camion dell’Esercito chiamati a trasportare le bare. «Un secondo esempio è che i notiziari segnalavano regolarmente i decessi di giovani adulti sani, dando così l’impressione che questi fossero comuni. In realtà, tali morti erano estremamente rare; la grande maggioranza dei decessi per Covid si è verificata tra gli anziani, i fragili e gli infermi». L’epidemiologo ha specificato, infatti, che la mortalità di un quindicenne rispetto a un anziano di 75 anni era «10 mila volte inferiore». Ma, in Gran Bretagna come in Italia, questa proporzione non solo è stata occultata ma addirittura osteggiata nella sua valenza scientifica. L’anno scorso sempre The Telegraph aveva intervistato dirigenti e giornalisti della Bbc che avevano descritto un «clima di paura» all’interno dell’azienda durante la pandemia, con giornalisti esperti «apertamente derisi» se mettevano in dubbio la saggezza dei lockdown. Altri ancora venivano semplicemente ignorati oppure osteggiati nel loro lavoro. Alla fine, molti erano costretti – si legge nel lungo reportage del giornale inglese – a comunicare su pochi e blindatissimi gruppi WhatsApp confessioni e frustrazioni. Agendo, racconta la storica testata, come «membri di un movimento di resistenza». A questi resoconti l’emittente ha ribattuto con uno stringato comunicato. «Non riconosciamo questa descrizione del nostro ambiente di lavoro e incoraggiamo una solida discussione editoriale».
Ma l’argine è ormai è rotto. La commissione d’inchiesta sul Covid in Gran Bretagna, che pure ha registrato un regime molto meno draconiano di quello filocinese adottato da Giuseppe Conte in Italia, sta indagando da mesi senza riserve. Concentrandosi in particolare sul livello politico. Gli allora premier Boris Johnson (Inghilterra) e Nicola Sturgeon (Scozia) sono stati chiamati a spiegare e giustificare le scelte sui lockdown. Entrambi sono stati invitati a consegnare i messaggi WhatsApp scambiati con ministri e decisori politici dell’epoca ed entrambi hanno ammesso di averli erroneamente cancellati o di non poterli più recuperare da vecchi telefonini di cui è andato smarrito il codice di sblocco. Un po’ com’è accaduto ai messaggi fantasma scambiati dal presidente della Commission Ue, Ursula von der Leyen, col numero uno di Pfizer, Albert Bourla, per l’acquisto dei vaccini. Coincidenze… In Italia l’istituzione dell’organo di investigazione parlamentare, voluto dalla maggioranza di centrodestra, è stata approvata a metà febbraio dopo un lungo e tribolato iter che ha visto cannoneggiare la sinistra contro paventati «processi politici» a Conte e agli alleati di allora.
«Pd e Cinque stelle di che cosa hanno paura? Forse hanno timore che emerga l’inappropriatezza di certe decisioni?» si è chiesta la deputata leghista Simona Loizzo. Mentre la senatrice Cinzia Pellegrino di Fratelli d’Italia ha rimarcato: «Dal lockdown della scienza, al lockdown della politica passando per il lockdown senza criterio imposto agli italiani, sono molti i perché ai quali dare risposta». La deputata di Forza Italia, Annarita Patriarca, ha aggiunto: «Molti eminenti studiosi, in questi mesi, hanno pubblicamente appoggiato l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta. Studiosi del tutto lontani, dal punto di vista culturale, dall’area di centrodestra. Dunque, viene da chiedersi: perché temere la ricerca della verità?». Infine, ora si parte. Anche altri Paesi si stanno organizzando, intanto. In Spagna e Portogallo sono in discussione preliminare le proposte di avvio di comitati d’indagine. In Francia, invece, la commissione ha terminato i lavori già da un pezzo con una relazione finale che ha sottolineato i ripetuti errori commessi dall’esecutivo. In Germania, invece, è possibile che i lavori dell’organo parlamentare riprendano nelle prossime settimane dopo uno stop legato alle dinamiche interne alla maggioranza. In Olanda, invece, le indagini sono addirittura doppie. Una condotta dalla Camera dei rappresentanti e un’altra dal Dutch Safety Board, un’agenzia indipendente che di solito si occupa della sicurezza dei trasporti. Il raggio di ricerca è chiaro: «Arrivare alla verità sulle scelte del governo» e «formulare giudizi e apprendere lezioni per essere meglio preparati alle future crisi (sanitarie, ndr) a lungo termine». Noi, al più, ci saremmo dovuti accontentare del libro dell’ex ministro Speranza.
