Cuciniamo insieme: le fave dei morti
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Cuciniamo insieme: le fave dei morti

Per questa domenica 31 ottobre che è il giorno di Halloween, ma che apre anche alle festività più intime dell'anno, quella di Ognissanti domani e della commemorazione di tutti i defunti dopodomani, abbiamo pensato a una ricetta di antichissima tradizione marchigiana, facilissima da realizzare, buonissima e che vi mette al riparo dello scherzetto visto che potete offrire un ottimo dolcetto: le fave dei morti.


Per questa domenica 31 ottobre che è il giorno di Halloween – ne abbiamo già parlato la scorsa settimana – ma che apre anche alle festività più intime dell'anno, quella di Ognissanti domani e della commemorazione di tutti i defunti dopodomani, abbiamo pensato a una ricetta di antichissima tradizione marchigiana – in realtà diffusa in tutto il centro Italia appenninico dove si chiamano brutti e buoni – facilissima da realizzare, buonissima e che vi mette al riparo dello scherzetto visto che potete offrire un ottimo dolcetto: le fave dei morti.

L'origine di questi biscotti si fonda sull'uso di donare ai condolenti durante le esequie dei dolci o dei pezzi di pane come simbolo che la vita comunque continua ed era questa consuetudine la "semplificazione" dei riti funebri tanto etruschi quanto piceni poiché questi popoli a inumazione o raccolta delle ceneri avvenute allestivano nei ressi dell'estrema dimora del defunto un banchetto in suo onore e a consolazione dei superstiti. Ma se questo spiega perché siano i biscotti dei morti resta da indagare perché siano le fave. La ragione è agricola. Si usava piantare le fave che hanno di solito sette frutti in ogni baccello il settimo giorno di novembre, il mese appunto dedicato ai defunti. Se non era il sette per questioni di luna calante (come sapete non si semina ciò che sta fuori terra con luna calante) si procedeva o il 17 o il 27. Ed ecco che questi biscotti di novembre sono diventati le fave dei morti.

Ingredienti - 200 grammi di mandorle sgusciate e pelate, 200 grammi di zucchero, 120 grammi di farina meglio se è la 1, una noce di burro, 2 uova, un limone non trattato.

Procedimento - Tostate bene le mandole in padella (ci vorrà una decina di minuti) avendo cura di girarle continuamente in modo che prendano colore, ma non si brucino. Nella planetaria unite prima le uova e lo zucchero e montateli a bianco, ora aggiungete un po' alla volta la farina e la buccia grattugiata del limone (attenzione a non intaccare la parte bianca che potrebbe dare l'amaro). Fate freddare le mandorle – tenetene qualcuna intera per la guarnizione di parte dei biscotti - poi passatele al mixer per ridurle in granella e aggiungetele all'impasto continuando a far girare la planetaria. Se non l'avete potete fare l'operazione in una capace ciotola aiutandovi con un mestolo. Una volta che l'impasto sia ben amalgamato, ma deve comunque risultare morbido, lasciatelo riposare una decina di minuti. Ora fate delle palline con le mani a mo' di polpetta o delle quenelles aiutandovi con due cucchiai e sistematele su una placca da forno protetta con carta-forno. Schiacciate un po' le palline per allargarle, alcune invece lasciatele tonde e decoratele con le mandorle a mo' di zucchetta. Infornate a forno ventilato a 150 gradi per una quarantina di minuti, se il forno è statico dieci gradi in più. Sfornate i biscotti e lasciateli raffreddare, potete conservarli in un barattolo per diversi giorni.

Come far divertire i bambini - Fate fare a loro le palline d' impasto e la decorazione delle future zucchette. Ne saranno entusiasti. Abbiate cura di far loro indossare dei guantini alimentari, altrimenti s'impasteranno!

Abbinamento - Abbiamo scelto un Recioto della Valpolicella, ma vanno benissimo tutti i passiti sia rossi (da Vernaccia Nera, lo straordinario Sagrantino passito) sia bianchi come il Torcolato di Breganze o il Verdicchio Passito, il Moscato di Pantelleria o la Malvasia delle Lipari. Se volete potete anche darvi al lusso con il Moscato di Scanzo, la Vernaccia di Oristano o un grande Marsala Stravecchio.

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Carlo Cambi

Toscano di nascita e di formazione (economico-giuridica) diventa giornalista professionista a 23 anni. Percorre tutto il cursus honorum a Repubblica fino a dirigere le pagine di economia. Nel 1997 fonda I Viaggi di Repubblica - primo e unico settimanale di turismo - che dirige fino al 2005 quando sceglie di vivere a Macerata insegnando marketing del territorio e incontra Maurizio Belpietro col quale stabilisce un sodalizio umano e professionale. Autore radiofonico e televisivo continua a occuparsi di economia ed enogastronomia. Ha scritto una trentina di libri. Il suo best seller? Il Mangiarozzo.

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Petra Carsetti