Cuciniamo insieme: la cicerchiata di Carnevale
in cucina

Cuciniamo insieme: la cicerchiata di Carnevale

Ancora due giorni e poi entreremo nei giorni della «penitenza». Allora ci soccorre una ricetta che ci fa godere il sapore della festa, anche della trasgressione alimentare (è questa la ragione per cui abbondano in queste settimane prima della Quaresima i fritti) e che dimostra che anche con nulla si può avere molto. Questo dolce ha origini remotissime e contese.


Dicono di averla creata in Abruzzo, c’è chi la vuole maremmana, chi alto laziale. La vera origine sta sui primi contrafforti del maceratese ed è condivisa tra Marche e Umbria e la ragione è anche nel nome: la cicerchia che è una sorta di pisello selvatico ancora oggi coltivato sugli altipiani dei monti Sibillini (è buonissima ci si fanno zuppe, ma anche farine, si può stufare insomma è una quasi lenticchia). Le palline di pasta che servono a confezionare questo dolcetto di Carnevale sono a forma di cicerchia. La Cicerchiata si può fare a ciambella, a filone, a monoporzioni. È semplice, ma ha bisogno di un ingrediente fondamentale: il miele. Che è un vero dono della natura. Attenzione che di miele ce n’è sempre meno perché le api non sono tutelate, e questa una vera tragedia, e senza api si muore. Come capite questa ricetta è molto “montana” e dunque essenziale, ma l’essenza di questi giorni qual è? Dobbiamo risalire ai Saturnali dei romani quando il mondo si rovesciava, i ricchi servivano i poveri, le leggi erano accantonate, la crapula era la regola e si eleggeva il re Carnevale proprio perché per una settimana l’ordine costituito era sospeso ( e da lì anche le maschere). Poi è arrivato il cristianesimo e ha trasformato il Carnevale nella festa che precede la penitenza. Così martedì concedetevi innocenti trasgressioni. Come una Cicerchiata.

Ingredienti - 400 grammi di farina 00, una tazzina di Anisetta o Mistrà, un cucchiaino di lievito in polvere per dolci, un limone non trattato, 3 cucchiai di olio extravergine di oliva, 80 grammi di mandorle sgusciate, 2 o 3 uova a seconda della grandezza, 90 grammi di zucchero, 200 grammi di miele, un litro di olio di arachidi o girasole per friggere. Facoltativi zuccherini colorati e zucchero a velo q.b.

Procedimento - Fate una fontana con la farina aggiungete le uova, lo zucchero tenendone da parte un paio di cucchiai, il lievito, l’olio extravergine e cominciate a impastare, aggiungete anche tre quarti dell’Anisetta e finite l’impasto che dovrà essere morbido, ma consistente. Lasciate riposare una mezz’ora coperto. Nel frattempo tritate grossolanamente le mandorle e tostatele in un padellino. Dividete l’impasto in tre parti e tirate tre sfoglie spesse circa 4 mm. Ora per ottenere le cicerchie potete seguire due procedimenti: o ricavate dalle sfoglie tanti bastoncini e poi li tagliate a pezzetti di circa 3 mm e con le mani li arrotondate, oppure avvolgete su se stesa ogni sfoglia come per fare le tagliatelle e prima la tagliate in senso orizzontale poi in senso verticale sì da ottenere tanti piccoli quadratini di pasta. Ora fate scaldare l’olio per friggere e quando sarà ben caldo friggete poche alla volta le cicerchie di pasta che farete asciugare dall’olio su fogli di carta assorbente. Finita la frittura fate fondere in un pentolino il miele con l’Anisetta e lo zucchero rimasti. Quando il miele sarà liquido in una zuppiera unitelo alle cicerchie di pasta, alle mandorle tostate e mescolate bene e poi su un foglio di carta forno disponete la cicerchiata: potete darle la forma che volete. Fatela freddare e poi decorate se vi piace in superficie con gli zuccherino o lo zucchero a velo.

Come far divertire i bambini - Se ci sono bambini in casa dovete per forza fare le cicerchie a palline. Sarà loro il compito di arrotondarle!

Abbinamento - Ecco un vino raro che sa di miele il Piccolit friulano, ma ottimo sempre dal Collio anche il Verduzzo Giallo. Vanno benissimo il Recioto di Soave, il Verdicchio passito, il Passito di Pantelleria. Se volete fare festa un Asti Spumante è una buona scelta.

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Carlo Cambi

Toscano di nascita e di formazione (economico-giuridica) diventa giornalista professionista a 23 anni. Percorre tutto il cursus honorum a Repubblica fino a dirigere le pagine di economia. Nel 1997 fonda I Viaggi di Repubblica - primo e unico settimanale di turismo - che dirige fino al 2005 quando sceglie di vivere a Macerata insegnando marketing del territorio e incontra Maurizio Belpietro col quale stabilisce un sodalizio umano e professionale. Autore radiofonico e televisivo continua a occuparsi di economia ed enogastronomia. Ha scritto una trentina di libri. Il suo best seller? Il Mangiarozzo.

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Petra Carsetti