L’impegno sulle tematiche ambientali e sociali dei gruppi che fanno produzioni di qualità è oggi più essenziale che mai. Una mostra promossa da Centromarca, in una zona nel cuore di Milano, racconta per immagini come la crescita economica possa andare d’accordo con l’etica.
Marche e imprese non sono soltanto produttori di beni o servizi, capaci di soddisfare un bisogno, ma possono anche farsi promotrici di idee e visioni del mondo. Al di là delle etichette. Perché le aziende hanno come fine la generazione del profitto, indispensabile per garantire la continuità dell’impresa, creare posti di lavoro e generare benessere; ma a fare la differenza sono le condizioni in cui questo obiettivo è perseguito, i valori di riferimento, gli investimenti e i progetti messi in campo, l’approccio etico al mercato.
Lo spiega bene, attraverso il linguaggio diretto ed espressivo della fotografia, la mostra open air Il futuro è guardare oltre – Industria di marca e sostenibilità che viene ospitata fino al 31 ottobre nella centralissima via Mercanti, a pochi passi da piazza Duomo a Milano. L’esposizione, promossa da Centromarca, patrocinata dal Comune di Milano e, inserita nel calendario di manifestazioni del Festival dello sviluppo sostenibile 2020, organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis), documenta l’ampio e articolato impegno dell’attuale industria di marca in campo ambientale e sociale.
Ecco quindi una lunga carrellata di immagini, corredate da didascalie che raccontano i vari progetti ed evocano riflessioni su aspetti poco conosciuti o non immediatamente evidenti dell’attività d’impresa. Al progetto hanno aderito 28 realtà produttive, «giganti» quali Barilla, Cameo, Cavit, Colgate-Palmolive, Ferrero, Granarolo, Lavazza, Nestlé, San Benedetto, Unilever e Valsoia. Al centro degli scatti ci sono le tematiche ambientali, strettamente collegate all’obiettivo di limitare l’impatto dell’attività di ogni impresa sul Pianeta: dall’uso consapevole delle risorse naturali alla riduzione delle emissioni, dallo smaltimento dei rifiuti alla riprogettazione dei processi produttivi.
Altrettanta evidenza è data agli impegni delle aziende in ambito sociale. Spiccano progetti di aiuto ai soggetti sociali più vulnerabili, il contrasto a stereotipi e pregiudizi, le iniziative per la valorizzazione della persona e della diversità. «L’industria di marca è ovviamente consapevole di essere parte in causa quando si parla di sostenibilità dello sviluppo, ma anche e soprattutto del fatto che può contribuire a generare soluzioni» sottolinea Francesco Mutti, presidente di Centromarca. «Non crediamo che le questioni ambientali e sociali si risolvano in modo ideologico, auspicando un ritorno a un passato nostalgico in cui, per definizione, si “stava meglio”, o evocando la decrescita. Crediamo che in un Pianeta dove vivono 7,7 miliardi di persone, con crescenti bisogni, la risposta sostenibile sia nelle spesso contestate dimensioni aziendali, nell’elevata capacità d’investimento, nella competenza scientifica, nell’innovazione che solo l’industria può mettere in campo. La mostra che abbiamo allestito in via Mercanti offre una testimonianza ampia e concreta di questo impegno» aggiunge Mutti.
La leva fondamentale per lo sviluppo italiano è l’industria sostenibile, attenta alle dimensioni ambientali e sociali e allo storico rapporto con i territori. E proprio la capacità competitiva delle imprese italiane si fonda sulla qualità, la conoscenza, la relazione stretta tra saperi umanistici e competenze scientifiche: una «cultura politecnica» forte per la consapevolezza della bellezza e l’innovazione tecnologica.
Una conferma dell’orientamento alla sostenibilità dell’industria di marca è contenuta nell’indagine, realizzata dall’Università degli studi Roma III, che fotografa la portata dell’impegno sostenibile dei 200 gruppi industriali aderenti a Centromarca. Dall’analisi risulta che il 74 per cento di queste aziende è strutturato per documentare pubblicamente la sua attività attraverso uno spazio dedicato nel proprio sito internet. Il 57 per cento delle industrie di marca redige un report periodico destinato alla sostenibilità: si tratta di un dato rilevante se consideriamo che a livello nazionale – in base ai dati forniti dall’Istat sulle dichiarazioni non verificate – solo 19 aziende su 100 dichiarano di farlo. Dall’indagine emerge un orientamento concreto, non propagandistico, del settore nel campo della sostenibilità. Il 65 per cento delle aziende comunica infatti i suoi impegni, dichiarando pubblicamente obiettivi specifici di tipo quantitativo. Il focus è posto in particolare sul raggiungimento dei 17 obiettivi di sostenibilità fissati dalle Nazioni Unite.
«Attraverso la mostra Futuro è guardare oltre l’industria di marca sperimenta una nuova modalità di comunicazione con l’opinione pubblica, focalizza l’attenzione su temi di grande attualità e rilevanza, documenta il suo impegno per preservare l’ambiente e dare supporto alla comunità» conclude il presidente di Centromarca.
L’associazione italiana dell’industria di marca promuove la cultura e i valori della qualità nel mercato e nella società. È stata fondata a Milano nel 1965, associa circa 200 aziende, tra le più importanti attive nei settori di consumo immediato e durevole: alimentare, bevande, cura della casa e della persona, elettrico, bricolage, giocattolo, home entertainment. La scommessa per tutte è fare impresa di qualità, ma considerando e dando risposte alle tematiche sempre più urgenti del mondo attuale.
