Fincantieri vuole OtoMelara
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Fincantieri vuole OtoMelara

L'accordo, che varrebbe 400 milioni, se concluso vedrà l'azienda prendere in carico la produzione dei cannoni da 76 e 127 mm che attualmente vengono installati sulle nuove unità navali destinate sia al mercato interno, sia a quello molto più grande dell'esportazione.


Da qualche mese Fincantieri sta conducendo colloqui con Leonardo al fine di acquisire l'attività di produzione di cannoni navali precedentemente del celebre marchio italiano OtoMelara, in vita fino ai tempi della trasformazione di Finmeccanica in "One company", nel 2015, e oggi società incorporata in parte nella divisione Difesa, elettronica e sicurezza di Leonardo.

Si tratta dell'evoluzione di una celebre azienda storica risalente al 1905 (nata come unione tra Vickers, Terni Steelworks, Cantiere navale fratelli Orlando e Cantieri navali Odero), e quindi divenuta nel 1929 Odero Terni Orlando, appunto Oto, mentre il nome Melata arriverà soltanto nel 1953, per poi sparire quando l'azienda divenne OtoBreda nel 2001.

L'accordo, che varrebbe 400 milioni, se concluso vedrà Fincantieri prendere in carico la produzione dei cannoni da 76 e 127 mm che attualmente vengono installati sulle nuove unità navali destinate sia al mercato interno, sia a quello molto più grande dell'esportazione.

Secondo una notizia apparsa sul quotidiano Il Secolo XIX, le trattative potrebbero essere concluse entro la fine dell'anno. Qualora la trattativa avesse successo, Fincantieri potrebbe ampliare le sue operazioni oltre la costruzione di navi civili e militari aggiungendo una componente importante nella propria attività acquisendo le necessarie competenze tra i mille addetti che lavorano negli armamenti navali e fornendo un mercato che supera le 50 marine militari nel mondo.

Dell'azienda da acquisire sono molto interessanti anche le forniture di armamenti e torrette destinate a carri armati e veicoli blindati, ma secondo fonti interne a Leonardo non è affatto scontato che queste attività "terrestri" siano cedute, in quanto oggi sono svolte da una joint-venture tra Leonardo e il produttore di automezzi Iveco (Consorzio Iveco-Oto, 1985).

Stante che la remunerativa cantieristica delle grandi navi da crociera sta risentendo degli effetti della pandemia, Fincantieri potrebbe in questo modo ampliare i suoi orizzonti, sempre che l'operazione, una volta definita sia benedetta da Cassa Depositi e Prestiti che detiene il 71% del capitale aziendale.

In casa Leonardo invece, la cessione di quello che era OtoMelara consentirebbe di concentrarsi maggiormente sul settore aerospaziale che in questo momento necessita di risorse e dinamismo per non perdere commesse importanti proprio su progetti destinati fuori dall'atmosfera terrestre e in ambito elettronico.

Nel gennaio scorso Fincantieri si era aggiudicata un contratto da quasi cento milioni di euro per la fornitura di apparecchiature all'International Thermonuclear Experimental Reactor (Iter), un programma internazionale che mira a costruire un reattore sperimentale a fusione in grado di produrre energia pulita a basso rischio e basso costo.

Nel 2018 Fincantieri aveva anche cercato di acquistare Vitrociset, un altro marchio italiano del settore Difesa e Sicurezza, importante produttore di apparecchiature e sistemi per la navigazione aerea e fornitore del programma F-35, che Leonardo aveva rilevato battendola sul tempo.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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