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Il crollo delle cripto valute

Il crollo delle cripto valute

Dallo scorso novembre il mercato del Bitcoin e delle altre monete digitali ha subìto un vero crollo, causando perdite per circa duemila miliardi di dollari ai risparmiatori. Eppure il fenomeno delle valute virtuali è tutt’altro che arrivato al capolinea…


Michelle Milkowski vive a Renton, nello Stato di Washington. Nel 2020 si è trovata un po’ più di denaro in tasca: con la pandemia l’asilo nido del figlio è stato chiuso e inoltre sono arrivati i soldi del governo per aiutare le famiglie. Michelle ha scaricato l’applicazione di trading online Robinhood e ha iniziato a comprare azioni. Il momento era favorevole: dal marzo 2020 in poi l’indice della borsa di Wall Street si è inerpicato lungo un poderoso rialzo. Ma all’inizio del 2021 lo sguardo della piccola investitrice è caduta sulla quotazione del Bitcoin, la criptovaluta più famosa del mondo…

Il suo valore stava crescendo a una velocità incredibile e la donna non voleva perdere una così ghiotta occasione di guadagno. Non poteva certo immaginare quale baratro le si sarebbe spalancato davanti agli occhi dopo pochi mesi. Iniziò comprando Bitcoin per 500 dollari, via via l’investimento è salito fino a 30 mila dollari ma a un certo punto, alla fine dell’anno, la criptovaluta ha imboccato una discesa senza freni: dai 56 mila euro di inizio novembre 2021 è precipitata fino ai 18 mila euro di giugno 2022 con un ribasso del 68 per cento. La Milkowski ha gettato la spugna in maggio, accusando una perdita di 8 mila dollari.

La sua storia è stata raccontata dalla National Public Radio ed è solo una delle tantissime testimonianze raccolte dai media americani tra i milioni di risparmiatori che si sono inoltrati nell’avventuroso mondo delle criptovalute. Le loro esperienze dimostrano due cose: la prima è che l’investimento in Bitcoin e simili è estremamente popolare. La seconda, che è anche particolarmente pericoloso. Il fenomeno delle critpovalute decolla nel 2009. L’idea è quella di creare un sistema di pagamenti sicuro e sganciato dal controllo delle banche centrali. Come spiega il sito della società di ricerca finanziaria Morningstar, si tratta di «una valuta “nascosta”, ossia utilizzabile solo se si ha un codice informatico, detto chiave di accesso. È anche detta moneta digitale o virtuale perché non esiste in forma cartacea o di moneta e non è regolata da un’autorità centralizzata, ma garantita dalla criptografia. Può essere scambiata tra i partecipanti a una transazione senza l’intermediazione di una banca, direttamente tra dispositivi informatici».

Sfuggendo probabilmente alle intenzioni dei loro ideatori, le criptovalute si sono trasformate anche in una forma di investimento e di frenetica speculazione. E si sono moltiplicate: oggi sono più di 10 mila quelle in circolazione nel mondo digitale. Le performance spettacolari messe a segno dalle quotazioni hanno attirato sempre più risparmiatori che a loro volta hanno gettato carburante nei motori delle criptovalute. Nel 2015 il loro valore di mercato era di appena 5,2 miliardi di dollari. Nel novembre del 2021era salito all’incredibile cifra di quasi tremila miliardi di dollari. «In altri termini, le valute digitali sono diventate il quarto asset finanziario più popolare dopo le azioni, i fondi e le obbligazioni» sostiene Morningstar.

E questo è avvenuto nonostante le avvertenze lanciate dalle autorità di controllo e i veti della Cina che ha messo al bando le valute digitali. Sul sito della Consob, lo sceriffo che vigila sulla Borsa italiana, si legge che «le monete virtuali non hanno corso legale in quasi nessun angolo del pianeta e dunque l’accettazione come mezzo di pagamento è su base volontaria; non sono regolate da enti centrali governativi, ma sono generalmente emesse e controllate dall’ente emittente secondo regole proprie, a cui i membri della comunità di riferimento accettano di aderire». La Consob avverte che «l’assenza di un quadro giuridico preciso determina l’impossibilità di attuare un’efficace tutela legale o contrattuale degli interessi degli utenti, che possono, pertanto, trovarsi esposti a dover subire ingenti perdite economiche, ad esempio in caso di condotte fraudolente, fallimento o cessazione di attività delle piattaforme online di scambio presso cui vengono custoditi i portafogli digitali personali (i cosiddetti e-wallets)». L’ultimo caso riguarda la piattaforma Solana che ha subito un attacco hacker, provocando una perdita di alcuni milioni di dollari per i risparmiatori. Il furto coinvolge diversi tipi di e-wallets, utilizzati sui telefoni cellulari. Anche se complessivamente la capitalizzazione delle criptovalute è crollata a circa mille miliardi, un elefante continua ad aggirarsi nella cristalleria delle finanza mondiale ed è impossibile non notarlo.

A preoccupare le autorità di controllo è la spettacolare diffusione tra i risparmiatori di uno strumento estremamente volatile la cui crisi abissale ha provocato la perdita di circa duemila miliardi di dollari e ha sollevato interrogativi sui rischi di contagio nell’intero sistema finanziario. A trascinare verso il basso le quotazioni delle criptovalute è stato soprattutto l’aumento del costo del denaro collegato alla ripresa dell’inflazione. La Federal Reserve di Jerome Powell ha portato i tassi di riferimento al 2,5 per cento. E quando la liquidità si ritira, lascia dietro di sé una serie di relitti tra chi propone gli investimenti più speculativi. Così è avvenuto dalla fine dello scorso anno con le monete digitali: la fuga dalla criptovaluta Terra, fondata da Daniel Shin e Do Kwon, ne ha provocato lo sganciamento dal dollaro e di conseguenza il tracrollo della collegata Luna. Poche settimane dopo è stato il turno di Three Arrows Capital, un hedge fund di criptovalute con sede a Singapore e creato da Su Zhu, la cui caduta ha poi innescato il fallimento di molte altre società del settore come Voyager Digital e il prestatore di criptovalute Celsius. Vauld, con sede a Singapore, è stata l’ultima piattaforma di criptovalute a sospendere i prelievi dei clienti a causa del forte calo del mercato.

Ma è illusorio pensare che la pesante botta subìta dalle monete digitali le farà sparire dalla scena. Gabriel Debach, Italian Market Analyst della piattaforma eToro, sostiene che «le valutazioni delle criptovalute sono certamente depresse ed è impossibile dire quando il loro valore si stabilizzerà. I prezzi si sono mossi di pari passo con le azioni, che hanno sempre più tenuto conto dei rialzi dei tassi e di una possibile recessione. Tuttavia, ci sono ancora nuovi investitori che acquistano un’ampia selezione di “criptoasset” e molti altri che mantengono il proprio investimento, il che indica come il mercato abbia ancora un futuro solido agli occhi degli investitori fai-da-te». Già si intravede una possibile fase di recupero delle quotazioni: Simon Peters, Crypto Market Analyst di eToro dice che «in luglio le criptovalute hanno registrato una mini-ripresa. Il Bitcoin è salito di circa il 20 per cento dai minimi di giugno, l’Ethereum di circa il 60 per cento. I timori di “contagio” sul comparto, scatenate dal crollo di Terra, Celsius, Three Arrows che hanno avuto un ruolo importante nel recente calo dei prezzi, sembrano essersi raffreddati.

Nei prossimi mesi, se gli indicatori economici previsionali continueranno a essere deboli e il rischio di recessione aumenterà, i mercati azionari statunitensi e a loro volta i mercati delle criptovalute, data l’elevata correlazione, potrebbero subire un calo. Allo stesso tempo, però, le “cattive notizie” potrebbero essere in realtà delle “buone notizie”: se i dati economici dovessero essere scarsi il mercato potrebbe iniziare a ipotizzare che la Federal reserve abbandoni la sua attuale posizione restrittiva e potenzialmente tornare ad allentare la pressione, innescando un ulteriore rally». Ma se l’elefante continuerà la sua passeggiata nelle stanze della finanza, le autorità non potranno continuare a far finta di nulla. La Sec, cioè la Consob americana, è preoccupata e il suo presidente Gary Gensler ha dichiarato in un’intervista a Yahoo Finance del 14 luglio che gli investitori in criptovalute «trarrebbero beneficio da una protezione degli investitori intorno a questi vari fornitori di servizi». Ormai il vaso di Pandora è aperto e una regolamentazione delle criptovalute è diventata indispensabile.

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