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Nella palestra dei campioni (dei videogame)

Nella palestra dei campioni 
(dei videogame)

Si trova a Roma, a pochi passi dal Colosseo, realizzata in una dimora storica completamente trasformata con schermi, simulatori, computer all’avanguardia. Panorama, in esclusiva, è entrato nella prima gaming house italiana. Un luogo dove gli «atleti del joypad», professionisti degli e-Sport, si allenano a vincere trofei mondiali (e premi milionari).


Si allenano 8-9 ore al giorno, studiano gli avversari e analizzano la parte tattica sotto la guida dello staff tecnico. Contano su una palestra per modellare il corpo, ma anche sull’aiuto di psicologi e mental coach per tenere a bada lo stress. Sono atleti, ma invece dei muscoli di tutto il corpo usano solo occhi e mani.

La loro fortuna (e quella dei team che li ingaggiano) passa dalle abilità manuali, cioè da come sanno muoversi in campo con gamepad, mouse e tastiere. Parliamo dei professionisti del gaming, giovani da 15 a 35 anni che inseguono il sogno di vincere campionati, coppe, Europei e Mondiali, individuali e a squadre. Perché gli eSports – le competizioni organizzate per i videogiocatori – non sono più popolate da nerd e smanettoni, ma da professionisti che si allenano come atleti olimpici. Per ottenere titoli, ma soprattutto i premi milionari in palio.

Panorama è entrato, in esclusiva, nella «palestra» dove gli atleti dei videogame si allenano. A Roma, a pochi passi dal Colosseo, è appena stata inaugurata la prima gaming house italiana. Un luogo fisico dedicato al mondo digitale per far incontrare gli oltre 40 membri, provenienti da otto paesi diversi, che annovera nel suo team. Una sorta di Coverciano, il centro tecnico federale vicino a Firenze che è la casa della Nazionale di calcio, ottenuto dalla trasformazione di una dimora storica convertita in casa per gamer, che qui si ritrovano a coppia o in gruppo (massimo 6 alla volta) per dare un volto al compagno di reparto e perfezionare il feeling nato davanti al monitor.

Una curiosità: a credere nel talento (e nelle potenzialità economiche derivanti dalle vittorie) sono stati calciatori famosi come Daniele De Rossi, Alessandro Florenzi, Marco Parolo, Federico Peluso, Vlad Chiriches e Sergio Floccari tanto per citarne alcuni. Loro sono investitori di Mkers, la più rilevante azienda eSport italiana nonché la prima Spa di settore che ha costruito la gaming house romana.

«In gara ci sono pochi minuti per lavorare sulle impostazioni della squadra prima del via alla sfida, quindi è cruciale l’amalgama, specie in difesa» racconta Ilyass Kamal, in arte IlySZN, uno dei più forti giocatori italiani di Nba 2K (videogame di basket) e capitano della e-Nazionale azzurra, che riesce a districarsi tra i tornei e gli studi di economia all’Università di Firenze, con il sogno di approdare nella lega ufficiale Nba. «Negli Stati Uniti c’è maggiore competitività e girano molti più soldi, ma giocando contro di loro con le rispettive nazionali, seppur in amichevole, siamo stati in partita fino alla fine, una soddisfazione».

Chi alla fine ci è arrivato alzando la Coppa del mondo di Fifa (simulazione di calcio) è «Prinsipe», all’anagrafe Daniele Paolucci, 25 anni, romano, cresciuto nel vivaio della Roma (quella reale) per poi abbandonare il pallone e regalare magie alla PlayStation. Come il suo nuovo compagno di squadra, il 22enne pugliese Cosimo Guarnieri, al vertice delle classifiche internazionali, lui è uno di quelli che lavora giocando, è stipendiato con ricavi che dipendono dalle prestazioni.

Al salario fisso che va da mille euro per gli ultimi arrivati a 5 mila per le stelle più note, con punte di 10 mila per i fenomeni del joystick, vanno aggiunti i bonus e i premi ottenuti con i successi nei tornei. «Giocare è la mia passione, però per primeggiare bisogna lavorare duro, perché si impara sempre. Oltre alle vittorie, poi, è importarte farsi conoscere» spiega Paolucci, rivolgendo il pensiero ai canali social e a Twitch, la piattaforma di live streaming di Amazon dedicata ai videogiochi, dove i massimi interpreti dei vari e-Sport si ritrovano per mostrare le proprie abilità davanti a migliaia di fan che li seguono e fanno acquisti virtuali, incrementando i ricavi dei giocatori.

Che siano titoli sportivi come Tennis World Tour, sparatutto come Rainbow Six Siege o titoli strategici come Teamfight Tactis, per i giocatori è necessario seguire un certo stile di vita, così da evitare che le prolungate e quotidiane sessioni di allenamento ne condizionino la salute.

«I ragazzi possono contare su psicologi, nutrizionisti e altre figure professionali cui rivolgersi in caso di problemi di qualsiasi natura» spiega Diego Hicham, eSport manager di Mkers con una lunga esperienza nel mondo gaming, talent scout di campioni del joypad. «Seguiamo il loro percorso su tutti i fronti, a cominciare dagli studi, e in caso di minorenni, considerando che l’età minima per giocare spazia tra i 15, 16 e 18 anni, ci interfacciamo sempre con i genitori. Cerchiamo profili giovani, perché acquisiscono informazioni con maggior facilità mentre, seppur non ancora ammessi, i team misti ci interessano, anche perché le giocatrici sono in grandissimo aumento».

Secondo una ricerca Nielsen presentata da Iidea, l’associazione che rappresenta l’industria tricolore dei videogiochi, sono più di 1,6 milioni gli italiani che seguono un evento di eSport più volte a settimana (più 15 per cento rispetto al 2020, per un incremento in percentuale superiore a Regno Unito, Francia e Germania), con un impatto economico che si aggira sui 47 milioni di euro.

Un «nuovo mondo sportivo» non poteva certo lasciare indifferenti chi grazie allo sport (quello vero) è diventato ricco, e chi alle console deve ore di allegria, risate e divertimento per le sfide con i compagni nei ritiri pre partita. L’elenco degli ex calciatori oggi imprenditori nel ramo eSport (oltre a quello di Mkers) è lungo: Christian Vieri e Bernardo Corradi hanno creato «Power, Leadership & Balance», progetto per lanciare giovani videogiocatori verso una carriera professionista, prima di loro sono arrivati Ronaldo il Fenomeno, Ronaldinho, Garreth Bale, Mesut Özil, Antoine Griezmann e Gerard Piqué, solo per citare i più famosi.

Per quanto indietro rispetto al Nord America e ad alcuni Paesi europei, dove le gaming house sono diffuse e molto più estese, la gaming house della capitale è la dimostrazione di un fenomeno che conquista spazi e attenzione. Basti pensare un brand come Mercedes-Benz ha deciso di sponsorizzare l’intera struttura.

La mossa fa parte di un investimento su scala globale della casa tedesca in questo settore. Nel caso di Mkers e della gaming house romana il prossimo step è la formazione di un team e-racing, con l’ultimo dei quattro membri che sarà selezionato entro fine anno tramite il programma Be the Next Driver.

Nel frattempo, i piloti già selezionati prendono le misure dei circuiti allenandosi con il simulatore di corse virtuali già installato a Roma che regala un’esperienza di guida che nulla ha da invidiare a quella reale. n

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