Era inevitabile: su Instagram abbondano gli hashtag e viaggiano spediti oltre la soglia dei 3 milioni di post. Sono «#libraryporn», «#bookporn» e altre variazioni letterarie sul tema del «#foodporn»: montagne di libri, scatti di scaffali e volumi, seducenti e provocanti per la loro bellezza esagerata. Uno sproposito di immagini da scorrere, commentare, sigillare con un cuoricino o arricchire con il proprio personale contributo, pescato in giro per il mondo.
Le biblioteche sono sempre state luoghi affascinanti, depositi di memoria, collezioni di conoscenza. Grazie alla creatività di grandi architetti e il rimbalzo amplificato dei social network, sono anche diventate destinazioni in sé. La ragione principale per visitare una città o lanciarsi verso una deviazione improbabile in una meta di periferia.

«Sono divenute simboli di cultura, indipendentemente dalla loro appartenenza a un singolo individuo, a un’istituzione o perfino a un’intera nazione» si legge nella presentazione del saggio La biblioteca. Una storia mondiale (Einaudi), opera corale di James Campbell e Will Pryce, che hanno, nell’ordine, raccontato e fotografato gli interni di meraviglie sparse in tutto il pianeta.
Nonostante la molla del loro ritrovato successo sia tecnologica, il piacere che trasmettono è analogico. Spingono a rallentare, fermarsi, curiosare, godersi un momento di silenzio. Vagare tra i piani, rapiti dall’illustrazione sulla copertina di un romanzo o un titolo originale; attratti da una sezione che pare impossibile faccia categoria a sé, invece eccola lì.

I progettisti, gli va riconosciuto, hanno saputo mescolare bene i livelli: sono riusciti a coniugare la magnificenza estrema con la trappola del dettaglio, con l’accorgimento che prolunga la permanenza dell’ospite all’interno. Per esempio, la biblioteca di Stoccarda, una carezza per gli occhi, un trionfo di bianco, invita ad attardarsi in percorsi pedonali: a esplorare ogni piano tramite scale di raccordo, prima di accomodarsi su un divanetto provvisto di prese elettriche per ricaricare lo smartphone e godersi qualche pagina. Lo stesso accade a Seul, alla Starfield Library, dove ci sono tavolini per la consultazione e persino un bar che serve torte squisite, con vista sul viavai attorno agli scaffali che fa da panorama. A Porto, la Livraria Lello è così gettonata da avere costretto i proprietari a imporre un biglietto per contingentare gli accessi: l’ingresso da 5 euro vale come sconto per l’acquisto di un libro. Così, oltre a un post per Instagram, ci si porta via un romanzo: il lasciapassare per un altro viaggio.