Nuove piattaforme virtuali e interattive, studiate per i bambini con disturbi dell’apprendimento, adottano le stesse strategie dei videogiochi per alleviare stress e ansia, potenziare concentrazione e memoria e far raggiungere una maggiore autonomia.
Fare la spesa, prepararsi da soli la merenda, fare i compiti a casa e occuparsi della propria igiene sono alcuni dei gesti quotidiani che, per quanto semplici, possono causare stress nei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico (in Italia , le cifre diffuse in occasione della Giornata mondiale dell’autismo, il 2 aprile, parlano di una diagnosi su 77 fra i 7 e i 9 anni). A ridurre l’ansia e rendere piacevole l’apprendimento oggi viene in aiuto quella che si chiama «Gamification assistenziale»: una rete di app e piattaforme virtuali che adottano le strategie dei videogiochi e della realtà aumentata applicandole all’autismo lieve-moderato (di livello 2) nella fascia d’età 6-13 anni. Obiettivo: far raggiungere una buona autonomia, trasformando azioni domestiche e attività sociali in sequenze «ludiche» da riordinare e memorizzare.
Dall’idea di Anffas, l’Associazione nazionale famiglie e persone con disabilità intellettiva, nasce così l’app Al Coach, un passatempo che stimola il bambino a imparare senza il peso della tradizionale terapia riabilitativa, grazie a un personal trainer virtuale. «Quest’app è in grado di sollecitare, raccogliere, misurare, elaborare e restituire informazioni per rafforzare le abilità comunicative e relazionali, così come l’autodeterminazione» spiega Emanuela Bertini, direttrice generale di Anffas Nazionale. Il sistema possiede due interfacce, per il paziente e l’operatore, mentre i messaggi con il coach guidano nello svolgimento di alcune attività (per esempio salire su un autobus virtuale), rassicurando l’utente quando la stessa azione deve essere svolta nella realtà.
Proviene invece dal Dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria del Politecnico di Milano il Progetto 5A, un simulatore che integra realtà aumentata e immersiva, stimolando l’apprendimento con esperienze coinvolgenti in grado di suscitare emozioni positive. L’app funziona grazie a ologrammi che, attraverso visori a basso costo, creano un «ponte» tra il mondo virtuale e la società, unendo le immagini di oggetti fantastici a quelle tratte dall’ambiente. La piattaforma suggerisce al bambino, in tempo reale, la soluzione esatta a un problema, abituandolo in seguito ad affrontare la stessa circostanza (come un viaggio in treno o sulla metropolitana).
I bambini con autismo sono spesso insicuri, e su questo lavora Wall of Life, un’applicazione ideata dalla società francese di servizi digitali Sopra Steria insieme con la onlus siciliana I Corrieri dell’oasi. «Il software prevede tre livelli di difficoltà crescenti ed è stato già testato sui ragazzi della nostra struttura» dice Simonetta Panerai, presidente della onlus. «I giovani sono attratti da colori, suoni e movimenti e man mano che affrontano le prove migliorano le loro abilità».
L’educatore virtuale dentro Wall of life istruisce per esempio a leggere la lista della spesa; con un touch sullo schermo si materializzano gli scaffali di un supermercato, con i tanti prodotti tra cui scegliere. Ancora un paio di click e si impara a riempirsi lo zaino per la scuola, stando attenti a non sbagliare i libri. Wall of Life è facilitata dall’uso dei dispositivi Kinect, gli stessi associati alle console di videogames. Proprio come accade nei videogiochi, si migliora il proprio livello dopo aver effettuato un numero sempre maggiore di azioni corrette. I ragazzi si allenano nell’ambiente familiare, mentre uno staff medico segue i progressi a distanza.
A consolidare abilità pratiche e semplificarne l’apprendimento è anche SuperVAI, doppio acronimo tra Superability e Visual Autism Improvement, che migliora le capacità visive e mnemoniche (progettata dalla Fondazione onlus Sacra famiglia). Dopo aver scattato foto a oggetti di uso comune, il programma li mostra in maniera casuale: così, se si tratta di lavarsi i denti, si dovranno mettere in ordine le foto di spazzolino, dentifricio, lavabo e asciugamano, nella corretta successione, salvando poi la sequenza in un’agenda virtuale. Tutto questo serve a cavarsela nella quotidianetà di ogni giorno in modo pragmatico (una delle cose più difficili per molti bambini con spettro autistico, che non di rado si accompagna a ritardo cognitivo), ma – cosa ancor più importante – aiuta a rafforzare il carattere, potenziando attenzione, immaginazione e memoria. Caratteristiche che per noi sono scontate, ma per questi minori significano la conquista dell’indipendenza.