Si avvicina a un milione di follower regalando dritte per usare TikTok e Instagram. Angelica Siciliani Fendi, ovvero Angie Tutorials, semplifica la tecnologia con brevi video pratici e un libro per comunicare meglio online.
E’ successo tutto nel tempo breve di una notte. La mattina dopo, il suo telefono era una valanga di notifiche, un oceano di like, commenti e messaggi. Prodigi di un video postato su TikTok, che spiegava come inserire un effetto speciale su una storia Instagram: il contenuto era diventato virale, le aveva fatto guadagnare 10 mila follower in un colpo solo. «È stato assurdo, pauroso, mi è venuto un mezzo attacco di panico. Ho svegliato il mio ragazzo che dormiva accanto a me, l’ho pregato di aiutarmi a rispondere alle tante persone che continuavano a scrivermi, a farmi domande» ricorda oggi divertita Angelica Siciliani Fendi, per tutti Angie Tutorials. Un nome, anzi un nickname, con dentro un obiettivo: semplificare la tecnologia, smontare la complessità dei social proprio lì, sui social. Svelare come funzionano, mostrare come usarli al meglio attraverso lezioni flash. Per riuscirci, ha scelto una modalità intuitiva, alla portata di tutti, inclusi i più negati e reticenti: nel format tipico si vedono le sue dita trafficare sul display, così è facile imparare e replicare ciò che fa. Nipote di Alda Fendi, tra i numi tutelari dell’arte contemporanea in Italia, Angelica ha trovato, nell’intangibilità del digitale, una strada autonoma distante dal mondo analogico: oggi tra TikTok, Instagram e YouTube conta quasi un milione di seguaci. E le grandi aziende fanno la fila per averla come coach, per provare a capire a loro volta come districarsi tra le mille opportunità della rete. Angie è il loro angelo custode. E anche il nostro.
Perdonerà la sfacciataggine: con tutto quello che poteva fare online, perché concentrarsi su argomenti da nerd?
Perché sono una nerd, ho sempre avuto voglia di capire come funzionano le cose. Da piccola chiedevo a mia madre perché l’aria calda usciva dall’asciugacapelli. In più, non so far ridere, non mi restava che approfondire un tema serio, però attuale e interessante.
Si aspettava il successo?
Come chiunque, mi sono ritrovata bloccata in casa durante la pandemia. Per gioco, mi sono messa alla prova su TikTok. I miei tutorial sono brevi, rispondono a domande specifiche, danno quello che promettono senza rubare l’attenzione della gente per 20 minuti. Mese dopo mese, ho capito che si può creare un business dalla propria cameretta con uno smartphone. Aveva ragione Andy Warhol.
Siamo dei predestinati della celebrità?
Senza dubbio i social aiutano, non sono come la televisione, dove in pochi riescono ad arrivare. I social sono aperti, democratici, basta impegnarsi.
È una ricetta vaga.
Di solito, condenso la formula in tre «C»: costanza, contenuto, creatività. Occorre pazienza, trovare qualcosa da dire, comunicarlo in modo originale. Il resto sono bufale: non serve chissà quale hashtag, non c’è un orario giusto per pubblicare un post. Un video può diventare virale in qualsiasi momento.
Ci sveli un segreto per dare una spinta alla sorte.
Non posso, non esistono scorciatoie. È necessario fare pratica, imparare a usare gli effetti e le funzioni delle piattaforme. Scaricare applicazioni come Capcut, un programma gratuito per perfezionare i propri video. Non vergognarsi di chiedere, magari a qualcuno più giovane. Non ci vuole tanto, sono strumenti semplici. TikTok è pieno di creator che hanno 80 o 90 anni.
Non usa mai la parola influencer. Non le piace?
Gli influencer condividono la loro quotidianità, il pubblico ama riconoscersi in quello che fanno. Io intrattengo chi mi segue, tentando di lasciargli qualcosa di utile.
Ha persino scritto un manuale per principianti. Insegna a essere creativi sul web.
Nulla di cattedratico, è un testo da leggere con il telefono in mano, ricco di codici Qr che portano a video di approfondimento, a tutorial sui singoli temi. È stato impegnativo finirlo, ci ho messo dentro tanto. Sono ridiventata bambina: mia madre mi aveva regalato un biglietto da visita, lo tengo ancora qui con me. Come professione, aveva messo «scrittrice».
Lei è nipote e figlia d’arte. Sua nonna ha una fondazione, sua madre una galleria. Crescere tra quadri e sculture l’ha ispirata?
Capita che qualcuno entri in un museo d’arte contemporanea, veda un’opera e dica: «Potevo farlo anch’io». Intanto quell’opera esiste, è lì. Online vale lo stesso ragionamento: possono sembrare cose semplici, la differenza è realizzarle e pubblicarle. Giudicare è troppo comodo.
Qual è l’opinione in famiglia di un lavoro così anticonvenzionale? Lo trovano bizzarro?
All’inizio non ho raccontato a nessuno di aver aperto un profilo. Se mi avessero detto che era una perdita di tempo, ci sarei rimasta male. Poi è stato tutto diverso, ho iniziato a collaborare con i primi brand, è arrivato il libro, un mezzo che anche mia nonna apprezza.
Le ha spiegato nel dettaglio cosa fa?
È una persona curiosa, aperta. Magari non comprende le sfumature, ma ha capito subito che è una cosa mia, che mi piace, mi rende felice. Ho sintetizzato l’essenziale: ecco, diciamo che le ho fatto un tutorial.