Home » Attualità » Esteri » L’Isis sta tornado ed il mondo dorme

L’Isis sta tornado ed il mondo dorme

L’Isis sta tornado ed il mondo dorme

10 mila uomini a disposizione, sempre più feroci e autori di attentati ed attacchi in Siria ed Iraq. Il tutto nel silenzio e nell’indifferenza del mondo, come una decina di anni fa. L’Isis torna a fare paura.


Un razzo Katyusha è caduto ieri pomeriggio nei pressi della base di Ain al-Assad, nell’Iraq occidentale, dove è dislocato un contingente americano. L’attacco è arrivato a due giorni dall’elezione a presidente dell’Iran dell’estremista Ebrahim Raisi. Una vittoria salutata con grande entusiasmo dai gruppi estremisti pro-Iran che vorrebbero che anche l’ultimo contingente Usa lasciasse il paese. La base presa di mira dai terroristi che si trova nella provincia di Anbar, è stata attaccata diverse volte, l’ultima all’inizio del mese di giugno. Oggi circa 2.500 soldati statunitensi rimangono nel Paese nell’ambito della coalizione internazionale contro l’ISIS e sebbene sia la più bassa presenza militare statunitense in due decenni e l’ISIS abbia perso un territorio molto significativo, permangono forti timori di una rinascita in caso di ritiro totale delle truppe. Mentre l’attenzione internazionale è rivolta ancora alla pandemia iniziano a ricredersi coloro che dopo la caduta dell’ultimo bastione della resistenza dello Stato islamico si erano lasciati andare a previsioni ottimistiche sul futuro del “Siraq“.

L’Isis sta tornado ed il mondo dorme
L’Isis sta tornado ed il mondo dorme
L’Isis sta tornado ed il mondo dorme

Se è vero che il 23 marzo 2019 il califfato voluto da Abu Bakr Al Baghdadi si sgretolo’ definitivamente come realtà statuale, migliaia di irriducibili molti dei quali foreign fighters europei, riuscirono a fuggire da Al-Baghuz Fawqani (ultimo bastione jihadista) diretti nelle zone desertiche siriane e in quelle irachene. Con la morte di Al Baghdadi avvenuta il 27 ottobre 2019, l’Isis oltre scegliere il misterioso Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurayshi come nuovo leader, ha modificato la propria struttura di comando (dove spiccano come sempre gli iracheni), dotandosi di una struttura organizzativa più agile sul territorio. A proposito di numeri secondo gli esperti delle Nazioni Unite, l’Isis può ancora contare su circa 10.000 combattenti sparsi tra Siria e Iraq ai quali vanno aggiunti tutti i detenuti (uomini e donne) nei campi di prigionia come quello di Al Hol che si trova nel Nord-Est della Siria, al confine con l’Iraq, dove si trovano più di 70.000 persone, tra cui oltre 11.000 familiari di combattenti dell’ISIS di diverse nazionalità, e decine di migliaia di donne e bambini. Qui comanda l’Isis e le forze curde faticano a contenere le violenze e le continue fughe dei prigionieri.

L’attacco di ieri pomeriggio vicino a al-Sukhna cittadina che si trova nel Governatorato di Homs, tra la città di Homs e quella di Deir el-Zor nel quale sono stati uccisi 5 soldati e sono stati distrutti i loro mezzi blindati, è l’ennesima dimostrazione di come il gruppo terroristico sia sempre più pericoloso e letale. Ormai non passa giorno che l’Isis attacchi militari e polizia, organizzi imboscate, comandi assassini mirati o muova attacchi nell’area desertica di Badiya che si estende da Raqqa, Hama, Homs, Deir ez-Zor e arriva fino a Suwayda. Che il gruppo terroristico abbia ripreso vigore lo mostra anche il fatto che i combattenti dell’Isis non si accontentano più di attaccare solo obbiettivi locali ma anche target di alto profilo come gli uomini delle milizie iraniane e delle forze armate russe presenti nell’area. Questi attacchi secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), hanno portato il bilancio delle vittime al 23 marzo 2019 a 1.458 morti tra le forze governative e i miliziani loro fedeli, tra cui almeno due russi ( uno era un generale), e 152 combattenti fedeli all’Iran.

Abbas Sharifa ricercatore sui gruppi jihadisti presso il Centro di studi Jusoor di Istanbul, ha dichiarato ad Al-Monitor: “Il deserto siriano si è trasformato in un buco nero che inghiotte i convogli del regime siriano , le forze iraniane e russe. Questo nonostante tutte le operazioni militari che hanno condotto contro le cellule dell’IS e nonostante la perdita di un gran numero dei suoi membri e di parte delle sue attrezzature, metodi di rifornimento e nascondigli da parte dell’ISIS”. Queste cellule che ben conoscono la vasta regione di Badiya anche perché molti dei suoi componenti sono nati qui, si muovono perfettamente tra montagne, valli e le numerose grotte agiscono in piccoli gruppi muniti di armi leggere in modo da mettere in atto attacchi “mordi e fuggi“. Stessa tattica viene utilizzata quando gli obbiettivi sono pozzi petroliferi, depositi di fosfati, siti militari e i centri di rifornimento e trasporto che vengono velocemente circondati, minati e fatti saltare in aria anche in pieno giorno che è un ulteriore segnale della rinnovata capacità operativa del Califfato 2.0.

Se la situazione nel “Siraq” preoccupa anche in prospettiva futura, si continuano a trovare le tracce degli orrori commessi dallo Stato islamico ad esempio a Mosul capitale dell’Isis tra il 2014 e il 2017, dove lo scorso 14 giugno sono stati stati riesumati 123 corpi che si trovavano in una fossa comune. Si tratta di una parte delle vittime di una delle stragi più efferate commesse nel 2014 dallo Stato islamico nell’allora capitale irachena del califfato. Nel carcere di Badush circa 3mila prigionieri vennero divisi in base alla credenza religiosa e più di 600 sciiti ebbero la peggio: Molti vennero passati per le armi sul piazzale del carcere mentre altri vennero portati nel deserto dove vennero fucilati e gettati in un burrone. Secondo l’Onu afferma ad oggi in Iraq sono state scoperte più di 200 fosse comuni contenenti i resti di circa 12mila persone. Orrori del recente passato che in futuro si potrebbero ripresentare perché i semi del male qui continuano a fiorire.

© Riproduzione Riservata