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Gli insospettabili del «fake pass»

Gli insospettabili del «fake pass»

Sono avvocati, commercialisti, impiegati…Rifiutano l’iniezione, ma vogliono la certificazione «green». E se la procurano grazie a medici compiacenti pronti a somministrare finte dosi (e che a loro volta non si immunizzano). Trovarli non è difficile, basta rivolgersi ai social «giusti». O al deep web dove, pagando in dollari, euro o bitcoin, si ottiene in poche ore il lasciapassare vaccinale.


Non ci mettono la faccia, e neppure il nome. Si dicono vaccinati, ma lo sono esclusivamente sulla carta. Hanno in tasca il Green pass, e in questo modo entrano ovunque. Quando si parla di no-vax fanno spallucce, spesso li liquidano come degli idioti che fanno molto rumore per nulla. «Perché» come spiega Andrea, professione infermiere, «il sistema lo devi fottere dall’interno, altrimenti non ha senso».

È condensata in questa spudorata certezza la convinzione di centinaia di italiani – secondo le stime di Panorama – che il sistema sono riusciti ad aggirarlo. Si tratta di personale sanitario, ma anche avvocati e commercialisti che dietro i loro colletti bianchi e l’apparenza rassicurante dei professionisti, l’aria di bassoprofilo di chi naviga sotto traccia, i legami intimi e a volte ricattatori, si fregiano del Green pass ma il vaccino non l’hanno fatto. E non lo faranno.

Come Carla, 42 anni, insegnante in una scuola superiore. «Sinceramente io mi reputo una persona normale. Sono laureata, in buona salute e molto attenta all’ambiente. Pratico tutti i giorni yoga e due volte alla settimana faccio volontariato. Credo che esista il Covid-19, ma ho più paura del vaccino che del virus. Capisco perfettamente che vaccinarsi sia un valore morale, ma questa cosa proprio non potevo farmela. E così, perché per andare in classe è obbligatorio la certificazione, ho cercato una scorciatoia».

L’ha trovata attraverso un medico – che chiameremo Michele – amico di vecchia data del padre (vaccinato per davvero), con cui dopo lunghe insistenze riusciamo a parlare. Vive in una città anonima, da quasi vent’anni esercita la professione di medico di famiglia e ci tiene a definirsi refrattario a qualsiasi definizione. Non vuole sentire parlare di no-mask, no-vax, no-Green pass. Considera la sua una scelta intima e personale, condivisa con un ristretto numero di colleghi che punteggiano – fra ambulatori di periferia e strutture sanitarie piuttosto note – tutta Italia.

«Sembro un controsenso, lo so» esordisce. «Vaccino, eppure io non mi sono vaccinato. La verità è che, fosse per me, direi ai miei pazienti di non farlo. Eppure non posso. Mi radierebbero dall’Ordine, perderei ogni cosa. Per questo ho scelto, d’accordo con mia moglie, la strada della carboneria. Da quando sono stato obbligato a vaccinare, avrò fatto almeno una ventina di finte dosi. Ovviamente senza prendere un euro. Tutta gente che aveva bisogno della certificazione, e senza avrebbe avuto parecchi problemi».

Persone, insomma, che rischiavano il demansionamento e ora, secondo le nuove indicazioni, avrebbero dovuto tenere comportamenti molto ristretti. «Ho dato loro la possibilità di vivere normalmente, senza dover fare tamponi ogni 48 ore. L’ho fatto con la promessa che mai a nessuno avrebbero detto la verità e, soprattutto, che avrebbero tenuto comportamenti attenti. Il fatto è che io so bene quanto sia letale il Covid-19, ma non credo affatto che i vaccini siano la soluzione».

Una risposta alternativa alla pandemia, però, Michele non sa darla e commenta che continuerà – come altri suoi colleghi – ad agire di nascosto, perché «per ora nessuno può controllare. I vaccini vengono fatti nella segretezza di una stanza, al massimo con un infermiere, e se i diretti interessati mantengono il silenzio tutto resta invisibile».

Ancora più estrema la posizione di Tommaso, specialista di discreta fama. Ci dà appuntamento su una piattaforma online, ci risponde con un paio di occhiali da sole e una mascherina colorata che ne nasconde l’intero viso. «Da quando si è diffuso il Covid-19, sono diventato due persone: da una parte il medico in prima linea sempre disponibile con i pazienti, dall’altra l’attivista online. Senza rendermene conto, mi sono trasformato in un ossimoro vivente».

Quando pronuncia la parola ossimoro, Tommaso si ferma. «Fare un conto preciso di quante persone ho vaccinato per finta è complesso. In media una ogni seduta vaccinale, dove inoculavo dalle 6 alle 18 dosi». Dei rischi che questi comportamenti producono per la collettività – quasi sia in atto una pericolosa rimozione e autoassoluzione da parte dei diretti interessati – nessuno degli intervistati vuole parlare.

A chiarirli Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo): «Si tratta di un reato, che va denunciato all’autorita giudiziaria. In parallelo, l’Ordine valuterà i connessi aspetti disciplinari».

Per ora, però, tutto resta sotto traccia. «La questione è semplice», spiega Sabrina, segretaria di un centro medico, che ha fatto il fake vax dal suo medico di famiglia quattro mesi fa. «Tutto è nato per caso. Avevo avuto allergie ad alcuni farmaci e avevo molti dubbi. I miei responsabili, dopo l’obbligo vaccinale per le professioni sanitarie, sono stati chiari: o mi mettevo in regola, perché il mio impiego mi obbliga a stare a stretto contatto con il pubblico, o restavo a casa. Allora ne ho parlato con quello che ormai ho battezzato Dott. X».

Sabrina racconta che dopo due settimane era nello studio del medesimo medico, che gli stava applicando un cerotto sul deltoide sinistro. «Ha registrato il vaccino sul portale, e l’ha buttato nel lavandino. Quattro settimane dopo, con le stesse modalità, ho fatto la seconda dose di AstraZeneca. Non ho pagato niente, se non con la riconoscenza. Questo segreto mi legherà a vita a questa persona. I giorni successivi è stato un po’ pietoso fingere i tipici sintomi, dal dolore al braccio alla febbre. Mi vergogno di ciò che ho fatto, ma la paura delle controindicazioni ha vinto su tutto».

Il sentimento di paura – che prende adesso i confini di un’avversità patologica a tutto ciò che è vaccino e farmaco, una ripugnanza morbosa a qualsiasi tipo di prescrizione vissuta come un obbligo da eludere tassativamente – è ricorrente nelle conversazioni con i fake vax. Appare come la molla anche di chi – spesso perché privo di conoscenze dirette – la dose di Moderna, o di Pfizer, l’ha ricevuta digitalmente.

Quotidianamente infatti molti professionisti preferiscono rivolgersi ai tanti rivoli di internet che offrono diverse alternative per ottenere il Green pass senza passare per il vaccino. A cominciare dal deep web o da alcune chat private di Telegram, il social più difficilmente tracciabile anche per la Polizia postale. Entrare in contatto con gli esercenti di questo business nero è piuttosto semplice.

Liam Nuah – per esempio – ci risponde dalla California, domanda in che Paese viviamo e poi, con una prassi collaudata: «Nessun problema. Costa 220 dollari. Ci vogliono circa due giorni, e per il pagamento le possibilità sono Paypal, Zelle, Apple pay, Bitcoin». Quando chiediamo delucidazioni e possibili rischi, è sintetico: «Già fatto per l’Italia. Dopo il pagamento, mandatemi lo screenshot». Medesimo il discorso per Alain, che invece scrive dalla Francia e vuole 300 euro.

«Il sistema è piuttosto semplice» minimizza Gianni, 37 anni, architetto. «Mi sono fidato perché non avevo alternative, ho pagato 400 dollari in Bitcoin e dopo tre ore avevo già tutto».

L’immediatezza e la facilità del sistema hanno attirato l’attenzione degli investigatori che – secondo quanto risulta a Panorama – ogni giorno monitorano chat, app di messaggistica e gruppi social. Solo poche settimane fa la Polizia ha chiuso 32 canali Telegram. Da marzo ad agosto è aumentato del 257 per cento – secondo la società di sicurezza informatica Check point software technologies – il numero di venditori che usano l’app per pubblicizzare falsi Green pass.

Su Telegram attualmente gli esperti denunciano che sono attivi 2.500 gruppi il cui seguito è cresciuto del 566 per cento. Alcuni contano una media di 100 mila follower, altri raggiungono picchi di 450 mila seguaci. I Paesi più coinvolti nella domanda di carte di vaccinazione false sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania. E, oggi più che mai, anche l’Italia.

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