Patenti, tessere sanitarie, certificati vari. Panorama ha contattato chi stampa perfette imitazioni di documenti. E si fa anche pubblicità…
Il video mostra un passaporto con tutte le bande magnetiche e le filigrane al loro posto. Le pagine vengono sfogliate una dopo l’altra al buio, illuminate da una luce viola che evidenzia le bande luminescenti. Sotto il nome, un po’ sgrammaticato, della pagina, «Euroopean papers», l’indicazione che il post è «sponsorizzato». È stata praticata, insomma, una profilazione dei target da raggiungere.
Non è Telegram o il Dark web, dove solo con difficili ricerche è possibile rintracciare un canale utile. Gli spacciatori di documenti falsi per immigrati irregolari diretti in Europa si muovono con una certa sfacciataggine sul social più popolare, Facebook, che accetta perfino il pagamento per post sponsorizzati passati indenni alle verifiche dell’algoritmo dei famosi «fact checker». Forse troppo concentrati nella caccia ai profili della controinformazione, hanno dato il via libera al marketing del passaporto falso.
Qualche ricerca e si risale a un profilo personale che mostra il suk del documento taroccato. Il commerciante virtuale si chiama Mohmoad e si spinge a pubblicare il numero di cellulare cui inviare le richieste. Il prefisso internazionale porta al Regno Unito. Ma i post che accompagnano video e foto dei documenti falsi (gli stessi della pagina che sponsorizzava le proposte) sono scritti in arabo. La propaganda è precisa ed efficace. L’offerta è vasta: «Passaporti per tutti i Paesi europei e arabi». Si possono richiedere anche «carte di soggiorno per tutti i Paesi europei e arabi». C’è una foto di una carta d’identità belga. E Mohmoad precisa subito di poter procurare «carte d’identità nazionali per tutti i Paesi europei». E se si cerca una patente? Un altro video mostra una stampante laser che incide nome e cognome di un africano su una documento di guida italiana.
Dopo la stampa della foto la telecamera riprende la parte posteriore: patente A, B o C. Non è un problema. La composizione grafica appare identica a quella di una patente regolare. La sorpresa arriva quando Panorama, tramite un funzionario della Motorizzazione civile, cerca di verificare a chi corrispondono i dati impressi. Dopo la consultazione del sistema risulta che il numero indicato è assegnato alla patente di guida di un altro cittadino. Chi ne entra in possesso, insomma, per quanto a prima vista si presenti come identica a quella ufficiale, difficilmente sfuggirà a un controllo approfondito delle forze dell’ordine.
Il gran bazar del documento falso promette di accontentare chiunque. L’offerta si completa con «tessera assicurativa sanitaria». «Questi documenti» scrive Mohmoad «sono disponibili per gli arabi e gli stranieri in Europa. Per conoscere tutti i dettagli, contattatemi su WhatsApp». Lo slogan della «ditta» è «Qualità, onestà e fiducia». Mohmoad, che come foto profilo usa un passaporto ucraino (dev’essere un prodotto particolarmente richiesto), fa sapere di vivere a Istanbul. Ha aperto il profilo il 28 marzo, data del primo post con cui pubblicizzava la vendita di un passaporto francese. Poco dopo ne ha pubblicato uno per un visto per gli Stati Schengen rilasciato dalla Repubblica italiana a un cinese. Molto pubblicizzati anche i «certificati di registrazione», documenti che riconoscono il diritto di un cittadino dell’Unione europea a risiedere in un altro Paese membro o in un altro Stato che fa parte dello spazio economico continentale . Di solito viene chiesto ai cittadini che hanno necessità di risiedere all’estero per più di tre mesi e va consegnato al Comune in cui si sceglie il domicilio e alla polizia locale.
Appare molto ben imitata anche la «gesundheitskarte», ovvero la tessera sanitaria tedesca, con tanto di microchip simile a quello delle carte di credito e il simbolo del celebre uomo vitruviano di Leonardo da Vinci stampato sulla sinistra del documento. Non mancano le certificazioni per i Paesi Commonwealth. E che tutto si svolga senza particolari timori o vergogna lo dimostra la risposta di Facebook a uno degli avvertimenti inoltrati da Panorama: «Il video che hai segnalato è stato esaminato. Dal momento che violava i nostri standard della community, abbiamo provveduto a rimuoverlo. Ti ringraziamo. Comunicheremo a “Euroopean papers che il suo video è stato rimosso», ma non forniremo informazioni sulla persona che ha inviato la segnalazione». Il video, insomma, è stato ritenuto non degno di restare sul social. Ma quando la sponsorizzazione è stata approvata nessuno dal centro di controllo per le attività pubblicizzate (che in alcuni Stati europei, come l’Italia, necessitano di un profilo controllato e autorizzato dal social e, oltre alla carta di credito, viene chiesto di fornire un documento d’identità) l’ha valutato come in violazione degli standard. Inoltre la pagina Facebook che l’ha messo in circolazione è ancora online. E per i fact checker evidentemente va bene così.