Inchiesta esclusiva nel lato più oscuro della Rete per incontrare chi offre una vasta scelta di «servizi criminali». Fino ai più estremi. Perché anche l’odio ha il suo mercato.
L’assassinio è la soluzione più pratica per risolvere le controversie personali. Ordinare un sicario non è mai stato così facile, qui è possibile assumere un sicario professionista come una pizza». Non sono ovviamente parole nostre, ma di un presunto killer a pagamento. Abbiamo intrapreso un viaggio nel Dark web, un mondo digitale dove domina l’illegalità, ed è stato tutt’altro che semplice. E questa è la cronaca di come, nel lato buio della Rete, si sviluppi un mercato alimentato dalla domanda e dall’offerta di un «bene» spaventoso: l’odio.
«Gestisco una rete di assassini freelance, disponibili a uccidere al momento giusto. Tutto ciò che dovete fare è inviarci un’e-mail, insieme ai dettagli e attendere ulteriori istruzioni. Tutte le comunicazioni avvengono attraverso i nostri moduli online sicuri» ci dice in una chat criptata un «mediatore di servizi» che negozia preventivamente il prezzo e ci aiuta nella ricerca della prestazione più adatto, neanche fosse un consulente assicurativo. Lo sconcerto non finisce qui.
Nel mondo parallelo di Internet si può affittare di tutto: documenti contraffatti, droga, materiale pedopornografico, armi, dati sensibili e credenziali hackerate, organi umani. E, appunto, omicidi su commissione. Che è esattamente ciò che abbiamo cercato. Attenzione, non si tratta del cosiddetto Deep Web, termine che indica un qualunque sito non indicizzato (Internet conta oltre 550 miliardi di documenti, mentre Google ne indicizza solo due miliardi, circa l’1 per cento). Per accedere al Dark web, che rappresenta meno del 5 per cento dell’intera Rete, è necessario scaricare un apposito browser criptato. Utilizzando Tor, che funziona su una Vpn, una rete privata virtuale, è possibile connettersi a specifici siti caratterizzati da un particolare dominio, quello .onion.
«Se si trova qualcosa di interessante conviene “salvare” il sito, perché a un accesso successivo e con le medesime chiavi di ricerca potrebbe non esserci più, vuoi perché non esiste alcun criterio d’indicizzazione vuoi perché il sito potrebbe essere stato trasferito a un altro indirizzo per evitare di essere rintracciato» ci aveva messo in guardia Katia Trevisan, socia dell’agenzia investigativa Dogma e membro dell’Associazione italiana professionisti security Aziendale (Aispa), anche grazie alla quale siamo riusciti ad andare più a fondo nella ricerca. Dopo aver installato e avviato Tor – con una procedura non immediata, ma alla portata di chiunque – sembra di trovarsi di fronte a un normalissimo motore di ricerca. Digitando parole come «cocaine», «gun», «passport», appaiono dei link che rimandano a siti-vetrina e relativi fornitori anonimi dai nickname fantasiosi: Painkiller, Mojo, Budhha Bros, Sicilian Hitmen Network, Young Guns.
La lingua inglese è fortemente consigliata in questa navigazione, per limitare eventuali localizzazioni. È un consiglio del «mediatore», o meglio un avvertimento. Inserendo una query come «hire a killer», affittare un assassino, la ricerca si fa più complessa. Fino a che non compaiono liste consigliate .onion, e relativi link che rimandano ai servizi disponibili in quel momento. Clicchiamo. La connessione è lenta, probabilmente il segnale deve «rimbalzare» tramite innumerevoli server per non essere rintracciato. Ma una volta aperte alcune di queste pagine, appaiono le modalità di omicidio tra le quali si può scegliere, con tanto di statistiche di successo e relativi costi e descrizioni; vi sono persino fotografie e video esplicativi dell’offerta, per quanto forse false o di mero contesto. Le pagine in questione sono corredate da forum dove è possibile leggere recensioni di precedenti compratori (testuale), visionare listini scontati e selezionare servizi in promozione. Si trovano persino le icone di Facebook, Pinterest, Twitter e Instagram, ma provando a cliccarvi sopra non accade niente, né si viene reindirizzati da alcuna parte.
Un’«azienda specializzata»
Un sito in particolare colpisce la nostra attenzione. Non è graficamente curato come gli altri, che sembrano appunto pagine-vetrina per pubblicizzare un prodotto: è più simile al tradizionale sistema Dos, dove le informazioni sono strisce di parole e poco più. Il suo gestore si fa chiamare Bad Fisher («il cattivo pescatore»): offre un rapimento per meno di 25 mila dollari (spese di trasferta comprese) e l’incendio di un immobile per poco più di 15 mila. Ma quando gli chiediamo un assassinio su commissione, la questione si fa più complicata. Bisogna prima scambiarsi alcune mail: ha bisogno di dettagli per formulare un «preventivo». Ritiene che per l’Italia il prezzo non supererà i 40 mila euro. Vuole conoscere la città dell’obiettivo, e naturalmente il suo nome completo (meglio se corredato da una foto), oltre al sesso, età, altezza e peso approssimativo della vittima. «Cosa fa per vivere, dove lavora o va ancora a scuola?». Queste domande non ce le aspettavamo. È disponibile anche a fare del male a dei minorenni, ma in tal caso il prezzo sale alle stelle. Quando gli chiediamo la cifra per «neutralizzare un ragazzo», ci dice che la «comunità criminale» del Dark web solitamente non accetta simili ingaggi, ma per 150 mila euro si può fare. «Gestiamo una rete di assassini freelance, disponibili a uccidere al momento giusto. Abbiamo un’azienda privata indipendente specializzata in omicidi su commissione affidabili. Prendiamo la nostra attività molto seriamente e forniamo il meglio». Il tono di Bad Fisher è impostato ma accomodante, la sua freddezza è pari alla professionalità. «Per i minorenni consigliamo veleno altamente letale. Sono disponibili Nembutal/Cianuro di potassio e altre modalità di avvelenamento che possono eliminare i vostri nemici in pochi secondi». Il termine nemico ricorre in ogni conversazione e sito di killer a pagamento. «Una volta scelta la modalità e a pagamento avvenuto, eseguiamo entro 5-7 giorni tutti gli accordi. Pertanto, forniteci maggiori dettagli sul luogo di esecuzione. L’accordo prevede il pagamento dell’80 per cento anticipato».
Video scioccanti
Apprendiamo che le transazioni avvengono esclusivamente in Bitcoin, il metodo di pagamento più diffuso del Dark web, con una casistica del 98 per cento. Il sistema è rischioso: prima di accettare l’ingaggio, la maggior parte dei «fornitori» richiede un deposito a garanzia che non va mai sotto l’80 per cento del totale, alcuni pretendono direttamente il 100 per cento.
Decliniamo l’offerta di Bad Fisher, cancelliamo ogni conversazione e proseguiamo la ricerca trovando altri killer a pagamento. Il tono e le modalità non cambiano: «È un personaggio pubblico, un funzionario governativo o un imprenditore? C’è una sicurezza o una scorta permanente? Si muove a piedi o in auto? Vive in un grattacielo, un appartamento o in un villino privato? Entro quanto tempo si desidera che l’ordine venga eseguito?» sono le domande più frequenti.
Uno di questi afferma di appartenere al cartello di Sinaloa, il famigerato gruppo di narcotrafficanti messicani noti per la loro spietatezza. In effetti, le sue «credenziali» sono scioccanti: i video delle esecuzioni che ci invia sono quanto di più raccapricciante si possa vedere nel Dark web. È persino competitivo nel prezzo: un omicidio in strada può costare appena cinquemila euro. Dice che il suo gruppo è in grado di operare in 175 Paesi e ha all’attivo oltre 200 eliminazioni. Gli esperti e le forze dell’ordine che studiano e monitorano il lato oscuro della rete affermano che il più delle volte si tratta di siti «fake» per truffe. Di certo, però questi luoghi e queste persone esistono ed è evidente a occhio nudo come siano diventati il punto d’incontro per «clienti» reali che cercano di pagare per far assassinare qualcuno o reperire merce illegale.
Anche se la maggior parte dei nostri tentativi sono andati a vuoto (spesso si trovano soltanto falsi richiami o siti costruiti appositamente per ricavare denaro dagli sprovveduti), sotto la superficie della Rete è facile imbattersi in concretissime attività criminali.
I casi italiani
A ben vedere, il fenomeno è strutturato e internazionale, ma concentrato in alcuni Paesi: nel 2019, secondo Gitnux, che conduce indagini per valutare i siti aziendali da New York, il 37 per cento degli acquirenti del Dark web si trova negli Stati Uniti, mentre gli utenti in Russia costituiscono circa il 20 per cento della base utenti totale di questa rete fuori da ogni giurisdizione. Sono numeri molto indicativi su chi richiede più facilmente questo tipo di prestazioni.
Il che suggerisce come in Italia l’utilizzo dei servizi criminali in rete sia ancora un evento raro. Ma non inesistente: lo scorso anno l’Fbi americana ha informato la nostra Polizia postale in merito a un 45enne del Trevigiano che sarebbe finito nel mirino di un sicario.
Gli accertamenti della Polizia postale di Venezia hanno dato un nome e un volto all’uomo, ricostruendo l’accaduto: secondo l’ipotesi accusatoria, il mandante dell’omicidio era un 34enne che voleva vendicarsi sul rivale in amore. La tariffa richiesta dal killer? Non altissima: 12 mila euro in Bitcoin.
Poco più dei 10 mila euro che stava per pagare (in quattro rate) un manager milanese 40 enne, da tempo trasferitosi a Roma. Anche in questo caso, si è trattato di «delitto passionale»: aveva dato istruzioni al «fornitore» di sfregiare la ragazza con l’acido e costringerla su una sedia a rotelle. «Cerco un killer italiano» scriveva sul Dark web. «Voglio che resti paralizzata dalla schiena in giù e vada sulla sedia a rotelle, ma le dovete tirare l’acido in faccia senza prendere gli occhi» era il messaggio delirante.
Sarebbe dovuta «sembrare una rapina», perciò all’aggressore consigliava di «sottrarre la borsa della vittima» per dissimulare. «L’anonimato garantito dal Dark web fa cadere freni inibitori e impatto emotivo dell’azione violenta e soprattutto i rischi, agevolando chi non ha contatti col mondo del crimine» mette in guardia la criminologa Chiara Camerani, autrice di Sesso e violenza (Paesi Edizioni, 2021). «La rete diventa così un elemento che facilita quanti, nella vita reale, non avrebbero trovato il modo o il coraggio di compiere un reato. È il delirio d’onnipotenza digitale che convince di poter soddisfare qualsiasi pulsione. Comprese le più malvage».
Decidiamo di concludere questo viaggio allucinante dentro il mercato dell’odio per riordinare e selezionare il materiale davvero utile alla nostra inchiesta. Improvvisamente, il gestore di un sito consultato in precedenza, che si era mostrato poco disponibile, ci contatta e ci fa entrare in una una sorta di stanza virtuale per mostrarci un filmato: un uomo cammina in un vicolo e, dopo pochi attimi, Arriva di spalle una persona che lo accoltella. A morte. Veloce, impietoso, pulito. E nella scena, ripresa da un sistema di sorveglianza elettronica, tutto questo appare spaventosamente normale. n
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