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La realtà distopica del Metaverso (e non è Matrix Resurrections)

Del nuovo mondo creato da facebook sappiamo poco, tranne il fatto che sappiamo chi ci guadagnerà...

È tornato Matrix! Un sequel incredibile, interessante ricco di spunti di riflessione: “Questo è il momento che tu ci mostri cosa è reale”.

Una sceneggiatura che, se vogliamo, assomiglia un po’ a ciò che sta accadendo nel nuovo mondo di realtà digitale: il Metaverso.

Un mondo creato da Facebook che ha deciso di stanziarvi miliardi di dollari.

In questo universo parallelo di realtà aumentata i partecipanti indossano un set di occhiali di realtà virtuale, navigando e vivendo attraverso una versione stilizzata di sé stessi, chiamata avatar, luoghi di lavoro virtuali, luoghi di intrattenimento e molto altro.

Gli utenti potranno a breve anche giocare a dei giochi e forse acquistare alcuni beni virtuali. Alcune delle visioni più espansive e future per il metaverso includono una valuta digitale e un'economia di creatori, capaci di progettare e vendere beni virtuali da negozi altrettanto virtuali, generando denaro nel mondo reale.

Il proprietario del metaverso, naturalmente, tratterrà una percentuale da ogni transazione e presumibilmente userà i dati di ogni utente per vendergli beni reali e virtuali. Se ognuno degli attuali 2,9 miliardi di utenti Facebook spenderà ogni giorno nel metaverso anche pochi centesimi di euro, si può facilmente comprendere il volume degli utili per la multinazionale digitale di Menlo Park.

Questo sistema, per quanto ancora ai primordi, potrebbe avere enormi implicazioni: una realtà virtuale così avanzata nasconde pericoli potenziali di cui non è ancora chiara la portata.

Lo sviluppo tecnologico confonderà i confini tra il virtuale e il reale. Chiunque diventi il padrone del metaverso, avrà accesso a una quantità di dati senza precedenti, assieme a una quantità smodata di potere.

Un mondo distropico con un rischio o un a opportunità per gli utenti. Dipende ovviamente dai punti di vista come lo stesso Morpheus cita nel film “Ti hanno insegnato bene. Ti hanno fatto credere che il loro mondo è tutto ciò che meriti. Ma una parte di te sa che è una bugia. Una parte di te ricorda cosa è reale”

Questi temi sono ben presenti nelle discussioni interne a Meta. Qualche settimana fa, il Chief Technology Officer di Meta, Andrew Bosworth ha messo in guarda – tramite un memo interno che poi è stato pubblicato dal Financial Times - che la scarsa moderazione del metaverso potrebbe rappresentare una "minaccia esistenziale", di fatto suggerendo che il controllo di questa “creatura” sia già potenzialmente difficile.

Nonostante ciò, il progetto sta prendendo forma e avanzando a tutta forza: per far fronte a possibili dilemmi come quelli discussi internamente da Bosworth, Meta ha promesso 50 milioni di dollari da investire in ricerche su questioni etiche e pratiche relative al controllo del mondo che sta creando. “Miliardi di persone che vivono le proprie vite inconsapevoli.

Ma allo stesso tempo ha anche praticamente comprato quasi tutte le aziende che producono qualcosa che assomiglia all'attrezzatura AR/VR (augmented reality, virtual reality) di fatto cercando di monopolizzare questa sfera.

Un mondo parallelo

“In un mondo in cui esistono due realtà – il quotidiano e ciò che giace sotto la superficie – Thomas Anderson dovrà scegliere se seguire il coniglio bianco ancora una volta”.

La creazione di un mondo parallelo controllato unicamente da una singola entità privata pone un dilemma profondo.

Come tutto ciò verrà regolamentato? Chi emetterà moneta? In che modo verranno governate le interazioni fra gli utenti?

Utilizzando i canoni della filosofia politica, potremmo già definire il metaverso uno stato che, sebbene ancora embrionale, rappresenta pur sempre un’entità politica e governativa ben definita. Gestita da un privato, che se ne elegge abriter, ne regola la moneta e vi batte moneta.

Il metaverso, tuttavia, non pone solo temi di filosofia politica. Esso si presta facilmente a divenire il campo libero di comportamenti criminali efferati.

Il riciclaggio di denaro, il cyber bullismo e altri reati che già sfortunatamente avvengono nell’odierna era di internet, potrebbero evolversi e raggiungere derive fin ad ora impensabili.

Altro tema cruciale è la tutela dei dati personali. Nel metaverso non solo condivideremo nostre informazioni, come già facciamo oggi usando Google o Amazon, ma incominceremo a fornire anche input fisici, grazie ai vari strumenti di AR e VR, che permetteranno a Meta di avere una panoramica approfondita della nostra persona: non solo i nostri interessi, ma anche dettagli molto precisi su come il nostro corpo interagisce con ciò che ci circonda.

Il nostro io digitale, l’avatar, sarà osservato, riconosciuto e soprattutto tracciato in tutto.

Già oggi potremmo dire che la privacy non esiste; sacrificata sull’altare della comodità. Ma il metaverso potrebbe portare questo assunto all’estremo. Da una profilazione come quella che possiamo osservare quando navighiamo su internet, quindi di stampo molto commerciale, potremmo arrivare a una profilazione che prende nota del minimo dettaglio di tutto ciò che ci definisce come persone.

Meta sta procedendo a spron battuto, senza che vengano sollevate particolari obiezioni da parte di organi sopranazionali o governativi. Ma lo sviluppo di una tecnologia simile, senza il minimo intervento legislativo a normare questo Nuovo Mondo potrebbe rivelarsi una grossa svista.

Il vero quesito riguarda i principi etici del Meta. Quando cadde il suo antenato Second Life, ciò avvenne perché erano riconoscibili dietro le quinte gli intenti riguardanti il gioco d’azzardo e la pedopornografia. Ora USA e UE sono chiamati a comprendere come nel Meta verrà regolata la gestione dei dati e come vi verrà amministrata la giustizia, ossia a quale legislazione farà riferimento questo universo digitale sui reati più delicati e a quale giurisdizione apparterrà. Tutti temi assai urgenti.

Abbiamo già visto come i social tradizionali siano diventati il Leviatano della contemporaneità; proprio per il disinteresse che ne aveva accompagnato la nascita.

Il rischio ora è quello di ripetere lo stesso errore “Non ce ne accorgiamo ma siamo tutti intrappolati in questi strani ripetitivi loop”.

info: swascan.com

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Pierguido Iezzi