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(Ansa)
Tecnologia

Papà, mi regali il telefonino?

La Rubrica - Come Eravamo

Da Panorama del 15 giugno 2000

"Papà, mi regali un telefonino?". E' questa, complice il rito dei regali di fine anno scolastico, una delle domande sempre più ricorrenti nelle famiglie italiane. Che fare? I dubbi non mancano: da quelli etici a quelli scientifici. Il rebus della presunta nocività delle onde elettromagnetiche emesse dai cellulari è tutt'altro che risolto e la scorsa settimana il Times di Londra ha sollevato un putiferio pubblicando una ricerca secondo la quale sarebbero proprio i bambini i soggetti più esposti ai possibili rischi. Tanta incertezza ha spinto un' associazione di consumatori italiani, la Codacons, a proporre proprio nei giorni scorsi di vietare l' uso dei cellulari ai minori di 16 anni. La battaglia è iniziata. Il telefonino è infatti diventato l' oggetto del desiderio dei teenager ed è sempre più popolare nella fascia di età da 11 a 13 anni. I gestori di telefonia mobile sono già al lavoro per aggredire questa fascia di mercato con pubblicità e azioni di marketing specifiche. Basta un' occhiata alle più recenti campagne televisive dei principali gestori. Per l' Omnitel c' è l' onnipresente Megan Gale, in versione Indiana Jones, che chiede aiuto col telefonino a un ragazzino che non può avere più di 13 anni. E lo stesso vale per i giovanissimi testimonial degli spot Tim, intenti a teleamoreggiare a distanza con l' aiuto dei messaggini sms. Loro, i gestori, non parlano volentieri di questo argomento, ma i produttori di cellulari sì.

"I telefonini sono ormai un bene di largo consumo e la strategia è sempre la stessa: prima si copre il segmento più importante, dopodiché si aggrediscono tutti gli altri" spiega Sergio Ronchi, responsabile marketing della divisione cellulari Philips. "I due segmenti che restano scoperti sono i teenager e gli ultra 50enni. Ma questi ultimi non sono molto appetibili, mentre i ragazzini sono fortemente orientati a questo genere di prodotto. E i gestori stanno investendo moltissimo su di loro, anche perché così facendo li fidelizzano per gli anni a venire. Così è probabile che anche questo segmento di mercato verrà completamente coperto entro breve tempo".

Siamo già a buon punto, comunque. Stando ai dati forniti dall' Eurisko, il 12 per cento dei ragazzini italiani da 11 a 13 anni, ovvero più di 200 mila giovanissimi, possiede un telefono cellulare. E la percentuale cresce al 37 per cento se si contano anche tutti i bambini che usano il cellulare dei genitori. I telefonini fanno la loro comparsa nelle scuole elementari delle grandi città dopo aver colonizzato medie superiori e inferiori; e diventano oggetti ambitissimi per i figli, come la Playstation, come i pupazzi Pokémon.

Ma qual è il limite? A quale età il telefonino è uno strumento veramente utile e non un bisogno indotto dalla pubblicità? Difficile dirlo. Secondo Raimondo Boggia, presidente della società di consulenza Alchera, "il telefonino è uno strumento fondamentale nella struttura della nuova famiglia. Perché nelle società arcaiche i bambini erano controllati a vista, mentre oggi, con entrambi i genitori che lavorano, servono altre forme di sorveglianza".

Luca Erik Pennacchi, direttore marketing della divisione telefonia cellulare dell'Alcatel, si spinge più in là: "Secondo me, qualunque bambino che dispone di una certa indipendenza e che comprende il concetto di responsabilità è un potenziale utente di un cellulare". Il limite di età, dunque, sembra destinato ad abbassarsi ulteriormente e gli oppositori a questo fenomeno, per il momento, quasi non esistono. Anche il sociologo Domenico De Masi, pur dicendosi contrario alle pressioni commerciali dei gestori di telefonia mobile, è incline a giustificare la diffusione totale dei telefonini "che favoriscono" dice "una dimensione dei sensi più estesa". Cosa c' è di male? Assolutamente niente secondo i gestori, le case produttrici e i tanti fautori del telefonino sempre e dovunque. Ma c' è chi ha scelto una maggior cautela.

Il quotidiano londinese "The Times" ha commissionato a un pool di esperti internazionali uno studio approfondito per far luce sugli effetti delle radiazioni emesse dai cellulari sugli esseri umani e ha concluso che, sebbene le ricerche non abbiano rivelato elementi certi che provino la dannosità dei telefonini, esistono comunque dubbi tali da suggerire di limitarne l' uso alle chiamate davvero importanti, soprattutto per bambini e ragazzi, i più esposti al pericolo delle radiazioni. Suggerimento per il momento quasi del tutto inascoltato. L' unico gestore di telefonia che ha deciso di avvertire i propri utenti circa i possibili rischi delle radiazioni è l' operatore statunitense Metrocall, che dall' inizio del 2000 ha incluso nelle comunicazioni pubblicitarie un messaggio che avverte i genitori della possibilità di danni alla salute dei figli. Ma quello di Metrocall resta un caso isolato, tanto fra i gestori di telefonia quanto fra chi i cellulari li fabbrica. La Nokia, gigante finlandese del settore, si trincera dietro un laconico "no comment". "Al momento non esiste alcun dato ufficiale circa la presunta dannosità dei telefoni cellulari" ha dichiarato Maurizio Angelone, neoamministratore delegato di Nokia Italia. "Noi comunque continuiamo a promuovere molte ricerche in materia. E poi la nostra strategia di marketing si ferma ai 14 anni".

Nel frattempo la fiera del telefono-bambino continua in tutto il mondo. In Giappone le scuole hanno proibito l' uso dei cellulari nelle classi, ma il divieto viene regolarmente violato. Uno studio promosso dal governo ha rivelato inoltre che i più giovani stanno progressivamente riducendo le spese in generi alimentari e in svaghi per potersi permettere le sempre più salate bollette telefoniche. In Finlandia, patria indiscussa della telefonia cellulare europea, il gestore Sonera sta installando in molte città distributori automatici di bibite e juke-box per cui si paga digitando un numero speciale sulla tastiera del cellulare. E nelle zone rurali del paese è quasi scontato per i genitori dotare i figli di un telefonino per poterli trovare senza problemi in caso di necessità. Anche la vicina Francia non scherza, visto che i bambini dagli 8 ai 12 anni rappresentano da soli il 15 per cento dei 24 milioni di utenti francesi di telefoni cellulari. C' è una carta prepagata dedicata ai più piccoli che limita la spesa mensile a un massimo di 144 franchi. I bambini, bersagliati da spot e azioni di marketing mirato, si dimostrano naturalmente entusiasti. Per molti di loro un telefonino vale ormai molto più di un capo firmato e i messaggini sms rappresentano un nuovo mezzo di comunicazione. Più della metà dei bambini italiani dai 10 ai 13 anni sono convinti che il telefonino sia un mezzo di comunicazione indispensabile, come emerge da uno studio dell' Eurisko. E ben il 48 per cento di essi si sente più "emancipato" con un cellulare in tasca. Di fronte a tanta determinazione, chi ha voglia di pensare ai rischi? BOX COLORI, MESSAGGINI E PREZZI CONTENUTI Che cosa chiedono i teenager, consumatori molto esigenti ma non sofisticati I telefoni cellulari dedicati a bambini e teenager sono una vera e propria sfida tecnologica per le aziende che li producono. I prezzi di vendita devono essere necessariamente bassi (al di sotto delle 300 mila lire), ma le caratteristiche tecniche non possono essere molto inferiori a quelle dei modelli più sofisticati. Infatti, come spiega il direttore marketing della divisione telefonia cellulare Philips Italia, Sergio Ronchi, "i bambini sono estremamente esigenti in termini di funzioni: vogliono il wap, i software che semplificano l' invio degli sms e anche tante altre caratteristiche". Tra i modelli che stanno riscontrando maggior successo c' è il Bosch Gsm 509, un cellulare dual band che garantisce fino a 4,5 ore di conversazione. Indirizzato ai più giovani, ha il guscio trasparente e si illumina di notte e in discoteca. Piace anche il Philips Savvy Vogue, cellulare dual band supercompleto, con vibracall, chiamata vocale, giochi, bioritmi e la possibilità di allegare agli sms disegni personalizzati. Richiesto dai giovani pure l' Alcatel One touch Gum db, telefonino dual band: disponibile in molti colori, ha il vivavoce integrato, un' autonomia superiore alle 4,5 ore in conversazione e una serie di messaggi sms standard.

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Paolo Conti

Paolo Conti è stato per due decenni giornalista investigativo. Ha lavorato in più di 45 paesi, realizzando numerosi reportage durante l'assedio di Sarajevo, dai Territori Occupati in Palestina e dall'Africa Centrale e dal Sudafrica per il quotidiano La Voce di Indro Montanelli. Ha pubblicato 2 libri-inchiesta editi da Fazi Editore e insegnato giornalismo investigativo all'Università del Gusto di Slowfood.Nel 2009 ha fondato (e dirige tutt'ora) la casa editrice Loft Media, che fra le varie attività pubblica libri ed e-book in Italia e negli Stati Uniti. 

La sua attività giornalistica ed editoriale si è spostata progressivamente verso il data journalism, fino alla nascita, nel luglio del 2013, di Visiwa, che è al momento il punto di riferimento italiano in materia di infografiche, data journalism e data visualization. Dirige inoltre la testata online thebizloft, che ospita quotidianamente i suoi video editoriali.

Vive a Milano in una casa di vetro, ha 46 anni ed è single.

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E anche sul suo sito: paoloconti.net

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