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Smartphone e tablet

Samsung Galaxy Buds Live, la nostra prova

Punti di forza e di debolezza dei nuovi auricolari della casa coreana, che per distinguersi puntano sulla leggerezza, la versatilità nell'uso quotidiano e un'estetica non convenzionale

Il primo approccio è duplice, attraente e insieme respingente. Sono bellissime, non c'è dibattito, non è questione di gusti né di statistica. E no, non perché smantellano il paradigma dell'auricolare spazzolino mozzo, che esce fuori sgraziato dall'orecchio. Quello lo hanno già fatto altri, vedi Sony, Microsoft, Google.

Piuttosto, le Galaxy Buds Live sono esteticamente aggraziate, morfologicamente curate, spontaneamente raffinate. In assoluto, non a paragone con la concorrenza. Ma, si diceva, respingenti perché metterle nell'orecchio non è proprio intuitivo, almeno le prime volte. Di sicuro è la prima che sentiamo il bisogno di recuperare il manuale di istruzioni (un fuscello di carta) per indagare, capire come inserirle in modo stabile, senza farle rovinare a terra e distruggerle ancora prima di accenderle.

Ecco, le nuove cuffiette mini senza fili di Samsung sono sfidanti, reclamano l'attenzione di una riflessione, scansano l'abitudine del tutto troppo uguale. Ma poi, da subito, dimostrano che i dubbi sono più mentali che reali. Già: basta spingerle prima verso il basso dell'orecchio, poi ruotarle un minimo verso l'alto per incastrarle e il gioco è fatto. Più semplice di quanto fosse lecito immaginare. Un bip immediato avvisa che sono connesse, pronte all'uso. Anzi, prima ancora di farle suonare, sono disponibili alla tortura che tra gli utenti ormai accompagna ed esalta questa categoria di prodotti: lo shaker della testa, l'oscillazione convulsa da effetto cretino (meglio farla da soli che in pubblico o in compagnia), per dimostrare che no, non cadranno, nemmeno durante la corsa, l'attività fisica, mentre parliamo e intanto siamo lanciati in contorsioni assortite in bagno, cucina, dove capita.

Torniamo al principio, però: la scatola, la confezione che le contiene è uno scrigno piacevole che se ne sta comodo in tasca senza disturbare troppo. È leggero, arrotondato e non squadrato, per dargli un plus di piacevolezza. Fuori il minimo del minimo, giusto una lucina che indica con tre diverse luci il livello della carica e un foro per ricaricarlo (via Usb-C). Dentro, i due fagiolini, da scegliere rigorosamente nella tonalità mystic bronze, non fate eresie, lasciate perdere il bianco o il nero. Non è questione se il bronzo sia più maschile o femminile, da giorno, da sera o da pomeriggio. Si avvicina al colore della pelle e l'effetto camaleonte è garantito. Le cuffiette è come se non si vedessero. Con il bianco e con il nero, si rischia di andare in direzione dell'apparecchio acustico.

La bella scoperta che non solo non si vedono, ma dopo un po' non si sentono. Non nel senso che non funzionano, ma ci si dimentica di averle addosso, pur tenendole per diverse ore. Fermiamo questo concetto: le Buds Live sono come un paio di occhiali comodi. Spariscono mentre fanno il loro dovere. E la durata della batteria, soddisfacente, aiuta.

Continuiamo con i punti di forza, oltre alla leggerezza e alla praticità: la qualità della chiamata. Sì, prima di parlare della resa della musica, soffermiamoci su un aspetto che altrove viene dato per ovvio, acquisito. La pluralità di microfoni, l'acustica con cui sono state progettate, fanno sì che sentirete davvero bene il vostro interlocutore e lui sentirà voi con altrettanta qualità. Forse la soppressione automatica dei disturbi diventa un po' troppo zelante nelle situazioni rumorose, ma in media siamo, scuserete il gioco di parole, sopra la media.

Passando invece alla musica, con test standard come riproduzione in streaming di canzoni su Spotify o visione di un filmato su YouTube, quasi ci siamo. Nel senso, che l'audio è pulito, di nuovo chiaro, gradevole, forse ci saremmo aspettati qualcosa di più sui bassi, ma è un pallino di chi scrive, un retaggio dei suoi gusti un po' tamarri. Altri quei bassi potranno trovarli giusti, invece eccessivi quelli che riteniamo ottimali. Detto tutto questo, immergersi nelle proprie playlist è un piacere. Siamo nel giusto, nel niente di troppo.

Per comandarle dal telefono ecco l'applicazione Galaxy Wearable, la stessa che si utilizza per interagire con gli smartwatch della casa coreana. Da qui si può attivare l'eliminazione dei disturbi, che c'è ma non arriva ai livelli siderali delle AirPods Pro, impostare l'equalizzatore (ma meglio evitare il «bass boost», non dà l'effetto sperato, meglio invece l'opzione «cristallino» che accentua l'enfasi alla voce nei brani). Su alcuni modelli di telefoni si può persino utilizzare lo smartphone per ricaricare gli auricolari, basta attivare la funzione «Wireless PowerShare».

Molto utile nell'applicazione la possibilità di allenarsi con i controlli touch, per prenderci dimestichezza. Basta sfiorare una volta la parte superiore degli auricolari per riprodurre o mettere in pausa un brano (un segnale acustico conferma che l'operazione è stata effettuata con successo), ne bastano due per riprodurre il brano successivo, rispondere o terminare una chiamata, mentre con un triplo tocco si torna indietro al brano precedente. Le scorciatoie funzionano da entrambi i lati, dunque lo si può fare anche tenendo addosso un solo auricolare. O magari ricaricandone uno alla volta.

Dopo tante note positive, occorre tornare a ciò che è respingente, di nuovo almeno all'inizio. Se con un telefono Samsung basta alzare il coperchio per iniziare l'abbinamento, con altri dispositivi, per esempio un computer, ci si trova un po' perduti. Il motivo è perché, a differenza di altri modelli, non c'è il tasto sullo scatolotto per attivare all'occorrenza il pairing bluetooth. Potreste inveire con il costruttore, fino a scoprire che basta indossarle e tenere premuto per un po' sulla loro superficie per far scattare l'abbinamento. Come già avveniva per alcuni modelli delle generazioni precedenti. Il che, a sorpresa, ha più senso del metodo classico perché non richiede la confezione nei paraggi. È un'operazione possibile in qualunque momento, a patto di conoscerla.

Tirando le somme, i Galaxy Buds Live sono auricolari di rottura. Nella forma, nell'utilizzo di alcune caratteristiche, nell'approccio alle personalizzazioni. Sono leggeri, funzionali, eleganti. Si distinguono, anche, perché fanno distinguere.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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