reattore nucleare
(Ansa)
Tecnologia

Ignitor, il progetto del reattore nucleare italiano, è stato chiuso

Cronaca di un fallimento annunciato e che ci è costato qualche milione di euro

Come avevamo anticipato lo scorso marzo, Ignitor il progetto del reattore a fusione nucleare italiano sembrerebbe giunto al capolinea. Il Cnr infatti nell’ultimo consiglio di amministrazione avrebbe deciso di abbandonare la sperimentazione su cui il CIPE nel 2017 aveva investito 7 milioni di euro e che in 5 anni non hanno prodotto praticamente nulla. Un fatto che ha coinciso con l’interruzione di ogni rapporto scientifico con i russi dovuto alla guerra in Ucraina ma che è stato fortemente contestato dal fisico Bruno Coppi ideatore di Ignitor. Coppi in una lettera a Panorama aveva sottolineato che gli scienziati russi hanno avuto un ruolo fondamentale nel caso di Alcator al MIT che ha portato a concepire la macchina Ignitor. Infatti la scoperta chiave è stata di S. Mirnov, uno scienziato russo ben noto nella comunità internazionale. Inoltre aveva smentito l’ipotesi che dopo la guerra in Ucraina il progetto difficilmente sarebbe ripartito. Per Coppi infatti era una previsione sbagliata quella contenuta nell’articolo poiché la collaborazione sul programma Ignitor “aveva incontrato in Russia l’ostacolo maggiore in un potente amministratore di ricerca molto legato a Putin”. Ma se non è stata la guerra in Ucraina a fermare il progetto italiano della fusione nucleare, perché il Cnr lo avrebbe revocato?

«La nostra interpretazione è che abbiano fermato il progetto Ignitor perché sono state impiegate male le risorse, quindi l’unica strada per uscirne è stata la revoca ma non abbiamo certezze a riguardo. I fondi al Cnr sono stati dati sotto la mia diretta responsabilità ma il dipartimento di fisica in 5 anni non ha speso un centesimo nell’ingegneria mentre c’è stato un accordo specifico con gli Stati Uniti» spiega adesso il professor Coppi.

Cosa farete ora?
«Eravamo i primi al mondo con Enea a Frascati e Ignitor e l’Italia ha distrutto tutto ma noi come comunità scientifica andiamo comunque avanti perché la collettività ci ha pagato lo stipendio tutta la vita. È un obbligo che abbiamo. Tutti dicono che la fusione nucleare è la strada giusta, c’è anche un documento firmato da Draghi che parla di confinamento magnetico che abbiamo inventato noi. Il Governo quindi si presume sia intenzionato ad andare avanti. Quindi oggi la nostra priorità sarà quella di difendere la proprietà intellettuale di Ignitor perché a questo progetto hanno lavorato molte persone che sono morte e non ci ha guadagnato nessuno. È stato fatto tanto lavoro sia in Italia che negli Stati Uniti ma non viene riconosciuto».
Chi era il personaggio russo di cui parlava che aveva interesse a bloccare il progetto?
«È un personaggio di cui non posso fare il nome soprattutto perché bisogna tutelare eventuali dissidenti silenziosi dalla repressione russa dovuta alla guerra con l’Ucraina».



La storia di Ignitor
Il progetto Ignitor è stato proposto per la prima volta nel 1977 dal prof. Bruno Coppi e per anni è stato il progetto bandiera dell’Italia. Per lo sviluppo del progetto IGNITOR nel periodo 1994-2000, sono stati erogati all'Enea finanziamenti pari ad un importo di 20,35 milioni di euro. Successivamente nel 2010 l’ex premier Silvio Berlusconi ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Presidente russo Vladimir Putin per la realizzazione del reattore nucleare in tempi brevi. Ma tutto si ferma nonostante la validità del progetto e il basso costo per realizzarlo.Ignitor infatti è una macchina a confinamento magnetico e ad alta densità del plasma, capace di raggiungere l’ignizione (fase che consente la fusione) e di autosostenersi senza prendere energia dall’esterno. Ma il vantaggio di Ignitor sono i costi perché non richiedere grosse strutture per la sua realizzazione, ne materiali preziosi, quindi ogni Paese sarebbe in grado di realizzarlo con poco più di 100 milioni di euro e in pochi anni. Ignitor secondo un libro recente sarebbe l'unica macchina in grado di raggiungere l'ignizione. Cosa che non potrebbe fare la costosissima macchina Iter come dichiarato dagli stessi ideatori.Proprio per questo l’interesse della Russia (e non solo) per Ignitor è sempre stato molto forte. In origine i russi avevano dato disponibilità a mettere in campo oltre che le loro competenze anche un luogo fisico dove realizzare il prototipo. In particolare il ruolo della Russia riguardava l’attività di approfondimento sulla attualità del progetto e il miglioramento pianificato con il Rosatom anche perché la Russia come tutti i Paesi ha sempre prestato una particolare attenzione alle strade che possono portare all’utilizzo della fusione nucleare cercando di inserirsi nelle relazioni internazionali. Ad occuparsene in questi anni è stato il fisico Corrado Spinella direttore dipartimento di Scienze Fisiche del Cnr. Spinella in un’intervista rilasciata a Panorama aveva espresso forti dubbi sia per la scarsità dei fondi impiegati, insufficienti per portare avanti un progetto di questa portata, sia per gli altri competitor come Iter e l’infrastruttura Jet che in Inghilterra aveva raggiunto qualche risultato in più ottenendo quindi maggiori investimenti.

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Linda Di Benedetto