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Difesa e Aerospazio

Troppi satelliti e rifiuti; oscurato lo spazio ai telescopi

Non soltanto spazzatura spaziale, ora troppi satelliti mettono in difficoltà gli astronomi e si disturbano tra loro. Dalla conferenza internazionale Satcon2 la richiesta di nuove regole, soprattutto contro i sogni di Elon Musk

Troppi satelliti in orbita intorno alla Terra e si rischia di non riuscire più a osservare lo spazio esterno senza subire disturbi ottici ed elettromagnetici. A dirlo un gruppo di oltre 350 astronomi, operatori satellitari, specialisti della politica spaziale e appassionati provenienti da 40 paesi che ora cercano finanziamenti e risorse per creare SatHub, un sistema di tracciamento e controllo dei satelliti in orbita bassa che consentirebbe di conoscere le "finestre temporali utili" per poter puntare i telescopi. Ma anche per calcolare la vita utile dei satelliti e predisporre una loro rimozione a fine vita. L'idea è emersa durante il recente workshop "Satellite Constellations 2" in sigla Satcon2, per capire come gli astronomi possono eseguire al meglio le osservazioni di fronte a un numero di satelliti in rapida crescita. La co-presidente di Satcon2, Connie Walker e la ricercatrice dell'Università di Washington Meredith Rawls, il 16 luglio scorso riferendosi all'idea di SatHub hanno dichiarato: "Ciò potrebbe includere una proposta formale all'Unione astronomica internazionale per chiedere alle aziende che lanciano e gestiscono i satelliti nello spazio di investire denaro in questo progetto; l'idea è arrivare a disporre di un unico referente per tutte le esigenze relative alle osservazioni."

Per gli astronomi uno dei principali problemi è la luminosità dei satelliti dovuta a parti e componenti che riflettono i raggi solari. Per questo motivo gli scienziati hanno chiesto agli operatori satellitari di limitare a 600km l'altitudine dei corpi messi in orbita bassa e di limitare la riflettività delle parti utilizzando mascherature opache, ma anche lo sviluppo congiunto di un software per l'elaborazione delle immagini che riduca al minimo le tracce satellitari. Infine di rendere ampiamente disponibili le informazioni orbitali in modo che gli astronomi possano sapere dove e quando non effettuare osservazioni. C'è poi la questione delle ormai troppe trasmissioni radio che provengono da tutto ciò che si trova in orbita, fattore che crea del "rumore elettromagnetico" e per questo rende sempre più complicato l'ascolto di determinate bande utili a comprendere ciò che ancora non sappiamo dell'universo, nonché crea sempre più di frequente interferenze tra i satelliti stessi. Il problema va anche oltre le questioni tecniche: l'aumento della cosiddetta spazzatura spaziale è ancora troppo poco considerato poiché l'accesso allo spazio da parte di nazioni che finora non l'hanno avuto viene vissuta dalla comunità internazionale come un fattore di sviluppo. Ed è impensabile, seppur oggi cominci ad essere opportuno, pensare a un numero chiuso di satelliti che ogni nazione possa mantenere in posizione. Ciò significherebbe l'obbligo di abbatterli una volta che la loro vita utile è terminata, farli rientrare nell'atmosfera oppure disperderli allontanandoli dalla Terra o ancora recuperandoli mediante capsule attrezzate.

James Lowenthal, professore di astronomia allo Smith College di Northampton, nel Massachusetts, ha dichiarato: "Il cielo appartiene a tutti ma le mega costellazioni sono un problema globale perché lo spazio è un bene comune globale; è una parte dell'ambiente e gli ecosistemi dipendono anche dallo stato del cielo notturno. Telefoni, treni, aerei, automobili, combustibili fossili, internet stesso: tutte queste tecnologie hanno fatto irruzione sulla scena, sono state dirompenti, hanno prodotto profondi cambiamenti nella società, seguiti da un minimo di regolamentazione e legislazione. Ma ora serve un Protocollo come quello di Montreal che ha portato al bando dell'uso del Cfc e alla riduzione di danni all'ozono."

Secondo gli scienziati del Satcon2 un modo efficace per mitigare il problema potrebbe essere ottenere in anticipo dai costruttori dei satelliti l'impatto in orbita molto prima del lancio, in modo da poterne programmare e conoscere per tempo la vita operativa. E soltanto dopo aver valutato le conseguenze di ogni lancio a farsi concedere le licenze dagli operatori satellitari ai sensi del Trattato sullo spazio extraterrestre dell'Onu del 1967 riconosciuto dal diritto spaziale internazionale.

La preoccupazione più citata dagli astronomi riguarda la costellazione SpaceX Starlink, che ad oggi ha circa 1.630 satelliti operativi e che si possono osservare anche a occhio nudo e che quindi hanno un grande impatto negativo sulle capacità dell'osservazione astronomica. Questi piccoli satelliti sono fino a un miliardo di volte più luminosi degli oggetti più deboli studiati dagli astronomi, quindi di fatto accecano i telescopi. Ma SpaceX spera di arrivare ad avere in orbita contemporaneamente fino a 42.000 satelliti Starlink per fornire i servizi di connettività a banda larga in ogni parte del globo, e sono molte le aziende che stanno cercando di far crescere le proprie flotte per fare concorrenza, incluso il Progetto Kuiper di Amazon (che non ha ancora lanciato alcun satellite) e OneWeb che ne ha già 254 operativi.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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