F35
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

La Polonia e la corsa agli armamenti del baltico, contro Mosca

Aerei, elicotteri, armi moderne per sostituire gli oggetti russi della Guerra Fredda e per lanciare un messaggio a Mosca

La guerra in Ucraina sta spingendo diverse nazioni ad ammodernare i propri armamenti. Se dal punto di vista politico il momento è unico, poiché l’accettazione delle spese militare appare necessaria, da quello militare esiste una tendenza a volersi disfare di un passato ormai ingombrante. In cima alla lista delle nazioni europee che stanno perseguendo un profondo rinnovamento degli arsenali c’è la Polonia, concentrata sul disfarsi di ogni arma o mezzo militare che sia stato prodotto nell’ex blocco sovietico o in Russia.

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Uno sforzo che nel marzo scorso aveva visto il governo di Andrzej Duda varare un aumento dei finanziamenti militari del 3% del Pil ma anche le dimensioni delle sue forze armate fino a 300.000 soldati. E la maggior parte dei contratti chiave delle forniture sono stati assegnati ai produttori americani, come l'accordo da 4,75 miliardi di dollari per l'acquisto di 250 carri armati M1A2 Abrams Sepv3; quello da 4,6 miliardi per 32 caccia F-35A e l'acquisizione di batterie missilistiche Patriot per 4,75 miliardi per sviluppare capacità di difesa aerea. Nell’aprile scorso il ministero della Difesa di Varsavia firmò anche un contratto per l'acquisizione di un sistema di difesa aerea a corto raggio in grado di utilizzare il Common anti-air modular missile (Camm), arma prodotta dal consorzio europeo Mbda del quale la nostra Leonardo detiene il 25%. Ancora un mese e a maggio il ministro della Difesa Mariusz Błaszczak annunciò che il governo aveva richiesto agli Usa altre sei batterie Patriot con relative attrezzature e firmato una lettera di richiesta per l'acquisto di 500 sistemi missilistici d’artiglieria M142 ad alta mobilità, sempre dagli Usa, estendendo il contratto fatto nel 2019 per i primi 20 di questi lanciatori, al costo di circa 414 milioni di dollari.

Ma lo shopping armato di Varsavia è andato anche a est: lo scorso luglio la firma di Błaszczak è comparsa anche su tre memorandum d'intesa con le società sudcoreane Hyundai Rotem, Korea Aerospace Industries e Hanwha Defense. In base a questi preaccordi l'esercito polacco starebbe per ricevere carri armati K2, obici K9-A1 e 48 velivoli da attacco leggero Fa-50, scelti peraltro a scapito dei nostri M-346. Il 6 agosto lo stesso ministro ha firmato con Seoul i primi due contratti per 180 carri armati in consegna dal 2022 al 2025 e per 212 obici che arriveranno tra il 2022 e il 2026, seguendo un piano che prevede altri 820 carri armati K2 che saranno prodotti in Polonia su licenza, similmente a quanto accade per gli elicotteri AW149 di progettazione italiana annunciati al salone di Farnborough (Londra) alla fine di luglio. Pare, infine, che il contratto per l'acquisto dei velivoli Fa-50 sarà firmato entro la fine dell'anno. In una recente intervista alla testata Defence News, il ministro polacco aveva dichiarato: “Le nostre priorità in fatto di modernizzazione militare rimangono invariate. Stiamo investendo nelle nostre capacità di difesa aerea a corto e medio raggio perché non abbiamo effettuato acquisti significativi in questo campo per 30 anni dopo il crollo del Patto di Varsavia, ma stiamo anche rafforzando le nostre capacità d’attacco stanziando fondi per nuovi obici e acquisendo missili moderni per i caccia F-16”.

Parte dell’arsenale polacco di costruzione russa e sovietica è stato inviato all’Ucraina, come i carri armati T-72, un sistema missilistico di difesa aerea S-300 e 60 obici semoventi Krab da 155 mm. Questa mobilitazione sta coinvolgendo anche i tre stati baltici confinanti di Estonia, Lettonia e Lituania, che hanno stanziato quote considerevoli dei loro budget per la difesa per rifornire le truppe ucraine di veicoli corazzati, elicotteri, missili anticarro e droni. A luglio, il governo ceco ha deciso di avviare negoziati con gli Stati Uniti per 24 velivoli F-35, diventando potenzialmente il secondo operatore del velivolo nell'Europa orientale. Lo stesso mese, un portavoce del ministero della Difesa lettone ha dichiarato che i tre stati baltici stanno perseguendo un'acquisizione congiunta del sistema missilistico di artiglieria ad alta mobilità nella speranza di unirsi agli alleati Polonia e Romania, che hanno entrambi ordinato le armi.

Anche Repubblica Ceca e Slovacchia hanno accelerato i rispettivi programmi sui veicoli di fanteria. Il 27 agosto, i ministeri della difesa delle due nazioni hanno firmato un accordo per cooperare alle acquisizioni pianificate di veicoli da combattimento di fanteria cingolati Cv90 Mk IV dalla filiale svedese di Bae Systems. Praga ha pianificato da tempo di acquisire 210 veicoli da combattimento di fanteria e Bratislava intende acquistarne oltre 150. Una corsa agli armamenti, una vera maratona.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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