armi usa
(Ansa)
Difesa e Aerospazio

A furia di dare armi all'Ucraina la Nato rischia di trovarsi disarmata

Il rifornimento continuo si missili, munizioni, attrezzature comincia a svuotare gli arsenali occidentali. Ed in caso di altri conflitti rischierebbe di trovarsi indebolito

Va bene dare armi all’ucraina, ma qual è il limite oltre al quale le difese delle nazioni europee rimangono sguarnite? Si è parlato spesso di sistemi per la difesa aerea e di droni, ma l'artiglieria rimane fondamentale per il combattimento a terra. In nove mesi gli Usa hanno inviato a Kiev quasi un milione di munizioni da 155 mm, ma gli analisti stimano che ogni giorno vengano sparati da 4.000 a 7.000 colpi, mentre la Russia ne starebbe impiegando circa 20.000.

Di fatto, dopo vent’anni di riduzione dei budget e delle capacità produttive degli armamenti nei Paesi europei, i loro massimi funzionari della Difesa affermano che la carenza di armi tra gli alleati occidentali dell'Ucraina sta costringendo a difficili operazioni per riuscire a bilanciare il sostegno a Kiev con le preoccupazioni che la Russia potrebbe aprire altri fronti.

I Paesi dell’Alleanza atlantica che hanno inviato armi e attrezzature per miliardi di dollari stanno ora discutendo sui livelli delle scorte di cui hanno bisogno per continuare comunque ad adempiere ai loro obblighi ai sensi del trattato di mutua difesa. Lo scorso fine settimana, il presidente del comitato militare della Nato, l’ammiraglio Rob Bauer della Reale Marina militare olandese, in occasione dello Halifax International Security Forum ha dichiarato: “Quando continui a distribuire munizioni all'Ucraina e devi valutare il rischio che corri per mantenere la tua prontezza, devi costantemente considerare il livello della minaccia”. L’attenzione e la criticità sulle scorte di armamenti sono particolarmente alte per quanto riguarda le munizioni, poiché nei due decenni scorsi molte nazioni hanno mantenuto le scorte a un livello inferiore alla metà delle loro capacità perché vedevano pochi rischi o non volevano permettersi più spese militari, adottando per l’industria della Difesa un approccio just-enough, appena sufficiente. Bauer ha spiegato: “Quindi l'urgenza ora è evidente e finalmente viene compresa, penso nella maggior parte delle nazioni, e non conta il fatto che i russi hanno gli stessi problemi che abbiamo noi in termini di scorte; mentre le perdite di Mosca sul campo di battaglia in termini di soldati, carri armati e mezzi aerei l'hanno resa meno minacciosa, a preoccupare devono essere la capacità e il ritmo con cui la Russia può ricostituire le sue forze”. Tuttavia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervenendo al forum in videoconferenza, ha messo in guardia la Nato dal concedere respiro a Vladimir Putin in questo momento, rifiutando l'idea anche di una breve tregua: “La cessazione della guerra in quanto tale non garantisce la pace. La Russia ora cerca una breve tregua per recuperare le forze. Alcuni potrebbero definirla la fine della guerra, ma una tale pausa non farebbe che peggiorare le cose”.

Il problema non è soltanto europeo. Gli Stati Uniti intenderebbero acquistare 100.000 colpi di munizioni d’artiglieria per obici da 155 mm dai produttori sudcoreani per continuare a fornire armamenti all'Ucraina. Non a caso nell’agosto scorso il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol aveva dichiarato di voler rendere il paese uno dei principali fornitori di armi al mondo. L'obiettivo è rendere Seoul il quarto fornitore al mondo dietro solo a Stati Uniti, Russia e Francia. L'accordo consente a Seoul di mantenere il suo impegno pubblico di non inviare aiuti letali all'Ucraina, e in una dichiarazione rilasciata venerdì mattina, il ministero della Difesa sudcoreano ha affermato di non aver cambiato posizione sulla spedizione di armi all'Ucraina e di ritenere che "l'utente finale" delle munizioni siano per loro gli Stati Uniti. Ma in una dichiarazione, il Pentagono ha affermato che la Corea del Sud ha "un'industria della difesa di livello mondiale che vende regolarmente ad alleati e partner, inclusi gli Stati Uniti". Di fatto sono in corso trattative tra le società statunitensi e coreane per esportare munizioni, al fine di sopperire alla carenza di scorte di munizioni da 155 mm negli Usa, si legge nella nota del ministero sudcoreano. Ma tale acquisto diventerebbe un argomento molto sensibile soprattutto nei confronti della Corea del Nord, soprattutto alla luce dei recenti lanci di missili effettuati da Pyongyang. Seoul ha comunque preso parte alle riunioni dell'Ucraina Defence Contact Group, il gruppo multinazionale istituito dagli Usa per identificare le scorte di armi disponibili e spedirle in Ucraina, e che comprende anche Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Latvia, Lituania, Italia, Polonia, Romania and Slovacchia. Finora però Seoul finora ha rifiutato pubblicamente di inviare aiuti letali all'Ucraina, consegnando solo forniture mediche e giubbotti antiproiettile. La notizia della vendita di proiettili per triangolazione dagli Usa era stata riportata per la prima volta dal Wall Street Journal circa una settimana fa, quando Washington aveva avvertito che la Corea del Nord stava segretamente fornendo alla Russia proiettili d’artiglieria per la guerra in Ucraina.

Il sottosegretario per la politica della Difesa Usa Colin Kahl, parlando ai giornalisti via internet, nel corso di una riunione per la sicurezza nazionale organizzata dalla George Washington University, ha dichiarato: “Non c'è dubbio che la guerra abbia messo sotto pressione le nostre scorte di munizioni a partire dalla nostra stessa base industriale; e questo è stato vero innanzi tutto per i nostri alleati. Fin dai primi mesi di guerra l'artiglieria è stata una delle armi chiave fornite all'Ucraina, che dapprima faceva affidamento su pezzi d’artiglieria da 152 mm dell'era sovietica, quindi sugli obici da 155 mm standard della Nato, dei quali gli Usa ad oggi ne hanno inviati 142. La guerra,” ha concluso detto Kahl, “ha rivelato che dobbiamo rendere la nostra base industriale della difesa più agile e reattiva”.

I più letti

avatar-icon

Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

Read More