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Difesa e Aerospazio

Quali sono (e quanto costano) i missili che l'Italia fornisce all'Ucraina

Il via libero alla fornitura di elementi Samp-T e la necessità di non sguarnire il nostro sistema difensivo. I primi cinque esemplari valgono da soli un miliardo di euro

Il via libera italiano alla fornitura di missili Samp-T all’Ucraina è arrivato. Con la collaborazione della Francia, che condivide la tecnologia e la proprietà dell’azienda costruttrice (Mbda è 25% Leonardo, 37,5% Airbus e 37,5% Bae System), nonché è operatore dei missili in questione, Kiev riceverà quindi un ulteriore sistema per rafforzare la sua difesa aerea. L'invio è stato confermato alla stampa dal ministero degli Esteri italiano, che ha annunciato la decisione in un'intervista al Corriere della Sera.

Entrato in servizio con l'esercito italiano nel 2013, Samp-T è un sistema antimissile tattico installato su camion e progettato per neutralizzare missili da crociera, velivoli con e senza pilota e missili balistici tattici. Nel 2016 l'Italia ne aveva inviato una batteria in Turchia nell'ambito di un'operazione Nato per proteggere la città di Kahramanmaras dalla minaccia degli attacchi missilistici siriani. Secondo quanto disponibile online, l’Italia a oggi ha però soltanto cinque batterie di Samp-T, mentre secondo il documento di bilancio della Difesa di quest'anno una era prevista la commissione di una sesta batteria per l'Esercito e di altre cinque per l'Aeronautica Militare.

Non era quindi da sottovalutare la possibilità che l’invio all’Ucraina potesse costituire un indebolimento delle difese nazionali, fatto che potrebbe portare alla fornitura a Kiev delle più vecchie batterie Skyguard-Aspide, disponibili in numero maggiore. Non a caso nel dicembre scorso il ministro Guido Crosetto aveva dichiarato al quotidiano Il Messaggero: “Se diamo missili per la difesa aerea all'Ucraina, dobbiamo prenderli dalle nostre scorte e dobbiamo farlo senza esaurirli ed essere sicuri della qualità”. Anche il valore dei Samp-T è alto, i primi cinque valgono circa un miliardo di euro.

Il sistema è stato sviluppato a partire dai primi anni 2000 come parte del programma italo-francese Fsaf (Famiglia di Sistemi Superficie Aria), come batteria missilistica a media portata in grado di operare in nuovi scenari operativi che prevedano ridotti tempi di reazione contro la minaccia aerea, elevata mobilità e flessibilità operativa. Ogni batteria è composta da un lanciatore, da un modulo di comando dal quale si pianifica il lancio e il radar multifunzione Arabel 90 che effettua la scoperta, l’acquisizione, l’identificazione e l’inseguimento dei bersagli.

I missili presenti nel lanciatore terrestre sono otto Aster 30 a lancio verticale con guida terminale a seeker attivo, ovvero emette onde radio e utilizza gli echi di ritorno. Gli Aspide invece sono stati sviluppati alla metà degli anni Settanta dal missile americano Sparrow, ma migliorato con la dotazione di una guida semi-attiva mono-impulso che lo rendeva molto resistente alle contromisure elettroniche e appendici di manovra (alette) a movimento indipendente.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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