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(Ansa)
Difesa e Aerospazio

Drone ucraino si schianta al suolo a Zagabria

Disastro sfiorato nei cieli europei per un drone ucraino schiantatosi al suolo in Croazia dopo aver volato fuori controllo come un missile impazzito per centinaia di km sulle rotte di aerei civili

Se sarà accertato che davvero un drone di fabbricazione russa ma in uso dalle forze ucraine ha volato dalla zona di Odessa fino a schiantarsi in un parcheggio di Zagabria, probabilmente perché rimasto senza carburante, ci troveremo di fronte a un miracoloso mancato incidente. La distanza coperta dallo UAV è stata di circa 1.100 km, alla velocità approssimativa di 650 km/h, coperta senza alcuna forma di riconoscimento visibile a qualsiasi centro radar. Le piccole dimensioni, la velocità e la quota della rotta rendono infatti difficilmente riconoscibile la traccia “passiva”, ovvero il semplice eco che le onde radio producono rimbalzando sulla sua struttura. Ed è un miracolo che non abbia centrato nessun volo civile o militare durante il suo viaggio. Come possa accadere una cosa del genere è purtroppo risaputo: oltre una certa distanza dalla stazione di controllo remota, questi velivoli senza pilota devono essere controllati via satellite. Ma nel caso che nessun segnale di controllo arrivi al drone, da terra o dal cielo, per un determinato periodo di tempo, questo dovrebbe automaticamente porsi in orbita d'attesa fino all'esaurimento del carburante, in modo che i tecnici e gli operatori possano inviargli un nuovo segnale (o ripristinare il collegamento tra la stazione e il velivolo), e riportarlo alla base o comandarne la distruzione. In gergo si chiama “Total Linkloss” e quando avviene (non spesso, ma capita), la catena di comando militare che lo gestisce deve avvertire i centri di controllo dello spazio aereo civile affinché i controllori aprano un corridoio per separare la sua traiettoria dal restante traffico aereo. I controllori dl canto loro devono comunque aver visto qualcosa, poiché si è potuto calcolare che “l'ufo” è rimasto in volo nello spazio aereo ungherese per almeno trenta minuti e in quello croato per non più di cinque. Il Tupolev 141 è un drone da ricognizione molto vecchio, la sua costruzione risale agli anni Settanta, ma è lungo 14 metri, largo circa 4 e pieno di carburante pesa 4,8 tonnellate. Il motore è un turbogetto da 2000 chili di spinta, che in questo caso deve aver bruciato tutti gli 800 kg di cherosene che poteva trasportare e quindi è caduto provocando un grosso cratere, distruggendo alcune vetture ma senza innescare alcun incendio. Molto difficilmente si è trattato di un atto deliberato, poiché questi mezzi oggi rappresentano una reziosa risorsa per le forze ucraino, ma è probabile che la perdita di controllo sia stata provocata da un malfunzionamento per vetustà, oppure dalla distruzione della stazione di controllo per opera delle forze russe, dopo che il Tu-141 era partito.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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