caccia francese
(Dassault)
Difesa e Aerospazio

Velleità francesi, perplessità tedesche, ci risiamo: nuovo stop per l'euro-caccia Fcas

Mentre in Ucraina prosegue la guerra le differenti esigenze e velleità europee bloccano i progetti sui nuovi caccia

Il programma Fcas per il nuovo caccia europeo che Francia, Germania e Spagna non hanno ancora cominciato a costruire segna un altro preoccupante stop. Non per la concorrenza con il Tempest di Gran Bretagna, Italia e Svezia, ma perché lo Fcas, che deve ancora entrare nella fase di ricerca e sviluppo, non è supportato da un accordo definitivo tra le parti coinvolte sul percorso da seguire, specialmente per quanto riguarda due dei tre appaltatori principali, Airbus e Dassault, che mostrano posizioni differenti per dare il via alla Fase 1B, ovvero a quella che porterebbe alla nascita di un prototipo di jet da combattimento entro il 2027, come ha spiegato direttamente il Ceo di Dassault Aviation, Eric Trappier, durante la conferenza stampa dedicata alla presentazione del bilancio 2021 dell'azienda.

“Abbiamo fatto tutto il possibile per accordarci con Airbus e stiamo aspettando la firma”, ha detto il manager “ma il problema è dall'altra parte del Reno” alludendo alle perplessità tedesche, ovvero a chi controlla il lato finanziario di Airbus. Il contratto per la Fase 1B è stato preparato dall'agenzia francese per gli appalti militari (Direction générale de l'armement) e prevede che Dassault guidi la partecipazione dell'industria francese al programma, mentre Airbus rappresenta la Germania e Indra la Spagna.

Quest'ultima, capofila della partecipazione delle industrie spagnole al programma, ha rifiutato di commentare la situazione poiché di fatto le trattative si trascinano da mesi e rischiano di portare il programma a un arresto completo. “C'è un momento in cui è necessario dire sì o no”, ha continuato Trappier, “secondo me questo si è trascinato un po' troppo a lungo nel tempo.” Secondo il numero uno di Dassault la disputa si basa sul ruolo protagonista della sua azienda, poiché il programma Fcas è suddiviso in sette pilastri tecnologici, ciascuno dei quali è guidato da un'azienda specifica, con il contributo anche dei subappaltatori.

Dassault è responsabile del nuovo jet da combattimento, mentre ad Airbus sarebbe assegnata la progettazione dei droni gregari che opererebbero insieme con l'aeroplano pilotato, quella delle nuove funzionalità basate su cloud e delle tecnologie stealth. Indra sarebbe invece responsabile dei sistemi di sensori, mentre Safran sta costruendo un nuovo motore a reazione per il caccia.

“Dassault dovrebbe essere il leader e l'appaltatore principale” per il jet, spiega Trappier. “Sono state presentate richieste aggiuntive per supportare questo programma e ho detto che c'era una linea rossa da non oltrepassare”. Secodo Airbus invece gli accordi devono essere più equilibrati e ci sarebbe la possibilità di arrivare a un compromesso che possa consentire il via dei lavori dopo che per anni si è discusso se fosse opportuno o meno sviluppare il progetto, oppure – e questo on piace a Dassault – mirare a fonderlo con il Tempest. I ministri della Difesa tedesco, francese e spagnolo l'estate scorsa avevano infatti formalizzato gli impegni di finanziamento delle nazioni attraverso le fasi 1B e 2, decidendo che si sarebbe dovuto presentare un prototipo iniziale entro cinque anni, un tempo molto breve per un'impresa del genere. E in un tweet del 31 agosto scorso il ministero della Difesa tedesco aveva dichiarato: “Ora tocca all'industria raggiungere un accordo”.

Questo ritardo rischia di moltiplicare ulteriormente i tempi, nel frattempo gli ingegneri di Dassault che avrebbero dovuto lavorare sulla fase dimostrativa sono stati redistribuiti su altri programmi prioritari per l'azienda, come la nuova variante dei Rafale destinata all'Armée de l'Air, ma anche alla parte civile di Dassault per la linea di jet executive Falcon, sui programmi 10X e 8X. Ma a ben guardare il programma Fcas non sarebbe l'unica fonte di tensione tra la casa francese e Airbus: sono emerse notizie secondo cui Berlino sta riconsiderando per l'ennesima volta l'acquisto dei Lockheed-Martin F-35 Joint Strike Fighters di fabbricazione statunitense – che per noi italiani sarebbe un'ottima notizia, poiché abbiamo a Cameri (No) l'unica fabbrica europea – poiché la Luftwaffe sta eliminando gradualmente la sua vecchia flotta di Tornado e il nuovo cancelliere Olaf Scholz ha recentemente annunciato un investimento di 100 miliardi di euro per la Difesa. Trappier, che è anche l'attuale presidente di Gifas, l'associazione delle industrie aerospaziali francesi, ha dichiarato venerdì di essere convinto che la Germania sceglierà l'F-35, come a suo parere desiderava fin dall'inizio.

Ha anche affermato che i tedeschi stanno subendo pressioni dagli Stati Uniti per fare questa scelta, la quale consentirebbe alla Luftwaffe di attivare le capacità di missione con armi nucleari, anche se Berlino dichiara da tempo che comprare prodotti europei sia una necessità. In realtà lo Fcas sarebbe un caccia per l'era post F-35, mentre la dismissione dei Tornado è urgente e inevitabile, lasciando l'aviazione tedesca con i soli Eurofighter. Ma mentre il costo degli aerei di Lockheed-Martin è un prezzo definito e il caccia è ormai utilizzato da 15 nazioni, lo Fcas deve ancora essere disegnato, ponendo incertezza sugli investimenti e sui tempi dell'investimento.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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