aereo spia
(Lockeed Martin)
Difesa e Aerospazio

L’aviazione americana salva l’aereo spia U-2

Niente ritiro per «Dragon Lady», anzi...

Dragon Lady, così si chiama questo mitico aeroplano della Lockheed (oggi Lockheed-Martin) che avrebbe dovuto essere ritirato molti anni fa, nel 2003. Invece, la situazione geopolitica e i costi associati allo sviluppo dei satelliti militari per la sorveglianza decretarono la necessità di allungarne la vita e così soltanto ora l’aviazione americana sta annunciando il piano per mandare in pensione il leggendario aereo spia U-2 entro il 2026, un vero mito della Guerra fredda e protagonista della crisi diplomatica del 1960.

Era infatti il primo maggio di quell’anno quando l’esemplare pilotato dal maggiore Francis Gary Powers venne abbattuto dai sovietici. Catturato, Powers fu condannato a 10 anni di detenzione da scontare in un campo di lavoro, ma venne rilasciato due anni dopo in cambio della spia Rudolph Abel. Ora i vertici dell’aviazione militare Usa stanno chiedendo al Congresso di poter abbandonare questo cavallo di battaglia insieme con i droni RQ-4 Global Hawk che avrebbero dovuto sostituirlo vent’anni fa.

Qualora la massima assemblea approvasse il piano, il drone finirebbe la sua carriera nel 2030, mentre riguardo l’U-2 il senatore repubblicano Ted Budd ha preso atto del piano di ritiro dal servizio in un'audizione del Comitato dei servizi armati del Senato sulla richiesta di bilancio fiscale 2024 del Dipartimento dell'aeronautica. Ad oggi sono quindi stati congelati i fondi per l’ulteriore aggiornamento degli esemplari volanti dopo il 2025, anche se l’Usaf ha chiesto un’ulteriore proroga di un anno.


U-2S: The Newest Generation of an American Iconyoutu.be

La questione è puramente finanziaria: una volta messo a terra lo U-2 e anche i droni RQ-4, l’unica risorsa per le operazioni di intelligence sarebbero i satelliti, che però non svolgono esattamente la medesima funzione (si pensi alle limitazioni imposte dalla distanza dei sensori) e hanno costi operativi e limitazioni maggiori, seppure diverse da quelle dei velivoli. Oggi i 27 esemplari operativi di U-2 dell'Usaf (ce ne sono anche della Nasa) sono ospitati presso la Beale Air Force Base, in California, e ruotano attraverso le installazioni militari statunitensi posizionate in tutto il mondo.

I velivoli sono famosi per l'apertura alare di ben 32 metri che consente loro di volare ai confini superiori dell’atmosfera; all’interno dell’abitacolo il pilota indossa una tuta pressurizzata simile a quella degli astronauti. Utilizza un carburante speciale e particolare è anche la procedura di decollo e atterraggio, che prevede l’aiuto da parte di mezzi terrestri che “inseguono” e assistono il grande aeroplano durante le operazioni a terra. Divenuto celebre per aver catturato le immagini che dimostrarono che l'Unione sovietica stava costruendo siti missilistici nucleari a Cuba nel 1962, scatenando la crisi dei missili cubani, l'U-2 ha recentemente riguadagnato l’attenzione del media per aver seguito il viaggio di un pallone cinese attraverso gli Stati Uniti all'inizio di quest'anno, fotografandolo da vicino per identificare il tipo di apparati trasportati. E se un tempo le Dragon Lady erano dotate di macchine fotografiche a pellicola, ora negli stessi vani di bordo sono ospitate anche tecnologie innovative e l’aeroplano viene usato come piattaforma per la loro sperimentazione. Si tratta in genere di apparati per la comunicazione digitale più avanzata e per la ricognizione, nonché per l’ascolto di segnali radio, ma sono stati usati anche per collaudare sistemi di guida automatici da installare sui droni attualmente ancora in sviluppo. Uno degli usi comuni è anche quello di “ripetitore di segnali volante ad alta precisione” per le operazioni militari previste dal programma Advanced Battle Management System, sempre dell'Air Force, che mira a migliorare notevolmente le capacità di condivisione dei dati tra le risorse militari impiegate in uno stesso contesto. Per tutti questi motivi i vertici dell’aviazione americana lo considerano una vera risorsa della quale è estremamente complicato fare a meno.

La progettazione dell’o U-2 risale al 1953, quando fu firmata dal celebre progettista americano di aeroplani Clarence “Kelly” Johnson, che portò avanti il lavoro nella massima segretezza all’interno dell’ormai famosa divisione “Skunk Works” (letteralmente i lavori sporchi, richiamando l’effetto della mephitidiae, la puzzola), creando un aereo da ricognizione leggero per il volo in alta quota, poiché ai tempi era in grado di volare al di sopra della portata del fuoco antiaereo sovietico. La forma è ispirata a quella degli alianti, la struttura era talmente leggera da pesare soltanto il 65% in meno rispetto ai velivoli delle stesse dimensioni, e i serbatoi sono tali da consentire un volo di quasi 5.500 km trasportando 330 kg di attrezzature di foto-ricognizione a un'altitudine di 21,3 km. Nonostante questi numeri, nel luglio 1954 il presidente americano Dwight Eisenhower e il direttore della Cia, Allen Dulles, avevano già firmato le commesse per due progetti concorrenti, e il Dragon Lady non poté essere costruito. Ma Johnson sapeva di aver realizzato l'aeroplano migliore e offrì alla Difesa Usa un accordo che nessun generale avrebbe mai rifiutato: non soltanto avrebbe assunto la completa responsabilità di qualsiasi manutenzione e servizio, allora un concetto completamente nuovo nell'aviazione, ma avrebbe anche fatto volare un prototipo in soli otto mesi. Il contratto fu firmato e il 29 luglio 1955 (ufficialmente la notizia fu diffusa il primo agosto), ai comandi del pilot collaudatore Tony Le Vier il primo U-2 decollò dalla pista di Lake Groom, in Nevada.


https://youtu.be/diiyr0i-Jak

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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