Quanto valgono i dati personali sul web
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Cyber Security

Quanto valgono i dati personali sul web

La rubrica: Cybersecurity Week

Un pugno di dollari è il valore che gli utenti attribuiscono ai propri dati personali. Sulla base di uno studio effettuato dal Technology Policy Institute in sei diversi paesi (Stati, Uniti, Germania, Argentina, Messico, Colombia e Brasile) si è scoperto che l'informazione più preziosa è il saldo del proprio conto corrente che mediamente sarebbe venduta per poco più di otto dollari al mese, seguita a breve distanza dalle impronte digitali, mentre la propria posizione geografica è valutata meno di due dollari.

Devo dire che si tratta di una salto di qualità notevole perché siamo passati da "zero" a "qualcosa". Forse siamo alla vigilia di una grande presa di coscienza collettiva che, passando attraverso la comprensione di come su Internet nulla è gratuito, ci porterà a smetterla di essere dei consumatori "consumati" per diventare dei consumatori "retribuiti".

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Restiamo in tema di soldi per dirvi che ha debuttato sulla nostra Borsa il primo fondo ETF per chi vuole investire in aziende operanti nel settore della protezione dei dati e della cyber security. Si chiama Rize Cybersecurity and Data Privacy UCITS ETF (CYBR) e scommette sulla vertiginosa crescita della spesa in materia prevista nei prossimi cinque anni. A confermare l'intuizione sono anche le previsioni di Fortune Business Insight che ha previsto per il mercato globale della sicurezza cyber un valore di oltre 280 miliardi di dollari per il 2027, rispetto ai 112 miliardi del 2019. Si tratta di una montagna di soldi che le organizzazioni di tutto il mondo spenderanno per proteggere se stesse ed i propri utenti dalle minacce informatiche, resta da vedere come li investiranno. I trend del passato non fanno ben sperare perché i 112 miliardi dello scorso anno non sono riusciti a contenere la crescita vorticosa del crimine informatico.

A proposito di exploit criminali merita una citazione la violazione subita dai sistemi di Clearview AI. Facciamo una premessa. L'azienda in questione è una particolare startup che ha messo a punto un algoritmo capace di effettuare un riconoscimento facciale attraverso le immagini pubblicamente disponibili su alcuni milioni di siti tra cui Facebook e YouTube. Balzata agli onori delle cronache per avere effettuato il riconoscimento di un omicida non schedato e privo di documenti, questa settimana ha ammesso che sconosciuti hanno avuto accesso al database dei clienti, senza però riuscire a scoprire la cronologia delle ricerche effettuata dagli stessi che, vale pena ricordarlo, comprendono forze di polizia a caccia di criminali. In effetti, considerando che tutte le immagini sono pubbliche (quelle che noi forniamo gratuitamente, altro che farci pagare), la vera informazione critica era proprio quella: per un criminale sapere che la polizia lo sta cercando non ha prezzo.

Quello di accedere ai dati senza una finalità legittima è una attività decisamente pericolosa, anzi più rischioso per i comuni cittadini piuttosto che per i criminali. Lo ha scoperto a sua spese la dipendente di una banca che aveva interrogato dei conti correnti senza alcuna ragione di servizio e per questo motivo era stata licenziata per giusta causa. Proprio la scorsa settimana la Corte di Cassazione si è pronunciata definitivamente confermando il licenziamento, in quanto l'istituto di credito aveva fornito tutte le opportune delucidazioni rispetto all'uso delle informazioni raccolte durante l'attività lavorativa e il loro successivo utilizzo per lo svolgimento di controlli.

Chiudiamo con una dichiarazione di Dave Aitel, in passato esperto della NSA e attualmente alla guida della società di cyber security Immunity, che è stato uno dei cento esperti intervistati dal Washington Post sul tema della sicurezza del sistema di voto in vista della prossime presidenziali statunitensi. Il commento è stato lapidario "Non ci sono indicazioni che una qualsiasi delle nostre istituzioni sia capace di garantire una tornata elettorale ragionevolmente sicura rispetto al rischio di manomissioni e manipolazioni del voto". Giusto per la cronaca dello stesso parere sono altri 56 intervistati. Questo autunno sarà decisamente "interessante".

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Alessandro Curioni