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Pc, com'è cambiato e quale scegliere

Secondo un sondaggio, il computer rimarrà il dispositivo tecnologico principale fino al 2050. Nicola Procaccio, country lead Italia di Intel, racconta la metamorfosi e la centralità dell'oggetto durante la pandemia e suggerisce un criterio per trovare il modello più adatto alle proprie esigenze

Ha la parte posteriore in pelle, morbida ma non troppo, meno fragile all'usura di quanto si possa immaginare. Dentro lo schermo è brillante, nitido, dinamico: ruota fino ad appiattirsi sull'altra metà della scocca, diventando un tablet da comandare con le dita, non con i tasti o la freccia del mouse. E l'audio, potente, non giunge da casse gracchianti, ma da una generosa striscia sonora, una soundbar pure quella rotante. Così musica e dialoghi non si percepiscono mai da dietro, non sono periferici o attutiti; il suono è frontale, avvolge chi lo sta ascoltando. Il Lenovo Yoga 9i rappresenta un'ottima sintesi di quanta strada abbia fatto il personal computer negli ultimi anni, quanto sia diventato un collettore di esigenze plurime: svago e lavoro, produttività e intrattenimento, il tutto condito da prestazioni di primo livello e un'attenzione scrupolosa al design. Che, come in questo caso, è forma aderente a una funzione.

«Un sondaggio ci rivela che, secondo l'80 per cento degli intervistati, il pc resterà l'oggetto tecnologico più importante. Almeno fino al 2050» dice a Panorama.itNicola Procaccio, country lead Italia di Intel. Non si veda questa supremazia come un guanto di sfida allo smartphone, semplicemente la si legga come una manifestazione dell'incompletezza del telefonino, del suo limite fisico dimensionale, in attesa che gli schermi pieghevoli facciano miracoli.

In parallelo, c'è da sottolineare che i notebook non sono rimasti alla finestra a guardare le innovazioni altrui: «I due in uno, gli ibridi tra pc e tablet, hanno introdotto una soluzione tangibile per gli utenti mobili. E abbiamo iniziato a vedere soluzioni con doppio display, che soddisfano vari pubblici: I giocatori che vogliono seguire l'azione su quello più grande e la mappa sul piccolo; i creatori di contenuti che, accanto al foglio di lavoro, hanno bisogno di tenere d'occhio i flussi di una chat. In sintesi, il personal computer non è un universo immobile, è un territorio di innovazioni».

La sua metamorfosi procede con il pilota automatico o viene indirizzata dal mercato?

La pandemia ha dimostrato quanto il pc sia uno strumento essenziale per tenere in contatto le persone, garantire una continuità scolastica ai figli, bilanciare gli impegni principali con quelli privati. Al di là dell'emergenza, è una conferma del suo essere, in generale, imprescindibile. Penso evolverà nei prossimi anni attraverso un approccio «umanocentrico».

Cosa intende?

È un atteggiamento scolpito nella storia di Intel: realizzare dispositivi pensati non solo per migliorare le caratteristiche tecniche, ma per comprendere e soddisfare l'utente. Nei nostri laboratori non abbiamo inserito solo ingegneri, ma sociologi e antropologi in grado di guidare lo sviluppo nella direzione delle esigenze delle persone. Di capirle e metterle in pratica. È l'approccio che è stato la premessa di tutti i nostri progressi, dal processore Centrino che nel 2003 ha, di fatto, reso possibile il mobile computing, all'Ultrabook nel 2013, il primo concetto di computer veramente portatile.

E oggi, quasi otto anni dopo da quella rivoluzione, quali sono le priorità?

Le persone vogliono fare tutto meglio e più facilmente. Non essere ostacolate, per esempio, da un caricatore che obbliga a cercare una presa della corrente mentre stanno lavorando o sono in viaggio. E desiderano poter esprimere il loro status, il loro stile, tramite dispositivi che non siano solo efficienti nell'uso, ma piacevoli da mostrare. Io, però, non terrei mai i due piani separati: il bisogno di prodotti esteticamente curati ha favorito le innovazioni che gli sono poi state applicate. Ogni aggiustamento morfologico ha un senso, un atterraggio anche pratico.

Un vero ostacolo è, forse, la vastità della scelta. L'eccessiva eterogeneità delle proposte. Come non perdersi?

Intel ha pensato a una bussola: Evo. È riconoscibile da una piccola etichetta, un badge posto sui notebook, nella comunicazione, sulla confezione. Identifica quei nuovi pc portatili con a bordo tutta una serie di prestazioni minime identificate come irrinunciabili.

Per esempio?

Che il computer sia immediatamente reattivo, sia quando è collegato all'elettricità, sia quando è alimentato dalla batteria. Che questa abbia un'autonomia minima garantita in base alla qualità del display. E si parte da nove ore ininterrotte in Full Hd. Ore reali, vere, considerando le condizioni comuni di consumo, non quando le prestazioni e lo stress del processore sono al minimo. E poi, una connettività di ultima generazione, il giusto spazio sul disco e altrettanta memoria ram. Insomma, quanto serve per lavorare e divertirsi, senza sorprese e rallentamenti.

Nicola Procaccio, country lead Italia di Intel

Cosa intravede nel futuro del personal computer?

Avrà un ruolo imprescindibile in un mondo sempre più digitale, più connesso, in cui circolerà un flusso di dati in perenne espansione. Per Intel, questa sfida significa andare oltre l'universo monolitico dei processori e delle cpu, allargarsi a un pacchetto completo di servizi a valore aggiunto, che integrano tecnologie di intelligenza artificiale, edge computing, 5G. In sintesi, continuare a essere all'altezza del proprio scopo: portare innovazione a 360 gradi.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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