Negati i domiciliari all’ex assessore piemontese Roberto Rosso
Roberto Rosso (Nicolò Campo/LightRocket via Getty Images)
Laverita

Negati i domiciliari all’ex assessore piemontese Roberto Rosso

I suoi avvocati: il giudice teme la reiterazione del reato, il voto di scambio, ma è tecnicamente impossibile. Intanto nel carcere delle Vallette il contagio da coronavirus cresce.

«Roberto Rosso è in una cella delle Vallette da oltre quattro mesi. Ma le indagini sono chiuse. Il reato non può essere ripetuto. In carcere c'è una situazione di sovraffollamento e cresce l'emergenza sanitaria per il coronavirus. E la Procura ha già dato parere favorevole al suo trasferimento agli arresti domiciliari. Francamente, il no del giudice ci lascia perplessi». Così parla Giorgio Piazzese, uno degli avvocati di Rosso, l'ex assessore piemontese ai Rapporti con il consiglio regionale che è stato arrestato il 20 dicembre 2019. Il legale dice dio non capire quello che definisce «un atteggiamento di chiusura».

Rosso è accusato del reato di scambio elettorale politico-mafioso. L'inchiesta "Fenice" della Direzione distrettuale antimafia torinese ha coinvolto lui e altre sette persone: secondo gli inquirenti, l'ex assessore avrebbe versato 7.900 euro in cambio della promessa di un "pacchetto" di voti da parte di esponenti di 'ndrangheta per le elezioni regionali del maggio 2019.

Cinquantanove anni, avvocato, vercellese, a partire dal 1994 e per ben cinque legislature Rosso è stato parlamentare di Forza Italia. Nel 2018 ha deciso di passare a Fratelli d'Italia. Alle elezioni regionali piemontesi del maggio 2019 è stato eletto con meno di 5mila voti e nominato assessore. Subito dopo l'arresto, però, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico. Rosso era anche capogruppo di FdI nel Consiglio comunale di Torino e vicesindaco di Trino Vercellese, il Comune dove abita. Si è subito dimesso anche da queste cariche.

I suoi legali hanno chiesto più volte l'attenuazione della misura cautelare, e la concessione degli arresti domiciliari: l'ultima istanza era stata presentata lunedì 20 aprile. Ma anche se per due volte la Procura di Torino ha dato il suo via libera, l'ufficio del giudice per le indagini preliminari ha sempre risposto con un no. L'ultimo diniego è arrivato giovedì 23 aprile. Il giudice l'ha giustificato con il timore della reiterazione del reato da parte dell'indagato: un rientro a casa, ha spiegato, potrebbe permettere a Rosso di recuperare la sua rete di relazioni nella politica.

Anche Ester Molinaro, che con l'avvocato Piazzese partecipa alla difesa dell'ex assessore assieme al professor Franco Coppi, del cui studio fa parte, contesta l'assunto: «Rosso è accusato di un reato specifico, lo scambio elettorale. Ma in questo periodo non ci sono elezioni in vista, e comunque non credo proprio avrebbe alcuna intenzione di candidarsi, né del resto gli sarebbe facile trovare un partito in cui farlo».


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Maurizio Tortorella

Maurizio Tortorella è vicedirettore del settimanale Panorama. Da inviato speciale, a partire dai primi anni Novanta ha seguito tutte le grandi inchieste di Mani pulite e i principali processi che ne sono derivati. Ha iniziato nel 1981 al Sole 24 Ore. È stato anche caporedattore centrale del settimanale Mondo Economico e del mensile Fortune Italia, nonché condirettore del settimanale Panorama Economy. Ha pubblicato L’ultimo dei Gucci, con Angelo Pergolini (Marco Tropea Editore, 1997, Mondadori, 2005), Rapita dalla Giustizia, con Angela Lucanto e Caterina Guarneri (Rizzoli, 2009), e La Gogna: come i processi mediatici hanno ucciso il garantismo in Italia (Boroli editore, 2011). Il suo accounto twitter è @mautortorella

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