La moda ha bisogno di richiamare l’attenzione?
Coperni (Photo by Francois Durand/Getty Images)
Tendenze

La moda ha bisogno di richiamare l’attenzione?

Siamo ormai arrivati a un punto in cui abbiamo visto tutto, o quasi, sarà per questo che le classiche sfilate non vanno più di “moda"?

A quanto pare non basta più scovare location esclusive e creare scenografie non convenzionali per i fashion show, i marchi cercano sempre più di attirare l’attenzione con performance mai viste prima.

La Paris Fashion Week ha avuto un inizio senz’altro focoso, e non parliamo di retorica! Il marchio di Copenhagen Heliot Emil ha scelto di mandare in passerella un look in fiamme lasciando tutti senza parole. Ispirandosi alle opere dell’artista inglese Henry Moore, il direttore creativo Julius Juul ha creato nuove forme manipolando i tessuti con calore e acqua, influenzato dalle sculture dell’artista e ispirate dal corpo umano.

Lo scorso anno Coperni ha fatto parlare di sé creando una vera esibizione e citando, volutamente o meno, McQueen che di performance del genere nel passato ne è stato pioniere. Bella Hadid ha chiuso la sfilata della primavera/estate 2023 posizionandosi con dei soli slip color carne al centro di una pedana e lentamente ha visto prender forma sul suo corpo il primo spray dress che tre scienziati le hanno spruzzato su pelle.

Quest’anno invece il marchio ha pensato di far sfilare con le modelle i BigDog, famosi robot a quattro zampe ideati dalla Boston Dynamics, società americana di ingegneria e robotica. Sorreggendo le borse per le modelle e aiutando Rianne Van Rompaey a spogliarsi dalla sua giacca-coperta, il brand racconta che si tratta di un riadattamento della poesia di Jean de la FontaineIl lupo e l’agnello raccontandolo però in chiave positiva e dimostrando che una convivenza pacifica e collaborativa tra essere umano e macchine è possibile, forse al punto che in futuro vedremo sfilare dei robot al posto delle più famose top model.

Anche Sunnei torna a far parlare di sé. Dopo la performance della scorsa stagione dove coppie di gemelli entravano in una porta girevole con look casual e ne uscivano con outfit completamente diversi, per la collezione invernale il brand ha deciso di far cadere i suoi modelli nella folla, con un team pronto a sorreggerli e sul soffitto delle fotocamere che catturavano il momento migliore, con tanto di mano sul capo per alcune.

Il marchio fiorentino Avavav ha ancora una volta stupito e in qualche modo cercato di ribaltare le regole delle classiche sfilate con l’ironia che lo contraddistingue: sempre lo scorso anno abbiamo visto ogni modello che ha calcato al passerella simulando una rovinosa caduta, direttore creativo compreso. Quest’anno invece sono stati gli abiti a cadere, o meglio, tutti i capi cadevano a pezzi a ogni passo dei modelli, per poi concludersi con il crollo della scenografica in background. Senza dubbio una sfilata rovinosa, che ha sicuramente lasciato il segno.

C’è stato anche un brand sudcoreano che ha lanciato un chiaro messaggio, infatti non sono passati inosservati i copricapo di perle di Kimhēkim. Ha aperto la sfilata Jada Joyce in intimo color carne e sul capo una cascata di perle che accarezzano il pavimento. Sono gli artigiani del marchio a tagliare i fili delle perle, raccontando di come le perle rappresentino pensieri e azioni che ci sono state limitate in questi anni, mentre il taglio netto esprime il sollievo e la liberazione da queste costrizioni.

C’è chi trova le classiche sfilate ormai troppo antiquate, ma c’è anche chi gioca facendo della visibilità il suo unico obiettivo, forse perdendo di vista il verso significato del “fare moda”.

Heliot Emil


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Elisabetta Cillo