Paris Fashion Week: a lezione di storia
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Paris Fashion Week: a lezione di storia

Saint Laurent, Balmain e Givenchy riscoprono il loro heritage, in un omaggio ai fondatori delle Maison. Acne Studios e Gabriele Colangelo esplorano invece natura e materia, in un nuovo Eden.

Paris, mon amour. Come da tradizione il mondo della moda si trasferisce nella capitale parigina, dalle Tuileries di Dior al Trocadéro di Saint Laurent.

E sono proprio Maria Grazia Chiuri e Anthony Vaccarello a inaugurare questa Paris Fashion Week. All’interno di una sala decorata da opulenti specchi e lampadari in bronzo (quasi a fare il verso a una delle più celebri Infinity Room disegnate da Yayoi Kusama) il direttore creativo di Saint Laurent ha ricreato la sala da ballo dell’Hotel Intercontinental dove il brand ha presentato tutte le sue collezioni haute couture tra il 1975 e il 2001. Un «black box» di sogni e memorie, dove la donna Saint Laurent torna alla sua essenza.

Lungo una passerella dalla forma unica, le modelle si muovono in un distillato dell’essenza del classico stile della Maison - un potente mix di precisione, emozione e reticenza - che combina i suoi codici in una rivisitazione severa, che riflette il momento attuale, di un’estetica familiare: la tailleur-jupe.

I riferimenti agli anni Ottanta sono impossibili da ignorare, dopotutto le spalle ampie e l’estetica della «working girl» trova la sua massima espressione proprio in quegli anni, ma la collezione autunno/inverno di Anthony Vaccarello è figlia di una riflessione più profonda del ruolo di Monsieur Saint Laurent nel mondo della moda e nell’evoluzione dell’estetica femminile.

In un'efficace dissoluzione dell’esclusività di genere, blazer, bomber in pelle e canottiere dal taglio netto vengono incorporati senza soluzione di continuità nel guardaroba di una donna. Anche i motivi tradizionalmente associati alla sartoria maschile - gessati, tartan e plaid - diventano protagonisti, assumendo una femminilità puntuale grazie a una sorprendente leggerezza.

La donna di Saint Laurent resta però cioè che è sempre stata: elegante, sensuale, sicura di sé. Ecco allora che la giacca strutturata viene accostata a uno strato di tessuto fluttuante, come un foulard firmato che va a fondersi con il fiocco di una camicetta o a estendersi come una stola.

I look giocano con un’alternanza di trasparenze e opacità, date dall’uso dello chiffon del crepe-de-chine e della mussoline, oltre che da calze velate, perché «la donna Saint Laurent espone il suo corpo quando lo desidera e lo nasconde se ne ha voglia».

La silhouette firmata Saint Laurent non è mai stata così chiara. Un blazer, una stretta gonna a matita e un paio di occhiali da sole (nessuna modella è scesa in passerella senza un paio). Moderna disinvoltura.

«L’eredità continua». Con queste parole, postate sui profili social di Balmain, Olivier Rousteing ha portato in passerella una collezione inedita. Abbandonata la sensualità stile Kardashian che ha caratterizzato il brand negli ultimi anni, il direttore creativo ha ricostruito una silhouette senza tempo, quella «Jolie Madame» che alla fine degli anni Quaranta diventò emblema dello stile di Monsieur Balmain.

In un piccolo salone immerso nell'oscurità cavernosa di Le Carreau du Temple, Olivier ha spiegato: «Siamo circondati da fuochi d'artificio e tutta questa follia - i social media - ma alla fine torniamo alla qualità... per capire il futuro devi capire il passato, e questa collezione è chiaramente un omaggio alla Maison per cui sto lavorando».

Sulla passerella, i riferimenti a Monsieur Balmain sono innumerevoli, dalle spalle larghe ai fiocchi, passando per i pois e per quella sartoria deostruita che definisce ogni curva del corpo con classe.

Gioca sulla nostalgia anche Matthew M. Williams con il suo Givenchy. La sua donna, per il prossimo autunno/inverno, attinge dal fenomeno della «working girl» anni Ottanta con volumi ampi e spalle larghe. Un incontro tra il maschile e il femminile che fa parte della storia del creativo. Il nero domina la passerella e il layering diventa processo creativo.

Ma quando tutto sembra essere ormai chiaro e la donna guerriera sembra aver preso il sopravvento, ecco arrivare il colore - verde accesso, fucsia e giallo - punteggiato da stampe di ispirazione giapponese provenienti dall’archivio di Hubert de Givenchy.

Eccola la nostalgia, delicata ma potente. Ecco i fiori, il tulle e l’immancabile corpetto. Perché il nostro futuro affonda le radici nel suo passato.


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Natura e Materia

Celebra la crescita e l’evoluzione del brand che Acne Studios che per la sua collezione autunno/inverno 2023 ci fa immergere in una foresta fantastica con viti e radici velenose, dalla linfa stranamente scintillante e una flora esplosiva. Le modelle emergono dall’oscurità al suono di una speciale performance dal vivo di Sarahsson, compositrice di musica elettronica d’avanguardia.

È la natura, con il suo simbolismo e misticismo, a vestire il ruolo da protagonista. «Per questa collezione, ho pensato agli inverni bui che abbiamo in Svezia, dove la luce dura solo poche ore» racconta Jonny Johansson, direttore creativo del brand. La Svezia è quel luogo in cui la città finisce bruscamente e poi inizia subito una foresta di pini. Mi è sempre piaciuto il contrasto tra natura e vita urbana, l’idea di una foresta infinita proprio dietro l’angolo».

Come in uno studio sui contrasti, e silhouette si alternano e possono avvolgere il corpo con modelli aderenti e drappeggiati con micro orli, oppure essere generose, dalle forme squadrate e oversize e lunghezze che arrivano fino al pavimento. I toni terrosi del verde e del marrone si accostano alle tonalità velenose del giallo acido, del rosa tossico, dell’arancio ruggine e del blu brillante. I materiali sono stati trattati in modo da apparire sbiaditi o stropicciati, strappati e scuciti per trasmettere un effetto invecchiato a causa dello sporco e della pioggia. Altri sono caratterizzati da trame ispirate a fiori, piante e cortecce di alberi.

Gabriele Colangelo sceglie i lavori di Piero ManzoniAchrome - quadrati di tela imbevuta di caolino - come fil rouge della sua nuova collezione. L’intensità materica dell’artista è emulata attraverso una ricerca tessile in cui il processo meccanico di pieghettatura crea nuova soluzioni d’attuali.

Il velluto di seta e viscosa si frantuma con nuove rifrazioni di luce. La stampa, realizzata al suo rovescio, traspare con un effetto di bagliori policromi evanescenti. La lana buche, ordita con un filo ritorto di cotone, si trasforma in una armatura tridimensionale.

I colori blu, burro, cammello e celeste si susseguono ai nuovi muschio e citrino, mentre sandali e stivali si annodano attorno alla caviglia.

Acne Studios

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Mariella Baroli