La moda a Parigi reimmagina il futuro
Naomi Campbell per Off-White (Taylor Hill/WireImage)
Collezioni

La moda a Parigi reimmagina il futuro

La sfilata silenziosa di Giorgio Armani e l'appello alla bellezza salvifica di Ermanno Scervino durante le ultime giornate milanesi dettano l’approccio parigino alla manifestazione, scandita da donazioni (rese pubbliche attraverso i canali social) e prese di posizione in passerella, come il maglione blu e giallo indossato da Isabel Marant.

La moda però non si ferma e, nonostante la precaria situazione europea, il calendario resta fitto di sfilate e presentazioni. Così il mercato - che rischia di essere uno dei più colpiti, dato il peso dell’export in Russia (pari a 1,2 miliardi, solo in Italia) - ha risposto ai suoi delatori che hanno definito inopportuno proseguire con la kermesse.

La Ville Lumière si trova in bilico tra il tentativo di proporre un ritorno alla normalità - dopo due difficili anni, causa Covid - e quello di essere partecipi al dolore del popolo ucraino come sistema da sempre attento ai cambiamenti della società.

Botter (Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images)

Il duo di stilisti di Botter - Lisi Herrebrugh e Rushemy Botter - parla di «tempi emotivamente carichi e surreali». E sottolinea: «In momenti come questi è facile pensare che la moda sia un esercizio futile, frivolo e artificiale, ma noi non siamo d’accordo».

La loro collezione ci porta fino ai Caraibi perché «la cultura di queste persone ha dimostrato più volte un’incredibile ingegnosità nel trovare gioia nelle circostanze più impossibili». I capi presentati raccontano i colori degli Oceani attraverso tagli sartoriali semplici ed eleganti, punteggiati da perline in plastica riciclata, come quelle usate dalle donne caraibiche, portate in Africa come schiave, per esprimere la loro cultura e il loro orgoglio.

Le tinte brillante - rosa zuccherino, blu fluorescente e verde mela - così come le elaborate decorazioni sono sì sontuose e a tratti eccessive, ma mai frivole. «Sono un mezzo per sopravvivere».

Saint Laurent (Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images)

Anthony Vaccarello per Saint Laurent Paris abbandona la sensualità spinta delle sue ultime collezioni e sembra rilassarsi nel suo ruolo di direttore creativo della Maison. Il suo lavoro matura e così fa la sua donna, il cui guardaroba si declina su nero, beige e bianco.

Mentre Yves Saint Laurent viene omaggiato attraverso un ciclo di sei mostre che coinvolgeranno alcuni dei luoghi più importanti di Parigi come il Museo d’Orsay e il Louvre, Vaccarello sfila tra le luci della Tour Eiffel in un omaggio all’Art Déco dove il capospalla diventa la chiave della nuova eleganza parigina.

Gli abiti scivolano sul corpo, sottolineando le forme e si alternano ai tuxedo - un chiaro omaggio ai 60 anni dal debutto di YSL - e alle pellicce sintetiche, indossate da sole con tacchi altissimi.

Prendendo in prestito le parole di Nancy Cunard, poetessa che ha ispirato Vaccarello in questa collezione: «Oso guardare indietro e guardare ancora ai giorni che verranno, non vedo altro che Carnevali di Pace».

Courrèges (Victor VIRGILE/Gamma-Rapho via Getty Images)

Nicolas di Felice, direttore creativo di Courrèges, porta in passerella una collezione dalle linee semplici e geometriche, trasformando il brand in una delle sorprese più gradite (e apprezzate dai social) di questa Fashion Week parigina, mentre il duo formato dalle gemelle Ashley e Mary-Kate Olsen sceglie Parigi per presentare l’ultima collezione di The Row, abbandonando (forse) la loro rinomata eleganza minimalista a favore di influssi anni Settanta, tra maniche extra lunghe e colletti esagerati.

Dries Van Noten indaga sul legame tra moda e architettura, partendo dal concetto di casa. Ripensa invece alla sua infanzia, lo stilista Jonny Johansson nella sua collezione per Acne Studios. Fil rouge della presentazione è il patchwork, immaginato non come qualcosa di distruttivo o anarchico ma come l’atto di «riparare, aggiustare»..

Botter

La «prossima era» di Dior, in bilico tra passato e futuro

Sospesi tra presente e futuro, sfilano i capi disegnati da Maria Grazia Chiuri per Dior. Insieme all’artista Mariella Bettineschi, la direttrice creativa della Maison ci trasporta nella «prossima era» in mezzo a una galleria di quadri dove i ritratti femminili dal XVI al XIX secolo, come la Giuditta di Caravaggio, la Fornarina di Raffaello o la Dama con l'Ermellino di Leonardo, ci osservano, mettendo in discussione il giudizio che ha condizionato - e condiziona tutt’ora - le donne del passato e del presente.

Lo sguardo invertito suggerisce una nuova lettura della storia dell’arte e ci dà il benvenuto nel nuovo Dior in cui Maria Grazia Chiuri (ri)costruisce una relazione performativa tra il corpo e l'abito in una prospettiva tecnica ed estetica, in una successione di operazioni che associano forme, savoir-faire, materiali e tecnologie futuristiche.

La giacca Bar, ad esempio, viene rivisitata dalla stilista che trasforma la struttura del modello originale in un sistema che regola l'umidità del corpo e lo riscalda se necessario, grazie a tecniche innovative sviluppate nei laboratori D-Air lab, mentre un body - attraversato da quella che sembra una rete organica di vene e arterie colorate in colori luminescenti - mantiene una temperatura costante.

«Abbiamo questa idea che la tecnologia sia qualcosa di un po' irreale. Utilizziamo maggiormente la tecnologia per la comunicazione e pensiamo meno a come può aiutarci a vivere meglio. Siamo abituati ad aspettarlo in cose molto pratiche: lavatrici, ma non moda» ha spiegato la Chiuri.

La «Next Era» di Dior è però anche un cortocircuito temporale in cui l'iconica décolleté Roger Vivier per Dior viene riappropriata attraverso le possibilità del ricamo, un esempio di eccezionale artigianalità valorizzato da un carré in tessuto tecnico intorno alla caviglia. Pezzi che possono essere indossati da soli o in combinazione - come le cinture con più tasche, o il corsetto allacciato regolabile - completano molti outfit. Concepiti per essere infinitamente versatili, questi pezzi celebrano un nuovo ordine sartoriale dove anche l'iconica Lady Dior (disegnata dall’incredibile Gianfranco Ferrè)si vede trasformata per accogliere l'essenziale di tutti i giorni.

Una collezione che cerca di esprimere la complessità della moda e rivisita il passato per concepire le linee di domani. Un viaggio che dà forma agli artefatti di un nuovo mondo, un altro mondo, da fare e inventare.

Il commosso saluto di Off-White a Virgil Abloh

«Metti in dubbio qualsiasi cosa».

Una bandiera con una delle frasi più amate da Virgil Abloh apre la sfilata di Off-White. Un atteso debutto nel calendario pret-a-porter, ma anche - e soprattutto - un commosso omaggio al fondatore del brand, scomparso lo scorso autunno.

«Spaceship Earth: an Imaginary Experience» è il titolo dell’ultima collezione supervisionata dal creativo che con il suo lavoro ha contribuito a costruire e plasmare la moda contemporanea. Dopotutto Off-White nasce proprio dal desiderio del suo fondatore di definire un linguaggio universale che trascenda i parametri culturali e apra la conversazione a tutti.

La collezione donna, «Seeing Red» rivela uno studio dei contrasti e delle sottoculture che spaziano tra il tech anni Novanta e il gusto bohémien. Silhouette provocanti si contrappongono a elementi maschili in una palette postmoderna di neutri smorzati, blu, viola e gialli, con incursioni limitate di stampe floreali, plaid e astratte. Il risultato finale è un linguaggio estetico fresco con una estetica da party girl, che svela due nuove collaborazioni: Nike x Off-White™️ Air Force 1 Mid e il primo drop Church’s (uno dei sogni che Virgil ha lasciato al suo team attraverso una serie di messaggi Whatsapp).

Durante la sfilata, le modelle assumono il linguaggio del corpo e i gesti di un mondo della moda che Virgil Abloh ha guardato da lontano crescendo. Fumatrice di sigarette, bevitrice di champagne e di Coca Cola, la ragazza dell'alta moda di Off-White riprende i motivi culturali dell'establishment ma ne altera i valori, elevandoli.

La nozione di disegnare per la "vita reale” ed esprimere ciò che è “reale” rappresenta la linea guida dell'intera carriera di Abloh. Il look della sfilata, «The Verg» articola questo pensiero accostando una gonna multistrato a un cappotto di alcantara, un cappello da baseball, scarpe da ginnastica e occhiali da sole.

La sfilata ha anche visto il debutto in passerella di «Off-White Paperwork»: la prima collezione beauty del marchio, che sarà lanciata questa primavera.

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Mariella Baroli