Gianluca Fanelli, Yes Zee: «La pandemia ci ha avvicinato alle persone»
Moda

Gianluca Fanelli, Yes Zee: «La pandemia ci ha avvicinato alle persone»

Intervista al direttore commerciale del marchio.

La storia di Yes Zee inizia nella metà degli anni Ottanta dalla passione e determinazione del poco più che ventenne Gino Epis. Ci vuole poco perché il suo brand passi dal garage sotto casa a un'azienda vera e propria da 35 milioni di fatturato, dal nome di Essenza. Yes Zee nasce invece nel 2018 da un forte desiderio di rinnovamento e la ricerca di un nuovo marchio per i giovani, di ispirazione urbana ma ricercato nei dettagli e nelle finiture, sempre moderne e raffinate. Al cuore di Yes Zee c'è l'obiettivo di offrire ai clienti capi con un elevato rapporto qualità/prezzo, capaci di rispondere ai gusti di un consumatore cosmopolita e moderno. Un nuovo concetto di made in Italy, dal respiro internazionale. Ne abbiamo parlato con Gianluca Fanelli, direttore commerciale del marchio.

Ci racconti lo spirito Yes Zee per la primavera/estate.

«Ci troviamo di fronte a una collezione molto colorata. I tessuti naturali come il lino e il cotone sono presentati attraverso camicie dalle stampe vivaci. Lo stile Yes Zee vuole essere perfetto in qualsiasi circostanza, indossato senza troppe preoccupazioni. L'uomo e la donna che scelgono il nostro brand hanno un'anima di stile che sa distinguersi, anche quando indossano una felpa, capo diventato ormai fashion dopo la pandemia».

Ha menzionato la pandemia. Come ha cambiato il nostro concetto di stile?

«C'è senza dubbio una particolare attenzione allo “sporty chic". Come dicevo la felpa è passata dall'essere un capo basico a qualcosa all'ultima moda. Noi di Yes Zee siamo però convinti che assisteremo a un ritorno del jeans. Dopotutto quale capo può accompagnarci meglio durante tutta la giornata? Il jeans veste chiunque e in qualunque occasione. Una perfetta rappresentazione del mood del nostro brand».


Gianluca Fanelli


Come avete gestito il rapporto con i clienti in quest'ultimo anno?

«La pandemia, con la consecutiva chiusura dei punti vendita fisici, ci ha portato a rafforzare il rapporto con i nostri clienti. Può apparire quasi un controsenso, ma è proprio in questo periodo di incertezza che abbiamo ritenuto fondamentale essere più vicini agli altri. È stato l'inizio di un nuovo modo di collaborare per noi, dando vita a una vera e propria partnership con il cliente».

Il digitale vi ha aiutato a raggiungere questo obiettivo?

«Senza dubbio. Ci siamo resi conto dell'importanza del web. Ed è per questo motivo che abbiamo deciso di sviluppare una parte social molto più importante. Non vogliamo essere presenti sui social con pagine statiche che raccolgano solo le foto delle nostre collezioni. Quello a cui stiamo lavorando e un progetto di presenza reale e di collaborazione con i nostri punti vendita. Da mini sketch e video, fino ad arrivare all'influencer marketing. Ad esempio, abbiamo all'attivo una collaborazione interessante con Francesco Facchinetti».

Secondo lei la presenza in negozi fisici è ancora importante o il futuro è solo del web?

«Assolutamente no. Secondo noi, specialmente in Italia, a breve vedremo un ritorno al negozio fisico. Non sarà certo così per tutti i settori, ma per l'abbigliamento sì. Per questo vogliamo continuare a essere presenti nei negozi. Cambierà sicuramente il modo di vendere, le persone cercheranno qualcosa in più - un consiglio, una connessione umana - ma il negozio di abbigliamento continuerà a vivere».

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Mariella Baroli