Elogio del sartoriale
BiShape di Caccaro
Moda

Elogio del sartoriale

AIta qualità delle materie prime, dettagli sofisticati, studio delle forme e delle silhouette: il piacere di vivere passa anche attraverso un felice e duraturo rapporto con le cose.

Facciamo subito una premessa: l'abito sartoriale e quello su misura non sono la stessa cosa. L'uso più diffuso del termine «su misura» rispetto al «sartoriale» ha forse generato questa confusione.

In realtà, il concetto di abito su misura nasce come operazione di marketing e di business, per colmare la distanza tra i capi di prêt-à-porter e quelli di sartoria, ma di fatto, i completi su misura sono realizzati a partire da cartamodelli industriali che vengono modificati sulla base delle necessità e dei centimetri del compratore.

Per capo sartoriale, invece, si dovrebbe intendere, quello fatto dal sarto partendo da zero, cucito a mano, dopo aver preso le misure e aver scelto il tessuto. Di fatto, però, tale concezione nel tempo è cambiata. Così, tenendo presente che la lingua è materia viva e eludendo la pignoleria dei puristi del vocabolario, possiamo dire che oggi per sartoriale, ovvero per «tailoring», si intende tutto ciò che, pur realizzato industrialmente, presenta elementi, dettagli, particolari affidati alle mani di artigiani.

Non solo, l'aggettivo sartoriale è diventato orgoglioso sinonimo di made in Italy e quindi è stato applicato anche al design e, in alcuni casi, al food: si pensi alle grappe o ai gin fatti artigianalmente e magari custoditi in raffinate bottiglie a tiratura limitata. Anche in questo caso c'è lo zampino del marketing e le regole del business ma soprattutto c'è la necessità di giustificare i prezzi alti di giacche, pantaloni, divani o lampade, che solo un apporto artigianale, frutto di manualità e conoscenze specifiche può far digerire.

Poi ci sono i corsi e ricorsi storici del gusto e della moda. Dopo anni di streetwear, sneaker, felpe over, dopo l'ondata nordica dei mobili fai da te dell'Ikea, ben vengano i pezzi impor- tanti su cui investire: che sia una bella poltrona in legno e pelle da portare con sé di casa in casa o una giacca dal fascino intramontabile da lasciare nell'armadio per anni, poco importa. In fondo la cultura, scrive Steven Connor in Effetti personali (Raffaello Cortina editore) passa anche attraverso un'ingegnosa esplorazione dei nostri rapporti con gli oggetti di uso quotidiano, quelli che hanno il potere di perturbarci e sedurci. Come un abito sartoriale. Appunto.

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Antonella Matarrese